I NUOVI MEDIA. UN DELITTO LASCIARLI FUORI DALLA SCUOLA

    0
    415

    L”uso quotidiano dei nuovi strumenti di comunicazione da parte dei giovani porta spesso a considerarli causa del mancato dialogo con gli adulti. È una vecchia storia, un equivoco dal quale non si sottrae il mondo della scuola.

    Troppo spesso più che parlare con loro, parliamo di loro e talvolta siamo preoccupati che i nostri adolescenti più che comunicare tra loro, parlino in maniera vaga e indistinta all”interno di gruppi virtuali, attraverso i social network che favoriscono una comunicazione filtrata.
    Ciò ci porta, erroneamente, a pensare che a noi sia preclusa la possibilità di accedere ai loro pensieri nonostante la nostra “buona volontà”.
    In questo scenario si coglie l”incertezza in cui tutti brancoliamo, adolescenti, genitori, docenti e adulti di riferimento.

    Credo che per venire a capo di ciò dobbiamo provare a riflettere sul rapporto tra comunicazione, scrittura, educazione e media.
    Di tale rapporto nell”extra e intra scuola, infatti, si parla, ma non è sufficientemente problematizzato e soprattutto non dalla giusta angolazione, in quanto troppo spesso viene demonizzato un aspetto fondamentale dello sviluppo delle capacità informali del giovane moderno, così quanto quello delle generazioni del passato, che ha sempre dovuto difendersi dall”uso di media non condivisi dal mondo degli adulti.

    Si pensi che gli adolescenti di una volta erano costretti a leggere di nascosto, mentre oggi ideiamo infiniti progetti che hanno come obiettivo la diffusione e l”amore per la lettura!
    Si attribuisce, così come un tempo, la colpa ai media, dimenticando che bisogna partire dal ruolo che nel tempo i nuovi media hanno assunto: dal libro a facebook, dalla lettera cartacea a messanger, dalla radio all”I – pod, dalla televisione al computer alla rete:
    Certo l”acquisizione avviene in modo diretto, senza che il mondo degli adulti spieghino le istruzioni per l”uso, :anzi.., avviene spesso l”inverso.
    Nel contempo, però, ci sforziamo di trasformare le conoscenze, le competenze e le abilità informali del nostro adolescente, in competenze formalizzate ( vedi patente europea).

    Gli strumenti sono acquisibili in modo diretto. (Prendere la patente europea si rifà alla scuola tradizionale, manualistica: si può avere la formalità del titolo e non la competenza).
    Non esiste una scrittura che prescinda da un media.
    Se sosteniamo una visione complessiva, dobbiamo accettare che formale e informale non possano esser scissi.
    Allora noi potremmo partire da questo “saper fare” come punto di partenza.

    I mondi aperti, la casa, la famiglia, la città, tendono ad essere luoghi informali. Acquisire tali processi nell”informale porta a capovolgere il criterio con il quale entrano tali processi nella scuola e far maturare nuove strategie: si parte da ciò che si sa , non da quello che uno non sa.
    Se questo processo non avviene si crea una dissociazione tra l”informale partecipato e il formale subito, tra l”allievo che è in crisi perchè non sa e l”adolescente che sa tante cose: la nostra società ha investito sulle competenze informali, mentre nella scuola c”è una censura di tutto questo.

    Noi tutti siamo multimediali. Anche noi della nostra generazione abbiamo acquisito non tanto dai libri, ma dal cinema , dal fumetto, alla radio, dalla televisione, dai dischi .
    Anche il nostro contesto era multimediale.
    Il rapporto con la scrittura nasce dopo per tutti.
    Dentro la scuola si parte dal libro, dalla lavagna , dal foglio.
    Nella rete il ruolo dell”adolescente è attivo: non solo può ricercare tutto ciò che un tempo si poteva ricercare molto più faticosamente da un libro, ma per mettere documenti, foto, immagini:
    Qui la scrittura ha un ruolo che si affianca alle immagini, foto.

    Cӏ integrazione di codici visivi e sonori.
    I parametri fisici, temporali e logici cambiano, ma anche quelli emozionali: posta, forum, wiki.
    Gli aspetti multimediali sono presenti in tutti gli aspetti della vita quotidiana, si può quindi pensare di non dare un ruolo fondamentali nell”ambiente di formazione per eccellenza che è la scuola?

    LA RUBRICA