Il Mistero eterno della Madre nella “Natività” di Georges La Tour

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Nel quadro la Vergine stringe il Bambino in modo tale ” che sembra prefigurare una Pietà”. Quest’anno si chiude nel segno del Mistero drammatico della Madre. Una domanda eterna: per quale destino ti ho generato, figlio mio?

L’anno 2014 si chiude nel segno della Madre. La fotografia terribile delle donne pachistane che piangono l’eccidio dei figli perpetrato dalla bestialità dei terroristi in una scuola di Peshawar (v.f.); la madre italiana che crede di aver rivisto in una fotografia di miliziani dell’Isis il figlio, che era stato rapito e portato in Irak dal padre; la madre accusata di aver strangolato il figlio dopo avergli legato le mani ( se fosse vero, sarebbe necessario riscrivere i trattati sulla follia); la “galleria” delle profughe che stringono i bambini al petto, e pare talvolta che siano esse ad aggrapparsi al piccolo corpo: nei loro occhi amore, orgoglio e terrore sono un inestricabile viluppo. Tutta la storia dell’uomo si svolge intorno a poche, drammatiche domande, e una di queste è la domanda che ogni madre rivolge a sè stessa ogni volta che guarda suo figlio: quale è, quale sarà, figlio mio, il senso della vita che ti ho dato ? Credo che I Greci abbiano donato all’umanità molte verità definitive, ma quando hanno detto che sarebbe meglio per gli uomini non essere nati, o, appena nati, scendere nel regno dei morti, o hanno previsto delle eccezioni, o erano consapevoli di aver costruito un paradosso. Del resto, può lamentarsi di esser nato solo chi è nato.

Il quadro a cui è dedicato questo articolo si intitola “Il neonato”, è stato dipinto tra il 1648 e il 1650, dal 1794 è conservato nel museo di Rennes, ed è stato attribuito a La Tour da Hermann Voss nel 1915. Al centro dell’opera c’è la Vergine, che regge tra le braccia il Bambino: la luce viene da una candela che appena si intravede nella mano sinistra di Sant’Anna, madre della Vergine. E’ un quadro straordinario, da molti punti di vista: prima di tutto per l’assenza di elementi scenici e di figure tradizionali ( significativa è l’assenza di Giuseppe, che, invece, nell’ “Adorazione dei pastori” conservata al Louvre La Tour colloca in posizione di grande rilievo e rappresenta come un vecchio). Rigorosa è l’essenzialità del disegno, che crea forme geometriche, e del colore, steso a pennellate piatte in una superficie compatta e liscia, adatta a riflettere la luce della candela. Sant’ Anna sta tra la luce e il buio, in una posizione che, grazie anche al movimento della mano destra, dà profondità alla scena.

/ L’espressione di Sant’ Anna, l’inclinazione della testa, la rotondità delle guance e del mento ( v.f.) – il profilo ritorna nell’ “Adorazione” del Louvre -, il disegno dell’occhio e la particolare angolazione dello sguardo ci dicono che il silenzio della Santa è carico di domande che cercano risposte. Nella storia della pittura quasi tutte le “Natività” sono quadri smaltati di luminose certezze: nell’atmosfera incantata dell’opera di La Tour sullo schermo del tempo che si è fermato c’è il segno di interrogativi ansiosi, che si placano solo nella fede. La mano di Sant’ Anna si leva a coprire la candela, perchè il nostro sguardo non sia distratto dalla fonte della luce, ma anche a proteggere la Figlia e il suo Bambino, e forse a liberare sè stessa da pensieri più grandi di Lei.

Il volto di Maria (v.f.) è una folgorante invenzione: La Tour riesce a trasformare il disegno e il colore in sostanza psicologica. Lo sguardo assorto della Vergine scende verso il Bambino, e va oltre, tenta di penetrare fino in fondo il Mistero di cui è Ella è protagonista, fin dall’ Annunciazione. Ma ora è Madre, prima di tutto: e perciò vorrebbe sapere subito quale sarà l’Esito della vicenda terrena di suo Figlio. Vorrebbe saperlo , ma teme di aver già capito: ha scritto Pierre Rosenberg che Maria tiene tra le braccia il Figlio in modo tale che “sembra prefigurare una Pietà”. L’orgoglio di essere Madre non cancella del tutto la trepidazione: che si rivela nella macchia d’ombra generata dal naso – è un geniale colpo di pennello -, nell’ inarcatura lieve delle labbra, nel volto affilato, nella contrazione delle dita. E’ evidente il contrasto con la serenità del Bambino che dorme, e che già conosce tutto il filo del Suo Mistero: i rossi riflessi della veste della Madre – questa veste da sola crea spazio – sono una prefigurazione del Sacrificio e della Croce, ma per ora risultano solo segni di caldo amore. Sant’ Anna, Maria e il Bambino sono contemporanei del pittore: vestono come gli abitanti della Lorena, la patria di La Tour. Il Mistero che si svolge nel quadro è universale, ed è la storia della Maternità: Sant’ Anna è Madre, la Vergine è Figlia e Madre. Entrambe, in modi diversi e con una diversa intensità, volgendo lo sguardo verso i loro figli si pongono, nel momento infinito immaginato e dipinto da Georges La Tour, la domanda eterna: figlio mio, per quale vita ti ho generato? Cosa sarà di te, quando non potrò più proteggerti ?

LA STORIA MAGRA