La crisi della politica è aggravata dalla continua emergenza rifiuti. La gente ormai, ha percepito che i politici hanno perso ogni capacità di affrontare i problemi del territorio. Crolla anche la figura del Sindaco. Di Amato Lamberti
Anche il 2010 si chiude tra cumuli di rifiuti, a Napoli come in provincia. Sembra una maledizione, ma non ce la manda il cielo e la cattiva sorte. La colpa è tutta della politica, da quella nazionale a quelle regionali, provinciali e comunali, che invece di risolvere definitivamente il problema pensano solo a farsi la guerra per evitare che qualcuno possa mettersi la medaglietta della soluzione del problema. E allora tutti a mettere bastoni tra le ruote degli altri per mandare a monte ogni tentativo, sia pure velleitario, di smaltimento dei rifiuti che intanto continuano ad accumularsi dovunque, per le strade, nelle piazze, davanti alle chiese e alle scuole, attorno agli ospedali e alle fabbriche, e persino di fronte ai monumenti meta una volta di turisti oggi sempre meno numerosi e sempre più incerti e spauriti.
Così sono andati a farsi benedire il turismo, le attività commerciali e artigianali, la gioia di farsi una passeggiata. Qualcuno continua a credere che si tratta solo di una brutta notte che dovrà pure passare. Ma una notte che dura anni e anni forse indica che qualcosa da qualche parte è definitivamente cambiata. Sicuramente indica che la politica ha perso ogni capacità di affrontare i problemi della società e del territorio, anche quelli più urgenti.
Per questo, giustamente, la gente non ha più fiducia nella politica e nelle istituzioni che essa governa. In questo anno l’ho messo in evidenza molte volte.
Anche l’ultimo baluardo della credibilità della politica, il sindaco, è crollato, sotto i colpi dei disastri che si succedono a ripetizione: la crisi dei rifiuti diventata endemica; l’inquinamento atmosferico per il traffico impazzito; gli allagamenti e le frane ogni volta che piove; il degrado ambientale che si allarga per l’abusivismo incontrollato; l’insicurezza dei cittadini che dilaga per una criminalità sempre più arrogante.
Il fatto che la gente giudichi inutile la stessa figura del Sindaco, e succede a Napoli come in tutti i Comuni della provincia, dimostra che per la gente è diventata inutile la stessa politica, e con essa le istituzioni, a cominciare dalle pubbliche amministrazioni. Si potrebbe dire che sta entrando in crisi anche la democrazia, come dimostrano fenomeni di anarchismo ma anche di fai da te per non farsi sommergere dai problemi. I giornali sono pieni di esempi: dai comitati antidiscariche che dettano ormai le ordinanze ai sindaci; alle mamme vulcaniche che difendono la salute dei figli; ai gruppi di cittadini esasperati che bloccano le strade di accesso alla discarica agli autocompattatori, quando non provvedono a dargli fuoco.
Le Forze dell’ordine non bastano più a frenare il malcontento, anche nelle forme più estreme di manifestazione della rabbia.
Una volta bastava la presenza delle divise per controllare le manifestazioni, oggi è la loro presenza, evidentemente segno di uno Stato percepito come nemico, che accende la rabbia e fa incanaglire le proteste. Forse, ci potrà anche essere qualcuno che soffia sul fuoco per accendere gli animi e trasformare la protesta in guerriglia contro le Forze dell’ordine e ciò che esse rappresentano, vale a dire lo Stato, ma ipotizzare ogni volta la presenza della camorra o di organizzazioni eversive, serve solo a nascondersi il problema di fondo che è la perdita di ogni credibilità delle istituzioni.
Certo la camorra va a nozze nel disordine, ma i cittadini hanno ormai imparato che tra camorra e istituzioni ci sono rapporti inestricabili e inconfessabili, che, come ho scritto, fanno della camorra la forma stessa della politica sui nostri territori. Se così non fosse non si spiegherebbe il fatto che non si riesca a dare soluzione a nessun problema sociale e territoriale se non nella forma che più avvantaggia le organizzazioni affaristico-criminali, nelle quali politica, affari e camorra vanno a braccetto. Una situazione desolante di cui i rifiuti che si accumulano e che non si riescono a smaltire, se non inventandosi la moltiplicazione di appalti, trasporti, trasferimenti il più lontano possibile, sono l’emblema e la cifra di lettura e di comprensione.
La gente capisce bene che in questa situazione molti soffrono, ma molti ci guadagnano e molti fanno affari che mai avrebbero pensato di poter fare così impunemente. Il paradosso, su cui nessun giornale si esercita, è che per sostenere questo giro perverso di affari alimentato da una emergenza rifiuti creata ad arte, la politica taglia la sanità, i servizi sociali, il Terzo settore, la scuola, i servizi pubblici, l’assistenza ai disabili. Tutti protestano ma nessuno coglie il rapporto tra il festino pantagruelico e camorristico organizzato per pochi e i tagli delle risorse destinate ai più bisognosi.
Anzi, la politica non litiga mai sui tagli ai poveri, mentre è pronta anche a crisi di governo, regionale e nazionale, se qualcuno si sente minacciato di esclusione dal banchetto che si consuma attorno ai rifiuti. Finirà mai questa storia? All’orizzonte non si vedono segnali di cambiamento. Anche sul rinnovo dell’amministrazione comunale di Napoli si assiste al solito rituale dei “capibastone” che organizzano la raccolta del consenso per il proprio candidato a Sindaco, senza lo straccio non dico di un programma ma della consapevolezza dei problemi da affrontare e delle risposte da dare ai cittadini.
I “poteri forti” non si espongono, stanno a guardare, sceglieranno il loro candidato e lo porteranno alla vittoria, ma solo per continuare a fare i loro affari, con buona pace dei cittadini che ancora una volta porteranno in trionfo un vincitore che dei loro problemi, anche volendo, non potrà occuparsene.
(Fonte foto: Rete Internet)
Alcuni argomenti già trattati da Amato Lamberti:
LA CRISI E LE TROPPE TASSE DA PAGARE
I COMUNI SANNO COME SI FA LA SICUREZZA URBANA?
ALLA POLITICA MANCA LA TRASPARENZA
ABUSI EDILIZI E TRAGEDIE ANNUNCIATE