Cresce l’attesa per l’arrivo di monsignor Depalma al dipartimento di salute mentale. Una riflessione ad hoc di Carlo Esposito e Giovanni Fontana del gruppo progettuale Centro di Ascolto.
Mercoledì prossimo, 15 Ottobre, il nostro Vescovo visiterà la UOSM di Pomigliano d’Arco. Da più di un anno si è creato un bel rapporto di collaborazione tra gli operatori del Centro e la chiesa locale.
L’anno scorso abbiamo vissuto la bellissima esperienza del presepe vivente e da lì è nato un Progetto di speranza per il nostro territorio di integrazione sociale e di avviamento al lavoro attraverso il Centro ascolto lavoratori e la Diocesi. Anche questa settimana, in questo senso, ospito nella mia rubrica settimanale una riflessione del Dott. Carlo Esposito e del Dott. Giovanni Fontana (gruppo progettuale Centro di Ascolto).
“La settimana scorsa abbiamo incontrato il Vescovo di Nola. Dovevamo presentargli alcune iniziative di carattere sociale che prenderanno il via all’interno del Comprensorio di Pomigliano d’Arco, promosse dal Centro Ascolto Lavoratori e dalla U.O. di Salute Mentale di Pomigliano, con la collaborazione di organismi della Diocesi. Durante il colloquio l’alto prelato ha affermato che il nostro territorio è ormai orfano della speranza. Un’asserzione profonda che sintetizza la reale situazione in cui è sprofondata la nostra area geografica. Una società impazzita, allucinata e drogata da falsi miti e valori distorti continua ad influenzare e modificare il modo di vivere della Comunità.
Gli anni dell’edonismo, del finto benessere indotto dalle finanziare, dello spreco e dello svuotamento dei valori faticosamente costruiti col sacrificio dei nostri nonni, coadiuvato e assistito da accolite aggregazioni, hanno stravolto le virtù della civiltà rurale dei nostri luoghi, che avevano fatto del solidarismo sociale la loro vitalità. Sono cambiati i rapporti affettivi dell’uomo; non più Amore, Famiglia, Lavoro, Dignità, Rispetto. L’ubriacatura generale ha aperto il varco all’individualismo, spregiudicatezza, arrivismo, slealtà. Una delirante economia, denominata “creativa” ha fatto il resto.
Un sistema economico che ha creduto di poter fare a meno delle attività, dell’impegno, della funzione, sostituendoli con un astrattismo dottrinale la cui cornice filosofica ha prodotto un dissesto le cui reali dimensioni, ancora oggi, non appaiono identificabili nella effettiva dimensione. Il dogma del benessere imposto da improbabili aspettative di crescita, ha manifestato in maniera eclatante tutta la sua ipocrisia. Il nostro territorio sta vivendo, forse più degli altri, questa spaventosa crisi. All’improvviso sono apparse sagome oscure che avevano caratterizzato l’esistenza dei nostri padri e che noi conoscevamo solo attraverso i loro racconti.
La povertà e la diseguaglianza sono di nuovo apparse e conducono inevitabilmente al lido della disperazione. Allarmati da una siffatta situazione e preoccupati dai dati in nostro possesso, un anno fa abbiamo promosso la nascita del Centro Ascolto Lavoratori. Quanto sopra è stato possibile grazie anche alla sensibilità delle istituzioni locali, Comune di Pomigliano e ASL Napoli 3 sud, alla fattiva collaborazione di CGIL, CISL e UIL, e al grande impegno profuso dalla Chiesa locale. Una struttura capace di intercettare la sofferenza delle persone indotta dalla perdita del lavoro per quelli in preda all’angoscia di perderlo, per coloro che non hanno mai lavorato e non riescono ad intravedere nessun orizzonte per la loro esistenza.
Dopo un anno, esaurita la fase dell’ascolto, siamo giunti alla convinzione che bisogna passare e, anche in fretta, a quella della aggregazione collettiva indirizzata alla costruzione di una vera rete sociale capace di dare luogo ad un anello di protezione associativa e comune. Un sistema territoriale nel quale coinvolgere le istituzioni, il volontariato, la Chiesa, le intelligenze e quant’altro presente sul territorio. Un incubatore di idee che dovrà sforzarsi di dare delle opinioni, dei riscontri, partendo da un’analisi delle conseguenze, caratteristiche, fenomenologia e problematiche che stanno sconvolgendo il nostro tessuto sociale; un osservatorio sul disagio che sia da stimolo alla ripresa, proponendo alternative all’attuale visione monocratica della “grande fabbrica”, aprendo strade da percorrere fino ad oggi trascurate e mimetizzate.
Si vogliono scoprire e intercettare problematiche che, in alcuni casi, si sono trasformate, arrivando a divenire tragedie, in quanto vanno ad infettare e corrompere la dignità delle persone, mutilandola e abbreviandola. E’ nostra intenzione di presentare alla opinione pubblica già nei prossimi giorni, alcune iniziative che sono già pronte al decollo. Sono stati intrapresi inoltre contatti con realtà extraregionali – come ad esempio quella di Modena – che vivono la stessa condizione di crisi, al fine di verificare se questioni comuni dei propri territori, possano trasformarsi in “opportunità” dal punto di vista di impianti metodologici, dell’approccio, delle configurazioni di eventuali proposte anche nel settore della progettualità.
Analogamente cercheremo di coinvolgere realtà similari del Sud Italia già individuate in Taranto e Termini Imerese. L’abbandono della speranza inevitabilmente produce un urlo di dolore che non può essere sottovalutato, va invece captato e, se possibile, arrestato. Facciamo riapparire di nuovo la Speranza e costruiamo insieme il percorso per raggiungerla”.
ANNUNCIARE, DENUNCIARE, RINUNCIARE