Suicidi tra universitari. Le proposte dalla ministra Bernini dopo il caso di Diana Biondi

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Dramma suicidi tra gli universitari. Dopo il caso di Diana Biondi arrivano le prime proposte dalla ministra Bernini

Emergenza suicidi tra gli universitari. Due studentesse morte a Napoli e a Milano a distanza di poche settimane l’una dall’altra. Ieri la ministra dell’Università Bernini al Questione Time in Parlamento ha spiegato quali iniziative intende introdurre in relazione al drammatico fenomeno dei suicidi di studenti universitari, con particolare riferimento alle attività di supporto psicologico.

Una settimana fa veniva ritrovato a Somma Vesuviana il corpo senza vita di Diana Biondi. La studentessa aveva ventisei anni e frequentava la facoltà di Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli.  La giovane è arrivata a compiere il gesto estremo di gettarsi nel vuoto per non aver retto alla pressione psicologica degli esami universitari non portati a termine e del traguardo della laurea ancora lontano. La tragica morte di Diana è solo l’ultimo caso di suicidio di studenti universitari, sempre più vittime delle aspettative sociali di una carriera scolastica necessariamente rapida e brillante.

Secondo l’ultimo report dell’Istat riportato da Fanpage.it, in Italia i suicidi nella fascia di età tra 15 e 34 anni sono 468. Di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, in altissima percentuale proprio studenti universitari. Tra gli studenti universitari il 33% soffre di ansia, il 27% di depressione. In alcune facoltà particolarmente competitive la situazione è ancora più grave: fra gli studenti di medicina l’incidenza della depressione è maggiore da 2 a 5 volte rispetto alla popolazione generale. Sempre più atenei stanno aprendo servizi di counseling e sportelli psicologici. La stessa Federico II mette da tempo in campo azioni per sostenere i ragazzi con l’aiuto di psicologi e il centro Sinapsi, con i servizi rivolti agli studenti che incontrano nel percorso difficoltà di varia natura e supporto di esperti.

Ma i casi di suicidi continuano ad essere drammaticamente in aumento. Un primo allarme era stato lanciato nel discorso pronunciato lo scorso 15 febbraio all’Università di Padova da Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli studenti e membro dell’associazione Studenti per Udu: “Non si può morire di università: troppi studenti sono stati vittime della pressione e della narrazione tossica di un’università in cui è esaltata la retorica di un’eccellenza irraggiungibile, di uno standard surreale. Sta aumentando sempre più la sensazione e la percezione che se non si è tra i migliori non si avrà una vita decente, e questo non ci può far stare tranquilli. Senza considerare che facciamo parte di una generazione cresciuta con la crisi economica e con il Covid e che ha paura del futuro, perché saremo la prima ad avere una condizione peggiore di quella che ci ha preceduto: un aiuto è necessario”.

La proposta della ministra Bernini.

Davanti alla necessità di un cambiamento nel sistema universitario da parte degli studenti, la ministra dell’Università Bernini ha risposto a un’interrogazione parlamentare del deputato del Pd Berruto. La ministra ha dichiarato: “Al Mur stiamo approntando una proposta di soluzione in grado di consentire alle Istituzioni della formazione superiore di programmare iniziative stabili e stabilmente finanziate, e non solo farvi fronte sporadicamente sulla base delle emergenze. Per le Università, statali e non statali, la principale fonte di finanziamento ministeriale per interventi è il ‘Fondo per il sostegno dei giovani e per favorire la mobilità degli studenti’. È nostra intenzione rendere strutturali le risorse statali messe a disposizione in questa direzione, rendendo permanente il sostegno, per il potenziamento o la realizzazione di servizi di supporto al benessere psicologico per gli studenti”.

Inoltre, la ministra ha anche aggiunto: “Non dobbiamo dimenticare l’importanza di altre azioni legate al diritto allo studio: borse di studio, rafforzamento delle residenze universitarie, sostegno per la locazione, prestiti studenteschi sostenibili. Tutti aspetti che possono contribuire ad alleggerire il senso di responsabilità che spesso gli studenti provano per lo sforzo economico sostenuto per loro dalle loro famiglie. Dobbiamo mantenere acceso il faro del ricordo, mi unisco alle condoglianze alla famiglia della studentessa di Napoli. Abbiamo il dovere di non lasciare soli gli studenti durante gli anni cruciali della loro esperienza formativa”.