Emergenza sociale: il lavoro precario

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    Nel corso del convegno Cei a Salerno, si è affrontato il tema della precarietà. Papa Francesco ha scritto un messaggio ai convegnisti per “no alla cultura dello scarto”.”Non fatevi incastrare sabbie mobili della precarietà”, ha concluso Papa Francesco.

    Il Presidente del Consiglio ha fatto una grande scoperta: non esiste più il posto fisso e, soprattutto, non bisogna cercarlo. I tanti giovani disoccupati, i tanti papà di famiglia che rischiano il licenziamento e le tante donne in cerca di occupazione e quanti di noi si occupano da anni della pastorale del lavoro non aspettavamo certo le grandi “rivelazioni” di Renzi per capire questo grande dramma sociale. Penso, però, che se da una parte purtroppo dobbiamo accettare tutto quanto sta accadendo, dall’altra vorrei vedere come reagirebbero lo stesso Presidente e tutti quanti hanno uno stipendio “fisso” se, da un momento all’altro, il loro futuro diventasse incerto e insicuro o precario a vita. E’ sempre bello parlare per gli altri. Poi quando il problema ti tocca da vicino, lo vivi sulla tua pelle, è proprio un altro discorso. Guai ad accettare lo status quo. Bisogna fare qualcosa.

    E subito, per assicurare un lavoro dignitoso a tutti. E che sia “fisso”. Anche se “mobile” e in continua evoluzione. Il giovane ha bisogno di guardare al domani con speranza e senza incertezza lavorativa. Ho partecipato al Convegno della CEI a Salerno sulla precarietà. Come Chiesa ci siamo impegnati a far sentire la nostra voce per dare speranza ai nostri giovani e perchè possano progettare e sognare la loro famiglia. “Dobbiamo dire no alla cultura dello scarto”, ha scritto Papa Francesco nel Messaggio rivolto a noi convegnisti: “Con la forza del Vangelo, non fatevi rubare la speranza nelle sabbie mobili della precarietà”. Nelle conclusioni il convegno ha indicato i tre obiettivi su cui lavorare insieme: •la lettura della crisi in atto, sempre più vasta e globale: da etica si è fatta sociale ed economica; •l’accoglienza della precarietà non come sventura insuperabile, ma come una provocazione, un’occasione di conversione, uno spazio di scelte nuove; •la capacità di cogliere la bellezza di una serie di risposte già in atto nelle diocesi, a diversi livelli. In particolare, nel Convegno si è molto valorizzato la fecondità espressa dal Progetto Policoro (l’attenzione della chiesa ai giovani disoccupati), sia nella formazione e motivazione evangelica al perchè si lavora, sia nell’accompagnamento al lavoro, tramite l’esempio di maestri veri, nel come si lavora; sia nei segni concreti che parlano con i fatti, come risposta al cosa si lavora.

    E, ancora, papa Francesco è ritornato ultimamente su questi temi sociali. Terra, lavoro, casa sono stati i temi dell’incontro del papa con i movimenti popolari. “L’amore per i poveri è al centro del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. Nessun lavoratore dev’essere senza diritti. Diciamo insieme con il cuore: nessuna famiglia senza tetto, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessuna persona senza la dignità del lavoro!”. Questo ha detto con estrema efficacia e chiarezza. Un appello ancora alla politica: datevi da fare per dare futuro sicuro a tanta gente disperata. Ma voglio concludere questo scritto con un episodio bello di speranza: ho accompagnato l’altro ieri sera il vescovo a benedire la pizzeria di Lucia, la moglie di Eddy, che si era tolto la vita. Lucia, nella commozione, ha detto che bisogna lottare nella vita, anche nelle difficoltà ed avere il coraggio di “riaprire” l’attività. Non lasciamola sola.

     ANNUNCIARE, DENUNCIARE, RINUNCIARE