Stellantis Italia e passaggio all’elettrico: la transizione fa paura

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La riunione di ieri su Stellantis Italia
La riunione di ieri su Stellantis Italia

Si temono decine di migliaia di licenziamenti. Ma ecco la sintesi della riunione sul futuro del settore automobilistico organizzata ieri a Roma dal ministro dello Sviluppo Economico, Urso, con i sindacati e gli esponenti dell’azienda   

 

Con la decisione appena sancita da Bruxelles si avvicina inesorabile l’ora x del cambiamento epocale nel settore automobilistico. Ma c’è il rischio che l’Italia resti impreparata di fronte all’imperativo di produrre solo vetture elettriche a partire dalla data imposta dall’UE, il 2035, col risultato di dover affrontare la più grande ecatombe produttiva e occupazionale della sua storia, si parla di 70mila posti di lavoro in bilico. Per questo motivo ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ha incontrato a Roma i responsabili di Stellantis e dei sindacati. Durante la riunione il ministro ha confermato gli incentivi che il governo ha messo e metterà in campo per il settore, tra cui 6 miliardi di euro tra il 2025 e il 2030 (un miliardo per ogni anno) e 2,6 miliardi in contratti di sviluppo già erogati, che hanno interessato 5 stabilimenti Stellantis (c’è anche quello di Pomigliano). “Voglio però capire – l’interrogativo avanzato dall’esponente dell’esecutivo Meloni – come l’azienda intenda utilizzare questi incentivi per produrre modelli in Italia”.  I rappresentanti dell’azienda hanno a quel punto fatto sapere al tavolo romano che nello stabilimento di Melfi sarà sviluppata la nuova piattaforma per vetture elettriche di segmento medio.

 

Per l’impianto lucano è stato anche confermato l’avvio della produzione di quattro modelli multibrand e l’aggiornamento dell’attuale  produzione Jeep con le versioni plug-in e ibride. Per quanto riguarda invece la giga factory di Termoli, cioè il progetto di trasformazione entro il 2026 dell’impianto molisano dalla produzione di motori a combustione a quella di batterie elettriche, l’impresa automobilistica ha confermato la fase di implementazione con la notifica del piano in Europa e l’ormai prossima ratifica entro il primo trimestre per la costruzione del terzo impianto europeo di batterie del gruppo. Sempre a proposito di propulsori, è stata confermata per lo stabilimento avellinese di Pratola Serra la produzione in esclusiva del motore 2.2 destinato a tutti i veicoli commerciali. Qui l’assemblaggio partirà dal 2024. E alla Sevel di Val di Sangro, in provincia di Chieti, imminente il nuovo sviluppo del veicolo x250 Ducato, carrozzato anche nelle altre versioni di PSA, e l’ampliamento dell’accordo con Toyota e Opel che darà un contribuito aggiuntivo. Ma veniamo alla fabbrica di Pomigliano.

 

Nello stabilimento partenopeo è scattato il secondo turno della produzione del suv Alfa Romeo Tonale, potenziamento produttivo che a regime impegnerà nel complesso circa 3mila addetti. E’ stata poi confermata la produzione della Fiat Panda, che nella versione ibrida, stando a quanto  dichiarato da Stellantis, sta dando risultanti importanti in termini di volumi. Intanto, a poca distanza da Pomigliano, nell’impianto di Cassino, è partita la produzione del Maserati Grecale, che sarà completata con la versione elettrica “Folgore” entro l’anno in corso mentre si procederà al rinnovamento delle Alfa Romeo. Altra prospettiva importante: lo stabilimento della provincia di Frosinone diventerà l’hub nella produzione dei suv premium. E salendo ulteriormente di categoria si arriva all’impianto di Modena, che rafforzerà la presenza del bolide Maserati MC20 con la sua nuova versione Spider e con l’investimento nella nuova verniciatura “fuori serie”, grazie a cui saranno assorbiti alcuni lavoratori in esubero nell’impianto di Cento. A proposito dello stabilimento ferrarese l’azienda conferma qui la costruzione dei motori industriali e marini, che in parte hanno garantito la realtà industriale centese. Infine, la storica roccaforte di Torino. In questo caso produzioni Maserati Gran Cabrio e Gran turismo dall’inizio del 2024. Attualmente nel grande polo piemontese si sta procedendo allo sviluppo della Maserati Quattroporte mentre la continua crescita della 500 elettrica dà prospettive sui livelli produttivi. A ogni modo è la transizione verso l’elettrico che focalizza l’attenzione di questa fase molto delicata. In tale direzione Stellantis ieri ha confermato il ruolo degli Enti Centrali, individuandolo come uno dei quattro centri di ricerca del gruppo che avranno il compito strategico nello sviluppo delle vetture prodotte in Italia: confermate le iniziative su economia circolare e trasmissioni per veicoli ibridi e elettrici.

