Non c”è più la partecipazione di una volta. Molti giovani sono attratti dalla politica solo per avere benefici: le colpe degli adulti.
Caro Direttore,
Come ben sai, sono stato giovane un po” di tempo fa. I miei coetanei ed io partecipavamo alla vita di partito (ognuno aveva scelto il proprio, liberamente!), alle attività delle associazioni culturali, ricreative e sportive sparse sul territorio, ai ritiri dell”Azione Cattolica. Studiavamo e ci interessavamo, in maniera critica, alle vicende della scuola e delle sue sempre (e, talvolta, solo) annunciate riforme. Allora, non erano stati ancora introdotti i Decreti Delegati e, perciò, la sola conquista di un”assemblea ci appariva come la più alta forma di democrazia partecipativa.
All”Università, poi, in pieno “68, bruciavamo le bandiere americane, ma solo per protestare contro la guerra nel Vietnam. Avevamo, come miti, Martin Luther King e Che Guevera (d”importazione), don Milani e Franca Viola. Nelle campagne elettorali facevamo propaganda per i nostri candidati di riferimento, organizzavamo manifestazioni, azzecavamo, con la colla più scadente esistente, i manifesti e, spesso, quando non riuscivamo a scappare in tempo, venivamo anche alle mani, avendone la peggio, con quelli che allora si chiamavano picchiatori fascisti.
Spesso, partecipavamo, gomito a gomito, alle assemblee e ai movimenti, che avevano come protagonisti i lavoratori più umili, quelli che lavoravano la terra, si massacravano in turni pazzeschi nelle fabbriche, si spaccavano la schiena e le mani nel campo dell”edilizia, contraevano malattie letali. “Le fiamme viola dei forni, i bracci delle gru, le tonnellate dei metalli imbragati ai becchi dei paranchi. La serie sterminata dei capannoni, delle officine, dei bunker : Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni, da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano?”, (Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli, 2010).
Però, eravamo pienamente consapevoli del significato di termini quali Libertà, Costituzione, Riforma, Politica, Partecipazione. E non avevamo, ovviamente, possibilità di programmare vacanze (pasquali, estive, natalizie) in luoghi da sballo, non possedevamo l”auto, non vestivamo griffati. Eppure, molti di noi hanno fatto, come si dice di solito, una buona riuscita. Sono diventati (“Eravamo quattro amici al bar”) classe dirigente: alcuni, calpestando ideali e valori giovanili; altri, scegliendo di mantenersi lontani dai compromessi richiesti dal cosiddetto sistema.
Oggi, c”è qualcosa che non va. Direttore, ma è vero o no che i giovani sono lontani da ogni tipo di partecipazione? A parte quelli impegnati nel volontariato, non ci sono masse (ma nemmeno piccoli gruppi) che partecipano alla vita politica, a quella culturale e ricreativa e, forse, neanche all”Azione Cattolica (che non so nemmeno se esiste ancora). I nostri territori sono asfittici, non hanno linfa, sono vecchi. Ma solo perchè sono stati abbandonati a tutti i perversi sentimenti di pochi e vecchi decisori di ogni scelta, che possa riguardare la comunità. La nobiltà d”animo della gioventù, gli ideali alla “cavaliere senza paura e senza macchia”, la decisa convinzione di poter cambiare il corso della storia o i destini del mondo non albergano più dalle nostre parti, tra la nostra gente, tra i costruttori del nostro futuro.
Molti giovani, in verità, sono ancora attratti dalla politica, ma solo per averne benefici. Pensano –ma solo perchè sono stati educati così da noi adulti- che la politica è terreno di scambio, è mercificazione, è contrattazione, è l”infausta teoria del do ut des. Ed allora si fanno vedere nelle loro camicie a collo alto, con la loro espressione da spaesati (anche un po” ebete) in un mondo di furbi, con i loro progetti poco chiari ma tutti molto personali: un buon posto di lavoro, un concorso ad hoc, l”arruolamento, per i più fortunati, nell”esercito dei peones. E, perciò, sono cambiate anche le parole, l”uso di un lessico di frequenza. A quelle che evocavano valori ed ideali, oggi, si sono sostituite parole come Raccomandazione, Ricostruzione, Emergenza, Alternativa, ciascuna destinata a diventare un cuneo, per aprire una breccia, un varco, che possa immettere nella tranquillità della vita o, per dirla più terra terra, che consenta di conquistare una posizione di comodo (di preminenza, di potere) ma senza sacrificio e senza merito.
“Mamma glielo aveva spiegato: esistono due classi sociali. E le classi sociali sono in lotta fra loro perchè c”è una classe bastarda e nullafacente che opprime la classe buona che si dà da fare. Così andava il mondo. Mamma era di Rifondazione Comunista, apparteneva al 5% della popolazione italiana. E Alessio, per questo, le dava della sfigata. Suo padre aveva il mito di Al Capone e del Padrino, quello di Francis Ford Coppola. Suo fratello era iscritto alla Fiom, ma votava Berlusconi. Perchè Berlusconi di sicuro non è sfigato.”, (S. Avallone, “Acciaio”).
No, non penso che si stia tanto male. In fondo, c”è ancora la possibilità di andare in vacanza, di comprarsi l”auto nuova, di avere soldi in tasca senza avere lavoro. A fronte di una società incapace di costruire il proprio futuro, c”è un esercito di imbelli, che scherza, ride, balla, sballa e se ne fotte di ciò che potrà accadere il giorno dopo. Il razzismo? È che cos”è? La camorra, la mafia? Mai esistite. Il bullismo? È solo divertimento. Ogni cattiva azione, la più bieca, nasce da puro divertimento. Così è bello ubriacarsi, dare fuoco ai barboni, impiccare cani e gatti, vendersi il proprio voto alle elezioni. Non c”è niente da fare.
Chi è accusato di corruzione dai giudici può tranquillamente essere indicato come statista; chi è al capo di un ministero può facilmente schiaffeggiare un giornalista o sberleffare la bandiera italiana; chi ruba, tutto sommato, è solo un furbo; chi si comporta da ribaldo –in politica o in finanza- è considerato uno che “ha due palle così”. Che bel paese, il nostro! Non viene mai meno la fiducia, il riso, la speranza-certezza di metterlo a “quel servizio” al prossimo, che, specie come sono soliti dire i preti pedofili, deve essere amato “come noi stessi”.
Lo so, Direttore, hai diritto a lamentarti e a redarguirmi. Ma questo sfogo se non lo faccio con te, con chi lo posso mai fare? Di te si è sempre detto in giro “Flecti non potest, frangi potest” (Non può essere piegato, può essere spezzato). E questo si dice solo di personaggi dalla tempra un po” ribelle ma di grande onestà e lealtà. Non è che, anche tu, sei un po” sprecato in questo nostro bel Paese?
(Fonte foto: Rete Internet)
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