BENI SEQUESTRATI ALLE MAFIE. IL TEATRO DELLA LEGALITÁ

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    Il Teatro della Legalità, a Casal di Principe, è la prova concreta della destinazione a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. Di Simona Carandente

    Un territorio forte quello di Casal di Principe, ove ogni giorno il ricordo di Don Peppino Diana si scontra con la massiccia speculazione edilizia, dove la lotta tra il bene e il male è eterna, dove vivere da persona "perbene" può sembrare una chimera, ma non lo è.
    Nella splendida cornice del Teatro della legalità, l’associazione di volontariato "Jerry E.Maslo", in collaborazione con l’associazione Amici della Musica e Sinistra 2000 ha portato in scena uno spettacolo unico nel suo genere, dal titolo "La ballata delle anime perse", sotto la regia e direzione artistica di Salvatore Nappa e Luigi Sica.

    Non casuale la scelta della location: Il Teatro della legalità è la prova, tangibile e concreta, della destinazione a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. Quello stesso suolo, solamente pochi anni fa, apparteneva a Francesco Schiavone, noto come "Sandokan", e sarebbe stato, verosimilmente, destinato alla realizzazione di chissà quale mostro di cemento, più che a quella di un teatro-auditorium con 180 posti auto, con opere d’arte dei migliori artisti campani.
    Casuale neanche la scelta dei brani, tratti da opere letterarie di Roberto Saviano e Peppe Lanzetta e liberamente rielaborati, che hanno fatto da sfondo al messaggio chiave della piece teatrale: cambiare è possibile, cambiare si può, cambiare si deve. Anche se a volte sembra impossibile.

    L’intera rappresentazione ruota intorno alla figura di un usuraio, Don Gennaro, che spreme le sue vittime ad ogni costo, senza serbare la minima remora, stritolando i poveri malcapitati in un meccanismo che non riusciranno più a controllare.
    Nessuno è in grado di sottrarsi alla morsa: imprenditori, istituzioni, killer, sindacalisti, onorevoli. Tutti in balia dei loro destini, desiderosi di trovare risposte alle proprie domande attraverso il vile denaro, padre di tutti i mali, sottile filo conduttore di esistenze tanto diverse tra loro.
    Eppure, nel finale a sorpresa, saranno proprio quelle vittime a dare amore al loro aguzzino, riabilitandone l’abietta persona e lanciando, per tal via, un messaggio di speranza e di cambiamento, quasi a far nascere un fiore sul cemento.

    Un plauso particolare va agli attori Agostino Chiummariello, Marianita Carfora, Antimo Casertano, Luca Ippolito, Franco Melone e Raffaele Parisi, già impegnati in importanti ruoli teatrali, che hanno saputo dare vita e spessore ai personaggi umani, tristi ma intensi, portati in scena simbolicamente sul palco, ma attori in realtà nella vita di tutti i giorni. (mail: simonacara@libero.it)
    (Fonte foto: Rete Internet)

    GLI ARGOMENTI TRATTATI DALL’AVV.CARANDENTE