Il ministro Clini: “la camorra dietro l’incendio della discarica di Acerra”

0
460

Il capo del dicastero dell’ambiente rompe gli indugi e si pronuncia sul rogo di rifiuti che ha flagellato l’hinterland per giorni. Il sindaco di Acerra: “Impianto privo dei necessari requisiti di sicurezza”.

“C’è la camorra dietro l’incendio del sito di stoccaggio di Acerra, la camorra che vuole impedire qualsiasi sforzo dello Stato finalizzato a migliorare e razionalizzare nel segno della legalità il fondamentale servizio dello smaltimento dei rifiuti”.

Non poteva essere più chiaro di così il ministro dell’ambiente Corrado Clini circa il rogo doloso che ha colpito l’impianto di stoccaggio dei rifiuti gestito dalla Provincia. Clini ieri pomeriggio ha detto la sua davanti alle telecamere di Sky spiazzando praticamente tutti, forze dell’ordine comprese, che fino a quel momento non si erano pronunciate sulle cause dell’incendio di sabato notte. Un incendio enorme, inquietante soprattutto perché capitato in una fase molto critica sul fronte dei roghi tossici, che stanno flagellando la terra dei fuochi da alcuni giorni. Fiamme molto pericolose. Basti pensare che i vigili del fuoco sono riusciti a domare il megafalò della grande discarica pubblica del Pantano soltanto alle cinque di ieri mattina, cioè trenta ore dopo l’inizio delle operazioni di spegnimento.

Una lotta incessante ostacolata da un episodio increscioso: la rottura dell’impianto antincendio in dotazione allo sversatoio aggredito dalle fiamme. Proprio così. Nella notte tra sabato e domenica, cioè quando il rogo doloso era appena iniziato, il generatore elettrico che trasportava l’acqua dalle vasche di emergenza del sito di stoccaggio è andato in tilt per cui i pompieri sono stati costretti a fare la spola tra la discarica e il vicino inceneritore per rifornire i loro camion del prezioso quanto indispensabile liquido. Ora però ci s’interroga sulle conseguenze di questo secondo incendio doloso, dopo quello che aveva colpito a marzo questa struttura vitale per tutto il sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti di Napoli e provincia.

La nube tossica sprigionata dal lungo incendio ha prodotto diossine ma non altri agenti pericolosi per la salute pubblica. É quanto riferito alle forze dell’ordine dal reparto N.B.C.R. dei vigili del fuoco di Napoli, cioè dalla squadra speciale, intervenuta sul posto, che verifica eventuali forme di inquinamento nucleare, batteriologico, chimico o radio. Un eccesso di diossina, dunque, c’è stato. Il problema ora è di stabilire dove la sostanza chimica si sia depositata e in quali quantità. I vigili del fuoco e l’Arpac potranno formulare i dati relativi soltanto tra due settimane almeno. “Resta il fatto che trovo assurda la rottura dell’impianto antincendio, che evidentemente era già inadeguato”, sottolinea il sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri.

Il sito di stoccaggio di Acerra è strategico. Grazie a quest’impianto è stato infatti possibile evitare il collasso totale del sistema, che è sempre dietro l’angolo, almeno stando a giudicare dalla presenza sempre più insistente, soprattutto nelle periferie del Napoletano, delle buste d’immondizia. Nel Pantano i rifiuti triturati, provenienti dai cdr di Tufino e Giugliano, sono stati stoccati per poi essere trasferiti, con i camion del Consorzio Trasporti Campania, nel forno dell’attiguo inceneritore, che però non riesce a funzionare così come predisposto dal progetto iniziale. Vale a dire che il termovalorizzatore non potendo smaltire il milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all’anno prodotti dalla provincia di Napoli ha bisogno di una struttura come quella, appunto, di Acerra, che rallenti il conferimento delle eccedenze. Un surplus che ancora oggi ammonta a centinaia di migliaia di tonnellate all’anno.

Intanto c’è la sensazione che una nuova emergenza stia per fare capolino. Un futuro prossimo particolarmente fosco che è stato annunciato da un’offensiva senza precedenti sul fronte dei roghi dolosi delle immondizie, divampati in tutto l’hinterland. E a questo quadro già da pelle d’oca si aggiunge la situazione in cui si trovano gli 880 addetti al ciclo integrato del consorzio di bacino, gestito dalle province di Napoli e di Caserta. Trenta di questi addetti operano nello stoccaggio di Acerra. Non percepiscono lo stipendio da sette mesi. In questo rovente agosto hanno protestato due volte proprio a poca distanza dal Pantano. Obiettivo: bloccare le attività del termovalorizzatore.
(Fonte foto: Rete Internet)