QUELLO CHE UN POLITICO DEVE SAPERE

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Il politico deve consumarsi per gli altri. Non deve dormire la notte, smetterla di vestire i panni da educatore. Deve rendere protagonisti i cittadini.

Il dopo elezioni assomiglia al ritorno dalle vacanze. Durante il periodo estivo, che strappiamo al lavoro, tutto sembra possibile; i propositi di cambiare e di essere più attenti a questo e a quello aumentano, quasi come se avessimo tanta di quell’energia accumulata da poter affrontare qualsiasi sforzo o fatica.
Quando si tratta di riprendere poi il lavoro ci accorgiamo che cambiare risulta un’impresa deprimente e difficilissima.
Uscendo dalla metafora, ci ritroviamo dopo i giorni dell’euforia elettorale, a dover fare i conti con i problemi di sempre, che intanto stavano lì ad aspettare che noi finissimo di discutere e di discettare su rifiuti, trasporti, scuola, servizi sociali, sicurezza, imposte.

Il buon governo è tipico di chi avvia un ragionevole percorso di educazione al cambiamento e non di chi cerca di risolvere i problemi, eliminando il disagio che da essi promana, senza considerarne gli effetti. Faccio alcuni esempi.
1° esempio: piano traffico. Il traffico automobilistico a Somma è una piaga; non c’è stata alcuna volontà politica finora di affrontare una necessaria educazione alla valorizzazione del territorio, incentivando le occasioni di incontro, promuovendo la pedonalizzazione permanente delle strade più importanti. Perchè? Perchè si ritiene, a torto, che l’auto sia un indispensabile oggetto di visibilità e un importante simbolo di ricchezza. Dove il prestigio che origina dall’onestà e dalla competenza viene sostituito con l’ostensione pacchiana dell’arricchimento, non c’è multa o striscia blu che tenga:
io sono la mia macchina.

I politici che guardano un po’ più in là del loro naso, a costo di farsi defenestrare subito, dovrebbero avere il coraggio di educare i cittadini, anche con decisioni al momento impopolari, ad usare l’auto solo quando è necessario, impedendo lo scempio quotidiano (soprattutto il sabato e la domenica) di una città sotto assedio, in cui i pedoni adulti e ragazzi, sono costretti a nascondersi quasi e a non poter godere del diritto ad incontrarsi. I maggiori controlli (multe e articolazione traffico; giace in Consiglio il Piano Traffico da almeno quattro anni) che sarebbero comunque i benvenuti, visto che ad una certa ora la città è consegnata nelle mani dell’illegalità, possono essere proficui solo a condizione che ci sia un orizzonte politico più ampio e disinteressato.
A volte infatti, sono proprio i politici i primi a sfoggiare l’arroganza di automobili come miserevoli e pietosi messaggi di potere.

2° esempio: i rifiuti.
Si può affrontare l’emergenza, quando essa lo è. Nelle nostre città l’emergenza, invece, è quotidiana. Un politico, perchè senza dubbio la prima responsabilità in questo caso è del politico e non dell’educatore o del comune cittadino, deve affrontare l’emergenza all’interno di un ambito educativo, sviluppando itinerari di responsabilizzazione attraverso un accompagnamento capillare alla realizzazione di buone pratiche quotidiane: coinvolgimento delle scuole nell’elaborazione del compostaggio, dando vita ad Osservatori Giovanili di Monitoraggio e Controllo sui siti di stoccaggio, incentivando chi è più virtuoso, avviando circoli di quartiere, di condominio, di piazza permanenti per concertare con le forze politiche il da farsi.

Un vero politico è chi pensa a come rendere protagonisti i cittadini che ha avuto in sorte di governare e non il narciso di turno, pronto a mettersi all’asta al primo offerente.
Auguro sinceramente ai nuovi amministratori di non dormire più la notte pensando al da farsi e di sentire il morso della coscienza ogni volta che penseranno a se stessi e non al bene delle persone, delle pietre e della storia di Somma. L’incarico che hanno ricevuto è sacro perchè la loro persona non può meritarsi null’altro che consumarsi per gli altri.