A Casal di Principe, dove la camorra ha ammazzato don Peppino Diana, si respira l’aria di “nu juorn buon!”. E a far ben sperare è l’elezione del nuovo sindaco, Natale.
“Benvenuti a Casal di Principe, Comune decamorrizzato”. Potrebbe essere questa la scritta che non solo i cittadini casalesi, ma i cittadini di tutti i comuni dell’intera Italia vorrebbero vedere esposta, un giorno, all’ingresso della propria città.
Una provocazione, ovviamente, ma anche un augurio. Sarebbe un messaggio di cambiamento forte, rivoluzionario, per un Paese, l’Italia, nel quale tutto sembra cambiare, perché tutto, poi, resti com’è, (Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ): vedi il riferimento alla “terra dei fuochi” o al “triangolo della morte”. Ma a Casale di Principe qualcosa è davvero cambiato. Poche settimane fa è stato eletto a sindaco Renato Natale, medico e volontario, che da anni lotta contro la camorra sulla scia di don Peppino Diana, il giovane sacerdote di Casal di Principe ammazzato nel 1994 dalla camorra all’interno della chiesa di san Nicola di Bari.
La stessa chiesa che oggi accoglie tante persone che hanno detto “no” alla camorra e si sono strette attorno alle tante associazioni di lotta alla criminalità organizzata che sono nate negli ultimi anni. Movimenti partiti dal basso, dalla gente comune, quella che quotidianamente subisce e vive sulla propria pelle il malaffare. Associazioni di volontari che crescono continuamente di numero e sono riuscite a rompere il muro di omertà che per decenni ha tenuto in ostaggio tutta Casale. Grosso paesone del Casertano balzato agli onori della cronaca a causa del “clan dei Casalesi” e ormai comunemente associato, nell’immaginario popolare, alla “culla” della camorra. Come se la camorra fosse nata in quel paese e, poi, esportata in tutta Italia e in mezzo mondo.
Non è così. Casale è soltanto una delle tante città in cui la camorra ha preso il sopravvento sostituendosi allo Stato. Non un “contro-Stato”, non un qualcosa in contrapposizione alle istituzioni, ma piuttosto uno “Stato-nello-Stato”, in cui l’organizzazione criminale si è strettamente legata, a doppio filo (fatto di partecipazione e controllo), alle stesse istituzioni. È la camorra che diventata Stato gestisce a proprio piacimento, grazie alla violenza e alla connivenza, la “res publica”. Una devianza che accomuna diverse realtà italiane e che è stata resa possibile dalla complicità delle istituzioni, in tutti i suoi gradi.
A Casal di Principe per anni lo Stato era il braccio legale delle organizzazioni criminali. Ma a Casale non tutto è camorra. Così come in tutti i nostri paesi e città. Del Sud si parla sempre male, come se fossimo tutti delinquenti. Anche il recente film Gomorra non sta facendo un bel servizio culturale alla nostra gente. Non è quella la sola o vera realtà del Meridione. La verità è che qui ci sono tante persone oneste che sono state abbandonate al potere perverso dei criminali. Perché, forse, faceva comodo. Casal di Principe (e tutto il Sud) non è solo camorra. Ci sono tante persone disposte a combattere la criminalità, ma hanno bisogno di sostegno, di non essere lasciate sole.
Perché la solitudine uccide e l’unico modo per cambiare è quello di essere tutti uniti e lottare quotidianamente l’uno al fianco dell’altro. In questi anni, bisogna dirlo, si è fatto molto. Ma dobbiamo continuare su questa strada. L’elezione a sindaco di Renato Natale è sicuramente un bel segnale. Qualcosa è veramente cambiato. E questo è un bel segno di speranza per continuare a lottare contro la criminalità e a sperare di poter cambiare l’intera Italia, non solo il Sud. E, allora, tutti, con coraggio, osiamo sperare che la scritta sullo striscione esposto al fianco del neo-sindaco Natale durante i festeggiamenti diventi la parola d’ordine per il futuro: “É nu juorn buon!”. Di sole, di luce, di pace, di legalità.
(Fonte foto: Rete Internet)
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