I DETENUTI MINORENNI E LE DIFFICOLTA DI GESTIONE DEGLI ISTITUTI MINORILI

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    Sono forti le difficoltà di gestione degli Istituti Minorili. Si è in attesa di una riorganizzazione della giustizia penale minorile. Di Simona Carandente

    Le tristemente note dinamiche del sovraffollamento penitenziario, affrontate da mass media ed esperti con frequenza pressoché quotidiana, non riguardano esclusivamente i detenuti maggiorenni, costretti a scontare la pena con modalità che, sovente, sono lontane anni luce dalle finalità del trattamento penitenziario così come previsto dalla legge. Forti problematiche di gestione concernono, infatti, le condizioni degli Istituti Minorili presenti sul territorio italiano, che non sfuggono alle difficoltà attuali del complesso mondo della detenzione, ma con caratteristiche ed aspetti peculiari di tale, delicatissimo, ambito penitenziario.

    Allo stato attuale, a fronte della presenza di alcuni istituti a capienza massima (in particolare quelli di Milano, Cagliari, Roma e Nisida), vi sono strutture minorili che, pur se complete dal punto di vista architettonico e strutturale, sono allo stato vacanti e di fatto inutilizzate: si tratta, in particolare, degli istituti di l’Aquila e Lecce. Se nel primo caso la struttura, sgombrata a seguito dei tristemente noti eventi naturali, attende di fatto una definitiva ricollocazione, ben più complessa è la situazione dell’istituto di Lecce, il quale seppur chiuso continua a costare all’amministrazione penitenziaria milioni di euro, senza alcuna utilità.

    È in sostanza importante il numero di persone, tra Polizia Penitenziaria e comparto ministeriale, che continua ad essere parcheggiato nella struttura carceraria in attesa degli aventi, rappresentando tuttavia un costo per l’amministrazione penitenziaria anche e soprattutto in termini di stipendi, bollette di luce e gas, manutenzione ordinaria. Il problema della fruibilità di tali istituti, già portato più volte all’attenzione delle istituzioni, appare di non facile soluzione: eppure, oltre a risolvere o almeno tamponare il problema del sovraffollamento, potrebbe altresì consentire lo svolgimento di ulteriori lavori di ristrutturazione nelle carceri già esistenti, consentendo una generale rivisitazione della capienza complessiva degli istituti.

    “Se vogliamo recuperare i nostri minori, la predisposizione di nuovi spazi vitali è oltremodo necessaria- spiega Carmine D’Avanzo, Ispettore della Polizia Penitenziaria presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli- Anche la struttura di Nisida, vero e proprio fiore all’occhiello dell’intero meridione, supera allo stato di ben dieci unità la propria capienza ottimale. È fondamentale altresì –continua D’Avanzo- una rinnovata attenzione sulle misure alternative alla detenzione, con particolare riguardo alle Comunità, che è giusto garantiscano ai minori delle esperienze detentive sane, specie alla luce dei costi sopportati per ciascun minore a carico dal dipartimento per la giustizia minorile”.

    Tra le proposte concrete avanzate alle istituzioni, la creazione in Campania di una vera e propria struttura all’avanguardia, di natura polifunzionale e multidisciplinare, che consenta anche di poter separare i detenuti primari (ovvero alla prima esperienza carceraria) dagli altri, in modo da poter differenziare in maniera concreta il trattamento penitenziario, evitando pericolose e pregiudizievoli commistioni. (mail: simonacara@libero.it)
    (Fonte foto: Rete Internet)

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