Riceviamo e pubblichiamo una proposta di Tramandars e Amici del Casamale per la cultura nel complesso Somma-Vesuvio
“Una proposta di fuoco, ma il fuoco va anche governato.”
Caro Luigi Jovino,
la tua idea di un Museo del Fuoco a Somma Vesuviana è davvero affascinante. Ha quella forza semplice e necessaria delle intuizioni che nascono dall’ascolto profondo del territorio. Il fuoco, elemento vivo e ambivalente, è parte integrante della nostra identità culturale, spirituale e paesaggistica. È un tema potente, sulla falsariga di quanto già accade in altri contesti con il “Museo dell’Acqua” o luoghi dedicati all’aria, alla terra.
Ma come spesso accade con le belle idee, è nella loro messa a terra che sorgono le complessità.
Il limite principale che intravedo – e che credo tu condivida – è l’assenza, oggi, di una governance culturale capace di raccogliere e sostenere progettualità di questo livello. Il contenitore che immagini è geniale, ma i contenuti – così come sono – appaiono ancora più belli perché sono vivi, disseminati nel reale, nei riti popolari, nelle feste, nelle pratiche quotidiane. In un certo senso, esistono già. Il museo dovrebbe dunque riuscire a raccogliere, senza snaturare, ciò che è ancora vitale.
Proprio per questo, crediamo che un luogo fisico che custodisca questa memoria in modo vivo e non celebrativo sia di fondamentale importanza. Il Castello de Curtis, spesso evocato come luogo simbolico, potrebbe essere la sede naturale per accogliere un’idea del genere, anche come risposta alla lunga serie di “sconfitte culturali” che Somma ha vissuto nel contesto vesuviano: l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio oggi è a Ottaviano, l’asse enogastronomico della Catalanesca si sta spostando verso Sant’Anastasia, e le tante iniziative spesso frammentate non sono riuscite a costruire una narrazione solida e condivisa del nostro patrimonio alimentare e culturale – vino, albicocche, baccalà. Una parte culturale che, con leggerezza, sappiamo bene quanto ti appartenga.
Queste dinamiche, che sembrano piccole e locali, hanno in realtà eroso nel tempo la forza egemone e culturale che Somma Vesuviana ha sempre avuto. Ma è altrettanto vero che restare imprigionati in una visione campanilistica è un errore speculare. Pensare che il nostro paese debba primeggiare sui comuni vicini è una logica ormai superata. Bisogna invece guardare oltre, immaginare un territorio vesuviano montano – da San Giuseppe fino a Pollena – unito, capace di confrontarsi con il mondo, e non solo con i confini della propria provincia.
Proprio con questa visione più ampia stiamo cercando, con l’associazione Tramandars e Amici del Casamale, di contribuire a un nuovo racconto del territorio attraverso l’arte contemporanea. Un racconto che non riscriva la tradizione, ma la rilegga: perché – come diciamo spesso – “tradizione” e “tradimento” vengono dalla stessa radice. Non a caso, il programma Art Summit che ha lanciato quest’anno insieme ad altre realtà la Biennale del Vesuvio, lo abbiamo intitolato “Terra Cavera”: un omaggio ai riti agricoli antichi (rogazioni minori- te rogamus dei), ma anche una metafora per descrivere questo nostro territorio come una terra che non esplode, ma continua a scaldarsi. Che cova idee. Dove il fuoco non è eruzione, ma fermento.
Ed è questo il punto centrale: le idee non mancano. Le visioni ci sono. Ma ciò che è davvero difficile è realizzarle.
Per farlo, serve che la politica torni ad affidarsi a chi ha competenza e visione, investendo in progettualità a lungo termine. Troppe iniziative, anche valide, si disperdono perché scollegate tra loro, incapaci di costruire un sistema. Non perché manchino di contenuti, ma perché manca loro futuro. E questo è il nodo: la politica ha i suoi tempi, spesso dettati dall’urgenza dell’oggi. Ma la cultura, se vuole incidere davvero, ha bisogno del dopodomani.
Proprio per questo, prima ancora di pensare al museo, serve costituire un ente dedicato al Castello D’Alagno-De Curtis. Un soggetto culturale stabile e riconoscibile, pubblico-privato, partecipato, che possa mettere insieme amministrazione, associazioni e cittadini in un progetto comune. Un “Ente Castello” ( nella migliore delle ipotesi un ente “Castelli del Vesuvio” sulla falsariga dell’Ente Ville Vesuviane) che coordini idee, raccolga fondi, promuova eventi, valorizzi le identità locali, metta in rete realtà come la tua, le nostre, la Pro Loco-Somma Vesuviana, Somma Trekking, e tante altre.
Modelli simili esistono altrove: a Ferrara il Castello Estense è gestito da un ente museale collegato al Comune; a Trento il Castello del Buonconsiglio è amministrato da una fondazione pubblica; a Barletta il Castello Svevo è un centro culturale sostenuto da una struttura amministrativa dedicata.
Tutti esempi che hanno funzionato non perché abbiano avuto chissà quali fondi iniziali, ma perché è stata definita una governance forte, lungimirante e condivisa.
