Gli anni che vanno dal 1944 al 1950 vedono il quadro politico italiano in continuo movimento. Nel Referendum istituzionale, il popolo sceglie la Repubblica. In Italia cӏ grande voglia di rinascita.
Di Ciro Raia
La domanda che attraversa l”Italia è: cosa fare? Come costruire uno Stato nuovo, vicino ai bisogni della gente umile, uno Stato che sia il proseguimento degli ideali della Resistenza? Uno Stato che non si lasci ingoiare dalle sabbie mobili del trasformismo politico italiano?
La risposta più ovvia, nella tipica linea del costume italiano, appariva quella di rimandare tutto ed aspettare tempi migliori. La soluzione più comoda da adottare sembrava, infatti, quella di rispolverare il vecchio Stato liberale prefascista, restituendogli i contorni del potere accentrato e della burocrazia ed ignorando la lotta della Resistenza come fenomeno militare e politico.
Ed è con queste premesse, quindi, che si assiste ad un mancato avallo dei “valori della Resistenza”: gli ex fascisti continuano a sedere nei posti di comando, la burocrazia non è epurata, l”apparato amministrativo resiste ad ogni scossone ed anche quelli accusati di aver collaborato alla RSI di Salò trovano amicizie e parentele tra partigiani e comunisti, che valgono una sanatoria. Era nato così, in fondo, anche il governo presieduto da Ivanoe Bonomi, con la partecipazione dei comunisti ma non dei socialisti e degli azionisti, che avevano giudicato troppo moderate le posizioni del primo ministro. I governi Bonomi (il primo dura un anno, il secondo nemmeno una settimana!) non potevano avere vita lunga.
Così nel giugno del 1945, si battezza il primo governo dell”Italia libera (composto dai rappresentanti della Democrazia Cristiana, Partito Comunista, Partito Socialista, Partito Liberale, Partito Repubblicano, Partito d”azione) presieduto dall”ex partigiano e segretario del Partito d”Azione Ferruccio Parri. Contrasti politici tra le forze della coalizione costringono, però, dopo appena sei mesi, Parri alle dimissioni. Succede alla carica di primo ministro il democristiano Alcide De Gasperi, che reggerà le sorti del governo italiano sino al 1953.
I partiti della sinistra, che sono stati gli animatori della lotta clandestina, sono costretti a rinunciare alla guida del governo, perchè, con grande realismo, prendono atto della delicata situazione interna ed internazionale. Durante il primo ministero De Gasperi, gli Italiani, attraverso un referendum istituzionale, sono chiamati a scegliere tra la monarchia e la repubblica. Per la prima volta votano anche le donne. Donne per le quali sembra aprirsi un nuovo orizzonte di legittimazione del ruolo. Infatti, nel mese di giugno del 1944, quando era nato a Roma, col contributo delle forze unitarie di ogni tendenza sindacale, la C.G.I.L. (Confederazione generale italiana del lavoro), il nuovo sindacato unitario aveva ottenuto subito l”importante conquista della parità salariale per le donne (oltre alla scala mobile, che in una certa misura, proteggeva i salari dall”inflazione).
Il quadro politico italiano, tipico di un paese in ricostruzione, è in continuo movimento. Alcide De Gasperi, a capo del governo e della Democrazia cristiana, cerca di legittimare il potere dei cattolici. Il PCI di Togliatti cerca l”intesa ed auspica la fusione con il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP) di Pietro Nenni. Il Partito d”Azione, con Parri e Ugo La Malfa, subisce una scissione che dà vita al Partito Repubblicano Italiano.
Nel mezzo di questi marosi della politica, alle ore 15,15 del 9 maggio 1946, il re Vittorio Emanuele III, a Napoli, abdica a favore del figlio Umberto II. Il nuovo sovrano dura in carica poco più di un mese: il tempo necessario per giungere al 2 giugno, data fissata per il referendum istituzionale e per l”elezione di un”Assemblea Costituente incaricata di dare al Paese una nuova Costituzione.
Il 18 giugno 1946 la Corte suprema annunzia i risultati ufficiali delle votazioni: 12.717.923 voti per la Repubblica e 10.719.28 voti pera la Monarchia. Umberto II, il “re di maggio (così chiamato per la brevità del suo regno), già il 13 giugno è volato in Portogallo, la terra scelta per il suo esilio! Il voto referendario è stato di chiara intenzione repubblicana al nord e marcatamente monarchico al sud. Qualcuno, ad arte, mette in giro voci riguardanti possibili brogli perpetrati a danno della monarchia.
Il 25 giugno 1946, intanto, si inaugurano i lavori dell”Assemblea Costituente: la maggioranza è della Democrazia Cristiana con 207 seggi. I socialisti di Nenni ne contano 114, i comunisti di Togliatti 104. I seggi attribuiti all”Uomo Qualunque, il partito fondato da Guglielmo Giannini, sono 30. Su un totale di 556 deputati si contano solo 21 donne. a presiedere l”Assemblea Costituente è chiamato il socialista Giuseppe Saragat. Il 28 giugno 1946 è eletto capo provvisorio dello Stato il liberale Enrico De Nicola.
Nel paese sale una grande voglia di rinascita. La Piaggio produce la Vespa 98: i soldi per comprarla sono affidati alla speranza di accedere alle vincite derivanti dai pronostici del calcio. Il ritorno del campionato di calcio, infatti, ha portato alla nascita della SISAL, l”antesignana della schedina del Totocalcio.
Al cinema si afferma la stagione del neorealismo; i film di maggiore successo sono “Sciuscià” di De Sica, “Il sole sorge ancora” di Vergano, “Il bandito” di Lattuada, “Un giorno di vita” di Blasetti. Nel teatro, Eduardo De Filippo, che nel 1945 ha avuto un vero trionfo con “Napoli milionaria”, si ripete con “Filumena Marturano” e “Questi fantasmi”. Nella letteratura, invece, si impone Nuto Revelli, che pubblica “Mai tardi. Diario di un alpino in Russia”.
(Fonte foto: Rete Internet)
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