Mancanza di regole della vita associata, del coraggio di scelte lungimiranti, irresponsabilità e immoralità. Questi, gli elementi della disgregazione che abbiamo sotto gli occhi.
L’emergenza spazzatura, il problema dell’acqua, la violenza bestiale sui minori, gli scandali di cui sono protagonisti esponenti politici di primo piano hanno messo a nudo il capovolgimento dei valori comunitari su cui, fino al secolo scorso, si fondava la vita di una comunità e che, inconsapevolmente, fanno parte del nostro vivere quotidiano.
Questo è il problema principale contro cui ci scontriamo, non più differibile ormai. La valanga di cattive notizie e le condizioni di vita infernali in cui viviamo rendono improcrastinabile una scelta civile per salvarci dalla catastrofe umana in cui ci dibattiamo.
Ha ragione il direttore de “ilmediano.it” quando scrive della necessità di far presto per togliere i rifiuti dalla strada; hanno ragione tanti singoli cittadini che denunciano i comportamenti illegali di chi accresce il degrado generale; così come, infine, si può capire il balbettamento di una classe politica locale che si difende come può, scegliendo le giustificazioni più idonee a rendere conto dell’immediato, ma poco incline ad una riflessione progettuale da compiersi sull’insieme dei problemi che ci assillano.
Tuttavia è necessario dedicare tempo, subito, alla formazione di una comunità di rielaborazione educativa e politica, una tenda civile, formata dalla scuola, dai partiti, dalle associazioni, dai singoli, dai rappresentanti degli Enti locali, dalle parrocchie, che senta impellente il desiderio di finirla con i particolarismi e si ritrovi unita intorno ad alcune cose da fare: restituire spazio alla cooperazione, educare le giovani generazioni alla cittadinanza attiva, sviluppare itinerari ecosostenibili, rinunciare a politiche-spettacolo per aprirsi all’impopolarità di scelte condivise su rifiuti, traffico, cultura, tempo libero.
Invece a cosa assistiamo? Allo stravolgimento delle più elementari regole della vita associata, con l’avallo dei mezzi di informazione, che impunemente ci educano all’individualismo e alla guerra di tutti contro tutti.
Qualche esempio?
Primo. Un politico come Cuffaro riesce, spalleggiato incredibilmente dai mass media (cfr. TG Sky 24 del 18-1-’08 h. 21.00), a trasformarsi in un martire della giustizia, pur avendo subito una prima condanna a cinque anni, con interdizione dai pubblici uffici per “favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio” (cfr. Il Mattino 19-1-08) .
Secondo. Lo sconcertante ministro Mastella, che invece di osservare un dignitoso silenzio sulla sua vicenda politica, si trasforma, in un paladino del peggior familismo italiota e si permette, lui, ministro della Giustizia, di offendere un procuratore della Repubblica.
Terzo. La lotta sorda tra Sud e Nord sui rifiuti; il tentativo di delegittimare quei cittadini che da anni hanno fatto della loro vocazione religiosa o laica una missione per offrire strade alternative, popolari, non violente ai problemi che ci assillano, come Alex Zanotelli, Roberto Saviano, i Comitati di Cittadini diffusi sul territorio.
I comportamenti di fronte ai problemi sociali, la mancanza di una politica cooperativa, e per contrasto il fallimento dei tentativi di tanti cittadini onesti che cercano strade di ribellione ma non di cambiamento, hanno la loro origine nello stesso contesto di immoralità e di irresponsabilità: il vantaggio personale e l’assenza di uno sguardo solidale sul mondo che ci circonda.