COL CAOS CHE C’É IN GIRO NON CI RESTA CHE SOGNARE!

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    I disservizi, il mal funzionamento di settori essenziali per la vita comune, come Scuola e Sanità, ci rendono impotenti di fronte alla realtà. Al punto che si è costretti a sognarla diversa da come la subiamo.

    Caro Direttore,
    per una volta vorrei essere più leggero, più aereo e meno terreno (o meno realista); mi piacerebbe parlare di sogni, dei tuoi sogni, dei miei sogni e di quelli delle poche persone che conosco ma che non confesserebbero mai la loro vita onirica. Gli antichi credevano che i Sogni fossero figli della Notte, fratelli della Morte e del Sonno. Omero, nell”Odissea, sosteneva, da parte sua, che i sogni fossero inspiegabili ed ambigui e che le loro porte d”accesso fossero una di corno e l”altra d”avorio.

    I sogni che provenivano dalla prima porta danneggiavano soltanto; quelli provenienti dalla seconda porta, invece, si avveravano. Senza farla troppo lunga, sui sogni si sono giocati le fortune dei popoli, le sorti delle guerre e dei soldati, le premonizioni, i desideri personali, le pulsioni erotiche, anche le più inconfessabili. Dalle nostre parti, poi, l”interpretazione dei sogni ha decretato il successo del gioco del lotto e quella dei sedicenti veggenti o oniromanti. Anche mia suocera, senza troppo pretese scientifiche e senza lucro, si avventura nella lettura dei sogni e nei simboli che ne deduce: il mare è abbondanza e rinascita, il serpente è risveglio anche sessuale, il ragno è disagio, lo scorpione è appagamento, il gatto è tradimento e i denti, invece, sono amore.

    Qual è il codice di traduzione dell”anziana donna? Non lo so. So solo che, una volta, sono stato spedito, fuori stagione, alla conquista di un fico nero (che nel suo dialetto ella continua a chiamare “fica nera”), il cui mancato possesso avrebbe portato (sempre secondo lei) una serie di disgrazie per la nostra famiglia.
    E tu, Direttore, sogni? In bianco e nero o a colori? Io, se la cosa ti può interessare (mi suona già nelle orecchie la tua scorbutica risposta), ho smesso da tempo i sogni pruriginosi; ora sogno solo l”irreale, senza simboli terreni (ma non ne sono certo), l”impossibile, insomma, sogno (non è un gioco di parole) la pura aspirazione, il desiderio, l”utopia.

    Sogno la politica come arte di governare e i politici come artisti del governo. Per cui sogno una polis, una città, un luogo, un territorio in cui la democrazia sia veramente una forma di governo esercitata dal popolo e dai suoi rappresentanti. Sogno il monte Somma-Vesuvio restituito alla sua lussureggiante natura, agli anfratti ricovero di Spartaco ma anche di innumerevoli boscaioli indigeni, senza case abusive, senza sentieri carrozzabili, senza Suv che vi scorazzano, senza la natura costretta a diventare matrigna (frane, alberi sterili, frutti avvelenati).

    Sogno una scuola statale funzionante (art. 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti. L”istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” [ma la Gelmini non lo sa!]), una università senza baronie (carriere precluse agli studenti senza quarti di nobiltà “accademica”; percorso di studi più brillante se condito, talvolta, da affettuosa disponibilità a donarsi. Per non parlare dei test d”ingresso a medicina: tutti dicono che per superarli bisogna essere o raccomandati o ricchi, ma nessuno denuncia veramente il presunto reato);

    un servizio sanitario non ammalato (andateci in una delle nostre aziende sanitarie: se non vi affidate ad un usciere con i galloni di dirigente, se non vi garantite un”appartenenza politica, se non vi dichiarate –con prove provate- “clientes”, inutile sperare nel disbrigo di una pratica di invalidità, in un”assistenza che vi spetta e, forse, sin”anche nel rinnovo della patente!).

    Sogno l”eguaglianza sociale (Art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”), il rispetto delle minoranze (etniche, linguistiche, religiose. Gli extracomunitari trattati come uomini e non come individui da compiangere o da biasimare), sogno le pari opportunità (quante sono le donne veramente inserite nei gangli della società? E cosa hanno dovuto pagare [rinunzie, ricatti, maldicenze, sevizie psicologiche], per arrivare, quando ci sono riuscite, dove sono arrivate?). E, poi, non so quante altre cose sogno!

    “Sbucarono dei soldati che lo circondarono ridendo. Erano vestiti di bruno ed avevano tricorni sulla testa. In una mano tenevano il fucile e nell”altra una bottiglia di vino. Il loro capo era un nano mostruoso, con una testa piena di bitorzoli. Tu sei un traditore, disse il nano, e noi siamo i tuoi carnefici. Federico Garcìa Lorca gli sputò in faccia mentre i soldati lo tenevano fermo: poi, sentì un colpo e sobbalzò nel letto. Stavano picchiando alla porta della sua casa di Granada con il calcio dei fucili”. (Sogno di Federico Garcìa Lorca poeta e antifascista, in Antonio Tabucchi, “Sogni di sogni”, Sellerio, 1992).

    Direttore, è fantastico avere la capacità di sognare ed è ancora più fantastico sperare e cercare di tradurre i sogni in realtà. Io sogno sempre, a volte con intensità inaudita, e mi capita come in quel verso di De Andrè, “Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso”, (Fiume Sand Creek).
    Cosa augurarti, Direttore? Mantieni intatta, anche tu, la capacità e la voglia di sognare. Almeno quella!
    (Fonte foto: Rete Internet)