La solennità delle celebrazioni è messa in ombra dall”incombente Federalismo fiscale voluto dalla Lega, madrina di divisioni nazionali ed egoismi locali. Occorre, invece, un “Federalismo solidale”.
Di Don Aniello Tortora
Ultimamente la Chiesa, preparando la prossima Settimana Sociale (prossimo Ottobre a Reggio Calabria) è intervenuta sulle celebrazioni per l”Unità d”Italia e sul federalismo fiscale.
“L”indifferenza verso le istituzioni è una mancanza grave e crescente, e prelude alle più varie forme di frattura nel Paese (verticali ed orizzontali) che lo renderebbero incapace di affrontare le sfide che gli si presentano”.
Lo ha denunciato il presidente della Cei Angelo Bagnasco, in un discorso tenuto a Genova in apertura di uno degli incontri preparatori della prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani. Secondo Bagnasco, il 150esimo anniversario dell”Unità d”Italia che si avvicina, “senza indulgere ad alcuna retorica, deve aiutare anche un nuovo incontro tra quelle che, con una espressione molto imprecisa, ma efficace, qualcuno ha chiamato cultura “alta” e cultura “diffusa”. “Chiediamo a chi fa ricerca – spiega – di aiutarci a crescere nella consapevolezza del valore umano e civile delle istituzioni, politiche, economiche, familiari e di altro tipo”.
“Credo fermamente che sia opportuno partecipare con tutte le nostre energie culturali e nelle forme più varie alle celebrazioni del prossimo anno”. È quanto ha, ancora, sottolineato il presidente della Cei, spiegando che la “ricorrenza per i 150 anni dell”Unità d”Italia dovrebbe trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani”. “Se sapremo cogliere in modo adeguato questo appuntamento, che cade proprio in un momento in cui anche il nostro Paese è alle prese con dure prove, renderemo un dono a tutti quegli uomini e quelle donne, quelle famiglie e quelle associazioni, quelle istituzioni che si stanno spendendo per la ripresa”, ha continuato il card. Bagnasco parlando al Convegno sull”Unità d”Italia, promosso dal Comitato per le Settimane sociali.
150 anni di unità politica d”Italia “testimonia in modo inequivoco come, a condizione di una elevata tensione morale, anche nei momenti più difficili, certo non meno di quelli attuali – ha concluso Bagnasco – sia possibile perseguire e conseguire accordi che per lunghi periodi consentono una convivenza civile di grande qualità”. “L”unica cosa che dobbiamo temere – ha aggiunto il presidente della Cei – è una cattiva ricerca storica, una propaganda ideologica, di qualsiasi segno, spacciata per verità storica”.
Alla presentazione del documento preparatorio alla Settimana sociale è stato affrontato anche il problema del Federalismo fiscale. Il documento è stato mostrato nella sede della Radio Vaticana dal presidente del comitato organizzatore delle Settimane sociali, monsignor Arrigo Miglio, Responsabile della commissione problemi sociali della Cei, dal vicepresidente del Comitato, il professor Luca Diotallevi e dal portavoce della conferenza episcopale, mons. Domenico Pompili.
I vescovi italiani non hanno pregiudizi nei confronti del federalismo “previsto tra l”altro dalla Costituzione”.
Ma “il punto è come vivere la solidarietà all”interno del Paese”. Per la Cei, in sostanza, il sistema fiscale “è l”architrave” del processo federalista ma così come è stato concepito fino ad ora rischia di moltiplicare il centralismo senza aprire la porta alla sussidiarietà e ai poteri decentrati sul territorio. Nel documento sul Mezzogiorno di febbraio, ha sottolineato Miglio, sono state già individuate alcune caratteristiche che il federalismo, compreso quello fiscale, deve avere perchè il Paese “possa continuare a essere solidale”.
“Abbiamo a che fare con politiche di riforma caratterizzate da elementi di incertezza a metà strada tra un funzionale compromesso fra principi di uguale valore e la produzione di decisioni-manifesto, spendibili sul piano del consenso ma fragili sul piano dell”architettura istituzionale e del tasso reale di innovazione”. Perciò, aggiunge il testo, è “opportuno” meditare su “dualismi e differenze territoriali del Paese” evitando “effetti perversi” quali “il federalismo da abbandono”.
A fine maggio dovrebbero arrivare i primi decreti attuativi, riguardanti il conferimento ai governatori dei beni demaniali.
Ma il problema vero del federalismo sarà quando si dovrà definire quali imposte rimarranno alle Regioni e come funzionerà la perequazione tra zone ricche e povere del Paese. A detta di qualche esperto il rischio di questa riforma è che si scarichino sul Mezzogiorno problemi nazionali come l”evasione fiscale e la disoccupazione. C”è il pericolo serio che aumenti il divario tra il Nord e il Sud.
D”altra parte tutto quello che è sponsorizzato dalla Lega non può che produrre divisioni nazionali ed egoismi locali. Ecco perchè fa bene la Chiesa a denunciare questo rischio e a richiamare i politici ad un “Federalismo solidale”. Già nel 1989 i vescovi dicevano che il “Paese non crescerà se non insieme”.
(Fonte foto: Rete Internet)