L’UNITÁ D”ITALIA, LA FAMIGLIA, IL LAVORO

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    Nella sua Prolusione alla CEI, il cardinale Bagnasco ha toccato i temi più importanti dell”agenda politica, sui quali la Chiesa non intende fare a meno di dire la sua.
    Di Don Aniello Tortora

    Questa settimana voglio soffermarmi sulla Prolusione del Card. Bagnasco, pronunciata lunedi 24 maggio alla 61a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (Roma, 24-28 maggio 2010) e che tocca, come sempre, alcune tematiche sociali attuali e in rapporto con la comunità ecclesiale.
    Il cardinale ha parlato di un evento di cui si sta discutendo, a tratti anche animatamente, e che ci interessa molto da vicino. È il 150° anniversario dell”Unità d”Italia. Ha precisato che “come Chiesa non risparmieremo energie morali nè culturali al fine di partecipare al significativo anniversario”.

    “L”unità del Paese – ha continuato Bagnasco – resta una conquista e un ancoraggio irrinunciabili: ogni auspicabile riforma condivisa, a partire da quella federalista, per essere un approdo giovevole, dovrà storicizzare il vincolo unitario e coerentemente farlo evolvere per il meglio di tutti”.
    Un altro passaggio del cardinale è stato molto significativo, quando ha detto: “Di fronte a tante obiezioni e a talune polemiche che ci rincorrono come italiani, verrebbe da dire: accettiamoci, amici, per quello che siamo, a partire dalla nostra geografia e dalla nostra storia, dalla nostra tradizione e dalla nostra cultura”.

    E, dopo aver affrontato, nella sua Prolusione, la questione in particolare dei rapporti tra Stato e Chiesa, Bagnasco ha riaffermato ciò che sta più a cuore alla Chiesa: “È “l”interiore unità” e la consistenza spirituale del Paese ciò che a noi Vescovi oggi preme, e il servizio a cui in umiltà intendiamo applicarci, per il bene comune. Vogliamo tutti contribuire a far sì che i 150 anni dall”unità d”Italia si trasformino in una felice occasione per un nuovo innamoramento dell”essere italiani, in una Europa saggiamente unita e in un mondo equilibratamente globale. Bisogna per questo alimentare la cultura dello stare insieme, decidere di volersi reciprocamente più bene”.

    “Niente, nel bagaglio che ci distingue, può essere così incombente da annullare il nostro vincolo nazionale. Per questo servono visioni grandi per nutrire gli spiriti, vincendo paure o resistenze, e recuperando il gusto di pensarci come un insieme vivo e dinamico, consapevole e grato per la propria identità, e per questo accogliente e solidale con quanti approdano con onestà e impegno alla ricerca di un futuro più umano”.

    Altri interessanti aspetti sociali, quali la famiglia e il lavoro, ha evidenziato il cardinale nel suo discorso. Puntando al futuro e affermando la centralità della famiglia fondata su quel bene inalterabile che è il matrimonio tra un uomo e una donna, Bagnasco ha denunciato come “l”Italia sta andando verso un lento suicidio demografico: oltre il cinquanta per cento delle famiglie oggi è senza figli, e tra quelle che ne hanno quasi la metà ne contemplano uno solo, il resto due, e solamente il 5,1 delle famiglie ha tre o più di tre figli. Urge una politica che sia orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale. Ci permettiamo di insistere con i responsabili della cosa pubblica affinchè pongano in essere iniziative urgenti e incisive: questo è paradossalmente il momento per farlo. Proprio perchè perdura una condizione di pesante difficoltà economica, bisogna tentare di uscirne attraverso parametri sociali nuovi e coerenti con le analisi fatte. Il quoziente familiare è l”innovazione che si attende e che può liberare l”avvenire della nostra società”.

    L”altro punto essenziale comunicato da Bagnasco è il problema-lavoro che – ha detto – “è la risorsa, anzi la quota parte minima di capitale fornita dalla società a ciascun cittadino, in particolare ai giovani alla ricerca del primo impiego, perchè possano inserirsi e, trovando senso in ciò che fanno, sentirsi utili quali attori di crescita e di sviluppo. È questo lavoro che spesso oggi latita, creando situazioni di disagio pesante nell”ambito delle famiglie giovani e meno giovani, in ogni regione d”Italia, e con indici decisamente allarmanti nel Meridione. Il lavoro, in sostanza, è tornato ad essere, dopo anni di ragionevoli speranze, una preoccupazione che angoscia e per la quale chiediamo un supplemento di sforzo e di cura all”intera classe dirigente del Paese: politici, imprenditori, banchieri e sindacalisti. Il protrarsi della crisi economica mondiale si sta rivelando sorprendentemente tenace, come dimostrano gli esiti cui è pervenuto qualche Paese della stessa Unione Europea”.

    “I provvedimenti ultimamente adottati in sede comunitaria hanno da un lato – pare – arrestato lo scivolamento verso il peggio, dall”altra però stanno imponendo nuove ristrettezze a tutti i cittadini. Dinanzi a questo scenario non possiamo da parte nostra non chiedere ai responsabili di ogni parte politica di voler fare un passo in avanti, puntando come metodo ad un responsabile coinvolgimento di tutti nell”opera che si presenta sempre più ardua. Bisogna, in altre parole, con tutti i mezzi, rinforzare i soggetti che meglio esprimono le qualità del territorio e più possono assorbire e rimotivare leve del lavoro”.

    In questa Prolusione il cardinale Bagnasco ha espresso chiaramente il pensiero della Chiesa su alcune questioni scottanti in Italia, oggi. Dovranno necessariamente essere oggetto di riflessione da parte di tutti, laici e cattolici, se davvero vogliamo, insieme, costruire la speranza.

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