Anche a Somma in passato si sono avviati esperimenti museali: piccole mostre, spazi temporanei, archivi, collezioni. Ma spesso queste iniziative hanno fallito. Perché? Perché sono rimaste personalistiche, scollegate da un sistema più ampio, senza una visione futura o un piano di sviluppo reale. Senza la capacità di guardare fuori, al di là dei confini del paese.
Costruire un ente oggi significa proprio questo: mettere in comune risorse, visioni, competenze. Non per celebrare il passato, ma per dargli futuro. È da lì che può nascere anche il Museo del Fuoco, insieme a tante altre possibilità.
Da parte nostra, continueremo a sostenere con passione tutte le proposte capaci di generare racconto, bellezza e visione. Anche la tua, se saprà evolversi e trovare un terreno fertile. Il fuoco, come tu stesso ricordi, è energia viva: ma per trasformarla in luce duratura serve una cura attenta, collettiva e visionaria.
Ci poniamo una domanda, da non esperti di bilanci ma da cittadini che osservano e partecipano: se anche solo il 50% dei fondi culturali pubblici spesi dal nostro Comune negli ultimi due anni fosse stato investito in una visione di lungo respiro come questa, non saremmo già oggi al lavoro su un progetto solido e condiviso? Qualcuno che leggerà queste righe – magari più esperto di noi – potrà darci una risposta. Ma il punto, credo, è già chiaro.
All’interno di questo possibile “Ente Castello D’Alagno – De Curtis” potremmo includere anche altre idee straordinarie che già circolano e che meritano di diventare realtà, come quella del Granaio della Memoria. Oggi i nostri anziani, le loro voci, i loro racconti, sono forse gli unici veri “monumenti” viventi che ci restano: raccoglierne le testimonianze, farne patrimonio collettivo, è un atto di cura e di futuro.
C’è un’altra cosa che spesso viene trascurata – e che invece è fondamentale, ed è ciò che noi proviamo a fare con costanza: non solo creare iniziative, ma alimentare un ecosistema culturale vivo, invitando ospiti, curatori, artisti, studiosi, pensatori da contesti nazionali e internazionali, per attivare nuove riflessioni, progetti e visioni che vadano oltre il locale.
Solo negli ultimi sette giorni, grazie all’artista Maria Giovanna Abbate che abbiamo in residenza per un prossimo progetto sul Casamale, abbiamo avuto il piacere di ospitare Leopoldo Siano e Shushan Hyusnunts del progetto Theatrum Phonosophicum, e José Vicente Quirante Rives , scrittore, poeta già direttore dell’Instituto Cervantes di Napoli. Con loro stiamo costruendo nuove collaborazioni che spaziano dalla storia aragonese ( con l’Archivio Russo Somma – Storia,arte,cultura e letteratua dal Vesuvio ) alla riscoperta dei riti della Festa della Montagna (partendo invece dal patrimonio culturale e documentario della famiglia Coffarelli )
È questo che troppo spesso non si fa: non basta organizzare un evento o aprire uno spazio. Serve creare relazioni, far dialogare i nostri luoghi con il mondo, offrire al territorio l’opportunità di crescere nello scambio, non nell’autoreferenzialità.
Costruire un Ente Castello D’Alagno – De Curtis significherebbe anche questo: dare casa a queste connessioni, archiviarle, pubblicarle, strutturarle, renderle parte di un progetto riconoscibile, duraturo, condiviso.
Noi, con Tramandars e insieme all’Associazione Amici del Casamale, siamo pronti – non domani, ma già da oggi – a costruire questo tavolo.
Abbiamo tutto ciò che serve: competenze culturali, esperienza sul campo, relazioni attive e anche le carte burocratiche e i requisiti tecnici per collaborare formalmente con il Comune.
Non aspettiamo una chiamata.
La aspettiamo sapendo già che non arriverà.
Ma vogliamo essere felicemente smentiti.
E se accadrà, ci troverà pronti.
Come sempre sul serio.
P.S.
Siccome siamo già orientati al fare, e convinti che i dibattiti debbano tradursi in gesti concreti, lanciamo una call aperta a chiunque voglia contribuire con idee, spunti grafici, visioni.
Vogliamo iniziare a immaginare un logo per l’Ente / Sistema Beni Culturali – Castello D’Alagno De Curtis – Città di Somma Vesuviana.
Le immagini nella copertina ( usando alcune modifiche grossolane di altri loghi di enti castello già esistenti) di questo dibattito possono essere già delle reference visive.
Forse, da questo “dialogo a distanza”, può nascere anche un primo simbolo, una prima forma.
Perché sappiamo bene quanto la cultura occidentale – e non solo – abbia bisogno di immagini per figurarsi un’idea, per iniziare a crederci davvero.
Chi vuole partecipare, si faccia avanti: le porte – e le visioni – sono aperte.
Con stima e fuoco condiviso,
Tani Russo
Presidente di Tramandars
e
Salvatore Aliperta
Presidente Associazione Amici del Casamale