Fregati dalle Bandiere Blu

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I dati sullo stato di salute del mare della Campania, e non solo, ci dicono che siamo stati imbrogliati.

I risultati delle analisi di Goletta Verde sull’inquinamento dei mari italiani pubblicati da poco meno di un giorno, confermano i dubbi di molti, diventati più densi nello scorcio delle settimane passate, quando sulle rive di località dalle improbabili bandiere blu, si è affacciata ora la mucillagine, ora una scia grigio-verde, ora una schiuma color panna rancida.

Diciamo la verità: spesso siamo rimasti perplessi di fronte ad un mare improbabile, dalle cui acque siamo dovuti uscire prima dell’arrivo di una chiazza scura e minacciosa, materializzatasi chissà come e dove. Spesso ci siamo arrabbiati perché in certe mattine in quelle acque non ci si è potuti bagnare, perché quel maledetto cordone oleoso e schiumoso non si decideva ad allontanarsi e noi, per non restare vittima del colpo di calore, abbiamo dovuto fare la doccia (a pagamento) sotto al lido, dove nell’attesa abbiamo comprato un cornetto dal cuore di panna al costo di una torta gelato.
Ma il pensiero era sempre lì, al giorno in cui fu scelta quella certa località perché aveva la bandiera blu: “andiamo sicuri; hanno la bandiera blu!”.

Ora, finalmente, si svela un mistero lungo decenni: infatti, il mare pulito (anzi non inquinato) non è elemento necessario per godere della famigerata e ambita bandiera blu. Chi scrive, questa verità l’ha conosciuta almeno undici anni fa, allorquando, recatosi in una famigerata località della fantasmagorica costa cilentana, ove garriva e garrisce il famoso blu della bandiera dozzinale, era costretto a calpestare a piedi nudi un serpentone di alghe che cingevano il litorale a ridosso del mare grigio, prima di potersi bagnare (la qualcosa veniva compiuta con un certo ribrezzo, ma fu fatta al massimo per due volte, perché fu rapida la scelta di tornare a casa, anche se economicamente sconveniente).

Le località che hanno la bandiera blu, dunque, non devono necessariamente godere di acque azzurre e trasparenti. Il vessillo infatti, può essere assegnato anche solo per altri elementi; altre amenità. Goletta Verde spiega che la contraddizione tra acque sporche e litorali certificati con la bandiera blu, è dovuta ai diversi parametri usati da Legambiente rispetto alla Fee (Foundation for Environment Education), l’ente che certifica litorali puliti e di qualità. Ma mai come in questo caso – aggiungiamo noi – l’acqua canta: se è trasparente sembra pulita, almeno quello…

Si può sospettare che attorno al fregio della bandiera blu sia nato una sorta di mercato tra chi assegna e le località che ricevono? Sì, il sospetto è legittimo, perché “vendere” una località certificata comporta un incremento di turisti (che fessi!), l’aumento dei fitti (rigorosamente in nero) delle case stagionali, l’aumento dei prezzi della spesa quotidiana e dei ristoranti (almeno il 25% in più), una sicura popolarità politica per il ras di turno.

State pur certi che già da oggi tutti saranno pronti ad attaccare i dati sulla balneabilità dei nostri mari, dei quali 120 punti sono risultati altamente inquinati e tra questi spiccano in particolare, quelli della Campania e della Calabria.
Fatto sta che i risultati di Goletta Verde hanno fatto andare di traverso le vacanze di chi è partito in queste ore e stanno facendo smadonnare chi ha preferito luglio. Però, adesso, almeno, abbiamo tutti una certezza: per tutti questi anni siamo stati presi per i fondelli.
(Fonte foto: Rete Internet)

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