“LA MARCIA SU ROMA!”

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    È IL 1922. Mussolini, col silenzio complice del re e del governo, si accinge a prendere in mano le sorti d”Italia. Per il Papa Pio XI è arrivato “l”uomo della provvidenza”.

    L”inizio dell”anno 1922 è segnato dalla morte del papa Benedetto XV. Al trono di Pietro è eletto, così, il 6 febbraio, il cardinale Achille Ratti, arcivescovo di Milano, che prende il nome di Pio XI. Il nuovo pontefice dichiara subito la sua avversione sia all”idea liberale che a quella marxista. Guarda, invece, al fascismo –osteggiato da molti preti e dall”Azione Cattolica, oltre che dal segretario del partito popolare, don Luigi Sturzo, costretto alle dimissioni- con sereno ottimismo, tanto da definire Mussolini “l”uomo della provvidenza”.

    E proprio Mussolini, col silenzio complice del re e del governo, si accinge a prendere in mano le sorti d”Italia. A Milano, rivolto ai suoi uomini, il nuovo leader della destra dichiara: “Io vi dico con tutta la solennità che il momento impone: o ci daranno il Governo o lo prenderemo calando su Roma”. Le forze dell”ordine sono tutte dalla parte del movimento fascista. Nel luglio del 1922, un prete vicentino racconta: “Carabinieri girano in camion con i fascisti, si puntano all”occhiello il loro distintivo, cantano i loro inni, mangiano e bevono coi fascisti”. Anche i prefetti guardano con simpatia a destra; solo il prefetto di Bologna, Cesare Mori, è un feroce oppositore all”aggressività fascista ma è subito trasferito in una cittadina del sud.

    Nessuna istituzione si preoccupa, perciò, della minaccia mussoliniana. Tace il Governo guidato da un incolore avvocato piemontese –Luigi Facta-, tace –cosa ancor più grave- il re e, senza levare nemmeno una parola di dissenso, lasciano che un “esercito” irregolare di quasi 25.000 uomini, la notte del 28 ottobre 1922, muova alla volta di Roma. Anzi, la mattina seguente la marcia sulla capitale il re –dopo aver incassato le dimissioni di Facta ed il rifiuto a sostituirlo di Salandra- chiama Benito Mussolini e lo nomina presidente del consiglio dei ministri. Il discorso alla Camera del nuovo primo ministro non lascia spazia ad alcun fraintendimento:

    “Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere:Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti:Io non voglio, finchè mi sarà possibile governare contro la Camera, ma la Camera deve sentire la sua particolare posizione che la rende passibile di scioglimento, fra due giorni o fra due anni”. Per le strade squadre di giovani in camicia nera cantano “Giovinezza, giovinezza/ primavera di bellezza/ della vita nell”asprezza/ il tuo canto squilla e va!”.

    Cadono nel vuoto le parole di opposizione al nuovo governo di Giacomo Matteotti e Filippo Turati.
    Il nuovo regime si presenta con i suoi veri panni nel 1923, quando nasce la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, il cosiddetto braccio armato di Mussolini. La Milizia serve al capo del fascismo per punire le teste calde, gli oppositori. Serve a far menar le mani agli squadristi, tanto è vero, che da questo momento le azioni di violenza diventano innumerevoli. In una di queste viene assassinato ad Argenta, in provincia di Ferrara, il prete don Giovanni Minzoni.

    Intanto, due eventi caratterizzano il governo Mussolini: la legge Acerbo e la riforma Gentile. Giacomo Acerbo è il deputato fascista, che dà il nome alla legge di riforma elettorale: il partito che ottiene il 25% dei voti si aggiudica anche un premio di maggioranza, che lo porta ad attribuirsi il 65 % dei seggi. In pratica è una legge truffa (approvata con 223 voti contro 123 ed il consenso personale dei deputati Giolitti, Salandra ed Orlando!), che garantisce al fascismo la possibilità di controllare due terzi della Camera!

    Giovanni Gentile è l”ideatore, invece, della riforma scolastica, che prevede una scuola elementare di cinque anni, un”istruzione secondaria di otto anni e, quindi, l”università. La riforma è basata sull”istruzione umanistica a tutto svantaggio di quella tecnica. Alla fine della scuola secondaria superiore è introdotto l”esame di maturità con le commissioni esterne.

    IL 28 OTTOBRE 1922

    COSA INSEGNAVANO A SCUOLA