Tre vittime di “lupara bianca” ritrovate nel napoletano. Uccisi e scomparsi nel 2009, erano stati seppelliti in un terreno

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cinisello balsamo (mi): i rilievi dei carabinieri dopo la rissa a colpi di bicchieri nel bar di via dante angolo via villa - 10 agosto 2020 - foto sergio pontoriero/ansa

I resti del boss Francesco Russo (detto Dobermann), di suo figlio Ciro e dell’autista e guardaspalle Vincenzo Moscatelli sono stati trovati seppelliti in un appezzamento di terreno a poca distanza dalla Circumvallazione di Mugnano, in provincia di Napoli.

Si tratta di tre vittime (i corpi erano nudi) di lupara bianca, uccisi e poi fatti scomparire nel 2009 nell’ambito di uno scontro armato tra clan a nord di Napoli per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti. Lupara bianca è una locuzione del gergo giornalistico utilizzata proprio per indicare un omicidio di mafia che prevede l’occultamento del corpo di una persona assassinata, talvolta in aperta campagna, al riparo da occhi indiscreti.

Già nel 2018 il boss pentito Antonio Lo Russo, l’ultimo della famiglia dei “Capitoni” di Miano a passare dalla parte dello Stato, confessò con queste parole il triplice omicidio: “Ne ho decretato la morte (di Dobermann, ndr) e con lui, quella del figlio Ciro e del suo autista Vincenzo Moscatelli in quanto venni a sapere che stava facendo un recupero di 50-60mila euro con persone di Sant’Antimo senza fare capo a me. Lo mandai a chiamare per metterlo in condizioni di parlarmene, ma non mi disse niente. Così andai da Cesare Pagano e gli chiesi di risolvermi questo problema”.

Il ritrovamento è frutto di indagini difensive condotte dall’avvocato Luigi Senese, legale del boss Carmine Amato, accusato di essere l’esecutore (attraverso i suoi killer) del triplice omicidio. I tre sono stati riconosciuti anche attraverso un braccialetto trovato al polso di una vittima.

(foto ANSA Campania)