Piani produttivi ma non solo. Al ministero gli esponenti dell’azienda hanno sottolineato sia la necessità di intervenire sugli incentivi per le auto ecologiche sia le preoccupazioni per gli impatti sui motori euro 7, chiedendo al governo un intervento a livello europeo per evitare che i costi gravino sugli stabilimenti. Pressioni sull’Europa ma pure interventi interni al Paese. Stellantis ha evidenziato l’importanza di continuare ad investire sulle infrastrutture per la rete di ricarica elettrica delle auto e di sostenere le aziende che fanno investimenti per autoprodurre energia elettrica per poter abbattere i costi.

 

“Per la Fim – commenta nel frattempo Ferdinando Uliano, segretario generale nazionale dei metalmeccanici Cisl – è stato un primo incontro positivo con il nuovo governo, un’occasione per verificare lo stato di avanzamento del piano industriale del gruppo Stellantis, e un passaggio importante perché in un contesto di forte cambiamento come quello che stiamo vivendo non c’è nulla di scontato”. Sorge però il bisogno di rendere accessibile il mercato e per farlo bisogna ridurre i costi delle nuove tecnologie e sopperire alle problematiche che hanno caratterizzato questi anni (pandemia, mancanza dei semi-conduttori, prezzo materie prime). Del resto la stessa Stellantis ha affermato in sede ministeriale come in Italia nel 2022 vi sia stata una tendenza negativa della vendita di auto elettriche rispetto ad altri paesi europei. E questo è un punto importante di preoccupazione, perchè il trend negativo continua nel 2023. Occorre dunque riadeguare lo schema di incentivi per aiutare il settore.

 

“Stellantis – la posizione di Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic – ha assorbito circa il 40% delle risorse erogate ma vi è invece la necessità di sottolineare l’altro dato, ovvero che il 60% delle risorse è andato agli altri, ai produttori cinesi, coreani, giapponesi e tedeschi. Questo è un segnale che denota una mancanza nella visione della politica industriale in Italia. A questo punto – l’appello di Di Maulo – serve che tutte le parti in causa siano chiamate a rimodulare gli 8,7 miliardi di incentivi al settore automotive, per far sì che venga salvaguardata la produzione di veicoli a motore endotermico e che si favoriscano e indirizzino gli incentivi alla produzione nazionale, finalizzandoli all’acquisto di automobili ai ceti meno abbienti, per salvaguardare l’occupazione nazionale, compresa quella dell’indotto”. “Resta però il grande punto interrogativo su cosa voglia fare di concreto Stellantis nel settore automotive italiano – le conclusioni di Crescenzo Auriemma, segretario generale della Uilm Campania – al momento non abbiamo nessuna certezza sulle produzioni future, in particolare quelle elettriche, soprattutto in vista del cambio obbligato tra endotermico ed elettrico. Dovremo esercitare continuamente la massima pressione sia sull’azienda che sul governo allo scopo di tutelare la nostra industria e, in primis, i lavoratori”.