Dal 1985 lo Studio Ghibli produce capolavori d’animazione che non hanno rivali, dando spessore a personaggi non particolarmente buoni o particolarmente cattivi, ma tutti accomunati da una smisurata passione per la vita.
Nel 1982 la rivista >Animage iniziò la pubblicazione del manga “Nausicaa della valle del vento”, disegnato esclusivamente da Miyazaki, riuscendo ben presto a convincere l’artista a sceneggiare e dirigere un film tratto dal manga. Successivamente, soprattutto grazie alla produzione di Takahata, “Nausicaa della valle del vento” prese forma. Era il 1984: solo un anno dopo i due registi ebbero il coraggio di fare l’investimento più azzardato, ma sicuramente il migliore, della loro vita: fondarono uno studio di produzione indipendente. Nacque così lo Studio Ghibli: da quel momento i due Maestri dell’animazione poterono esprimere tutta la loro inesauribile creatività, finalmente liberi da ogni vincolo con altre case di produzione. Il nome dello Studio venne suggerito dai “Ghibli”, aerei italiani usati durante la Seconda Guerra Mondiale per le ricognizioni sopra il deserto del Sahara, e perciò chiamati così dal Ghibli, vento caldo del deserto. Questo particolare nome venne scelto da Miyazaki, appassionatissimo di aviazione, e sta a simboleggiare la volontà, l’entusiasmo e la determinazione nel voler creare qualcosa di nuovo e sorprendente nel mondo dell’animazione giapponese.
La collaborazione tra Miyazaki e Takahata non avrebbe dato i suoi frutti senza il sostegno finanziario e amministrativo di Tokuma Yasuyoshi, il quale, già proprietario della “Doei film Studio”, divenne presidente dello Studio Ghibli. Che rappresenta un’eccezione nel panorama dell’animazione giapponese: infatti, in Giappone, tutte le case cinematografiche che sono impegnate in questo settore producono serie televisive a basso costo, ben lontane dalla finissima animazione ghibliana. Successivamente entrarono a far parte dello staff altri membri: il più importante è sicuramente Joe Hisaishi, eccezionale compositore che crea le meravigliose e inconfondibili colonne sonore, tipiche delle studio Ghibli, da oltre vent’anni.
Dal 1985 a oggi lo Studio Ghibli resiste alle trasformazioni “giunoniche” della società e dell’arte e continua a costruire la sua produzione sul dettaglio, sulla sfumatura: non viene mai tralasciato alcun particolare, nè mai si arriva alla semplificazione grafica o narrativa. Ogni personaggio conserva saldamente la sostanza psicologica, ed è cosa rara in questo genere di produzioni. Sin dai primi film, per esempio dal drammatico “Una tomba per le lucciole” di Takahata, fino a “Si alza il vento”, ultima opera di Miyazaki, sono stati creati prodotti originali, di una qualità elevatissima . Questi due straordinari maestri del cinema hanno dato vita, all’interno delle loro pellicole, a universi peculiari e magici, in cui lo spettatore è invitato a entrare per riflettere sulla precarietà della vita e su temi di forte impatto attuale.
Miyazaki, ispirandosi alle straordinarie, e talvolta contrastanti, tradizioni dell’arte del disegno, è stato in grado di raffigurare quell’ l’Oriente, che con la sua vita quotidiana, magicamente intessuta di sogni e di drammi, di delicatezza e di durezza, ha ispirato scrittori e pittori dell’Occidente. Le storie dello Studio Ghibli, passando da un sottobosco abitato da spiriti ad un’antica fortezza volante abbandonata all’erosione del tempo, riescono a raggiungere il cuore degli spettatori perchè tramandano valori in cui tutti si possono riconoscere. Sono storie universali, coraggiosamente costruite sulla potenza dell’immaginazione, ma anche sul lavoro meticoloso, – il lavoro di una bottega di artisti rinascimentali,- e soprattutto sull’amore per tutte le forme della vita.
La capacità di Miyazaki e Takahata di mettere in scena le complessità e le più ambigue sfumature dell’esistenza ha creato capolavori come: “La città incantata”, “La principessa Mononoke”, “I sospiri del mio cuore”, “Il castello errante di Howl”, “La storia della principessa splendente”, “Ponyo sulla scogliera”. I due registi hanno imparato dal più grande dei registi giapponesi, Akira Kurosawa, a riflettere sulla capacità propria solo dei bambini di cogliere idee e concetti al primo colpo, senza bisogno di troppe spiegazioni. In tal modo, grazie al “fancullino” che è presente in ognuno di noi, anche gli adulti s’immedesimano nei personaggi ghibliani ,ora in una bambina che si prende cura della sorella malata in assenza della madre, ora in un ragazzino che sogna di progettare aerei o in una fanciulla che non ha bisogno di ali per volare : è l’esortazione ad affrontare le sofferenze della vita con lo spirito di un bambino. Queste fiabe, che in primo luogo sono opere d’arte, trasmettono un messaggio evenemenziale: anche chi ha perso fiducia nel mondo e negli esseri umani non deve smettere mai di usare l’immaginazione per costruirsi un mondo all’altezza dei propri sogni, perchè, quando meno ce l’aspettiamo, questi sogni potrebbero realizzarsi.