I Padri di S. Giovanni di Dio, detti comunemente Fatebenefratelli, presero possesso della proprietà al Casamale il 19 luglio del 1626, dopo la cessazione di numerose liti ereditarie. La struttura conventuale era ubicata nella località Portaterra, all’entrata del Casamale, e precisamente nel maestoso palazzo dirimpetto alla chiesa dei Padri Trinitari, dove ora insiste la Pizzeria Aragonese.
San Giovanni di Dio nacque a Montemor- o – Novo, nella diocesi portoghese di Evora nel 1495. Ebbe una vita tumultuosa: fu pastore, contadino, soldato sotto gli stendardi dell’imperatore Carlo V, venditore ambulante, sovrintendente agli schiavi in Marocco, venditore di libri religiosi a Gibilterra. Così lo presenta il portale della Diocesi Ambrosiana: Giovanni si convertì seriamente al Vangelo a seguito di un lettura di un sermone del predicatore e mistico Giovanni d’Avila (1499 – 1569). Nel 1540 si stabilì a Granada, dopo aver distribuito per la strada ai poveri tutti i suoi beni al grido di: Fate il bene, fratelli! Preso per pazzo, fu rinchiuso in un ospedale, dove si rese conto della pessima condizione in cui versavano i ricoverati. Ritornato libero, fondò e organizzò un suo ospedale, dove prestava servizio per amore. In questi luoghi si osservavano le più rigorose norme igieniche e si seguivano le più sicure nozioni sanitarie. In pochi anni il suo ospedale di Granada divenne il primo esempio di un’istituzione moderna, organizzata secondo criteri di efficienza e di previdenza. Fondò l’Ordine dei Fratelli Ospedalieri, conosciuto in tutto il mondo con il titolo dei Fatebenefratelli. Morì l’8 marzo del 1550, e venne canonizzato nel 1690 da Papa Alessandro VIII. Fu proclamato patrono dei malati e degli ospedali nel 1886 da Papa Leone XIII. A Napoli, la presenza dei Frati Ospedalieri di San Giovanni di Dio è attestata già nel 1587, quando acquistarono il palazzo della famiglia Caracciolo, ed altre abitazioni adiacenti, per erigere un complesso monastico intitolato alla loro titolare S. Maria della Pace, in cui fu istituito anche un importante ospedale.
Riguardo alla Città di Somma, il sacerdote Gianstefano Remondini (1699 – 1777) nel terzo tomo del 1757 della sua opera Della nolana ecclesiastica storia, scrive a pagina 304: Evvi parimente la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli col Convento de’ PP. Dell’Ordine di S. Giovanni di Dio edificata nel MDCXXVI da Giannalfonso Signorile, e data a cotesti Religiosi, perché fecondo il piissimo loro istituto vi accolgan gli infermi, quantunque già vi fossero due Ospedali (in città). Il fondatore di questo monastero fu, quindi, Giovanni Alfonso Signorile, primogenito di un noto e ricco medico di Somma, imparentato successivamente con la potente famiglia Capograsso, avendo sposato la nobildonna Lucrezia. L’illustre benefattore, non avendo avuto figli, con testamento del 16 novembre del 1600 istituì erede di tutti i suoi beni, dapprima, la moglie e, successivamente, alla morta di questa, l’Ospedale della Pace di Napoli, con l’obbligo di edificare un convento – ospedale nella città di Somma, come afferma il compianto storico locale Giorgio Cocozza. Da un approfondito studio si stabilì che tale struttura conventuale era ubicata nella località Portaterra, all’entrata del quartiere Casamale, e precisamente nel maestoso palazzo dirimpetto alla chiesa dei Padri Trinitari. Dove ora insiste la Pizzeria Aragonese, in origine vi era la chiesa del convento dedicata a Santa Maria di Costantinopoli. I Padri di S. Giovanni di Dio presero possesso della proprietà al Casamale solo il 19 luglio 1626, dopo la cessazione di numerose liti ereditarie. Il palazzo, che fu del nobile Giovanni Alfonso Signorile, fu rapidamente ristrutturato, adattandolo alla nuova funzione. Nell’ospedale si curavano e si ricoveravano gli infermi indigenti, mentre in altri locali si ospitavano forestieri laici e religiosi di passaggio. La terra santa della chiesetta veniva utilizzata come cimitero sia per i religiosi morti in convento, sia per laici morti in ospedale. I Padri riscuotevano presso la popolazione di Somma, in particolare nel quartiere murato, tanta stima e riconoscenza. La festività in onore di San Giovanni di Dio veniva celebrata dal Priore di somma con una messa solenne, musica, sparo dei mortaretti e distribuzione di regali alle autorità civili e religiose presenti. Altre funzioni religiose venivano celebrate in occasione della Candelora, di San Biagio, dei Sepolcri, di Pasqua, di San Martino e di Natale. In particolare il convento rendeva omaggio alla Madonna della Neve con una festa esterna che prevedeva l’acquisto di carta per i lampioncini e l’oglio per i lumi fatti nella festa delle lucernelle, come si attesta negli esiti del 1757 e 1759. Nonostante alcune ombre che di tanto in tanto si addensavano sulla vita del convento, la comunità dei Fatebenefratelli continuò nel tempo la sua meritevole opera di assistenza e di carità a favore dei malati indigenti. Con l’arrivo dei Francesi, il convento fu colpito dalla soppressione dettata dal decreto del 7 agosto del 1809. Parte dei beni e le rendite del convento furono dal Demanio assegnati alla Pubblica Beneficenza di Napoli. Nell’aprile del 1811, il Decurionato (Consiglio comunale del tempo) cittadino chiese, però, all’Intendente della Provincia di assegnare il soppresso convento alla locale Commissione di Beneficenza per destinarlo a ruota dei proietti, ad ospedale e altri usi comunali. Una parte di esso fu adibito, anche, a Regio giudicato con l’abitazione del giudice, mentre la rimanente parte fu data in affitto per ricavare una rendita annua. Nel 1838 il Regio Giudicato fu traslocato e il Municipio pensò bene di ricavare dalla vetusta casa due quartini, sostenendo all’epoca una forte spesa per rinforzare le strutture e per adattare ad abitazioni civili le antiche ed anguste celle dei frati. Si chiudeva così la storia di un altro piccolo tassello del meraviglioso mosaico della memoria di Somma Vesuviana.