L’AGIO, IL DIS-AGIO E LA SCRITTURA

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    Abbiamo già scritto che l”adolescente che scrive (soprattutto di sè) opera delle scelte. Quest”oggi, facendo riferimento ad un film americano, possiamo aggiungere che l”uso della parola scritta aiuta a superare il disagio di vivere…

    La scrittura, pur costituendo un prodotto a noi esterno, produce qualcosa che, prima di esistere, già ci appartiene. Essa, infatti, ferma pensieri che, se affidati alla sola oralità, andrebbero perduti, e costituisce, pertanto, la produzione di idee e di immagini recuperate dallo spazio della parola.
    Attraverso una pagina di diario, un”autobiografia sviluppiamo l”arte del nostro pensiero, vivendo la scrittura stessa in una sorta di funzione maieutica che crea luoghi di risposta creativa al nostro mondo interiore.

    Se tutto ciò è vero per il mondo degli adulti, tanto più è significativo per l”adolescente che ha la possibilità di sperimentare nell”esperienza dello “scrivere”, l”opportunità di uno scambio non conflittuale con il suo dis-agio.
    Egli può, così, sperimentare una condizione favorevole, scrivendo, magari, in prima persona, implicandosi, esprimendosi al punto da realizzare una sintonia fra esperienza e rappresentazione scritta che produce “agio”.

    Scrivere di sè diviene così scrivere per sè, per il proprio benessere e tale esercizio al contempo comporta nel nostro giovane, un” occasione di esperienza espressiva con conseguente arricchimento personale.
    Numerose esperienze ci insegnano che la scrittura crea condizioni e opportunità di maturazione di abilità, competenze ed attitudini civili e cultural: impossibile non fare riferimento a “Freedom writers”, un film del 2007 diretto da Richard LaGravenese, tratto dal libro “The Freedom Writers Diary: How a Teacher and 150 Teens Used Writing to Change Themselves and the World Around Them”, che racconta la storia vera dell’insegnante , la signora Gruwell e della sua classe di studenti problematici di un liceo californiano (nella foto un fotogramma del film).

    I protagonisti di questa storia si definirono così, ispirandosi ai “Freedom Riders”, gli attivisti per i diritti civili che nel 1961 percorsero il Sud degli Stati Uniti per protestare contro la segregazione razziale. I giovani californiani infatti, sotto la guida della loro insegnante, imparano ad usare la “parola” come strumento di “liberazione”: alcuni di loro riusciranno a diplomarsi e diversi di loro riusciranno anche ad andare al college e tutti in qualche modo riusciranno ad usare la parola scritta per operare il faticoso passaggio dal dis-agio all”agio del vivere e affrontare la propria esistenza in tutta la sua complessità.

    OSSERVATORIO ADOLESCENTI