Somma Vesuviana, il 1° ottobre 1943 nel ricordo del prof. Pasquale Malva

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Intervista al prof. Pasquale Malva, già dirigente scolastico del Liceo “G. Mazzini” di Napoli e attualmente responsabile scientifico del Centro di formazione FADI-OPPI Campania.

Il 28 settembre del 1943 ebbero inizio le razzie dei tedeschi che trascinarono via oggetti di valore, animali e mezzi di trasporto. Somma era scossa dal frastuono metallico dei carri armati in ritirata. Alcuni saccheggiarono e minarono alcuni locali pubblici, altri incendiarono numerose case sparse nel cuore della città. Dal castello montano si vedevano le fiamme lambire i tetti e il cielo. Il primo ottobre iniziò il giorno più lungo di Somma Vesuviana. Precedentemente già Ponticelli era stata protagonista di una feroce resistenza nei confronti delle truppe germaniche con 163 morti. Fu il primo quartiere in Europa a liberarsi dalla tirannia nazista, come afferma lo storico locale prof. Luigi Verolino.

Professore, come vissero i suoi genitori la giornata più lunga del 1943?

“Fu un’orda barbarica – ripeteva mio nonno – un’orda di barbari e di vigliacchi che appiccò il fuoco alla nostra casa. Così cominciava il racconto, tante volte ripetuto, del periodo più triste della mia famiglia: era il primo ottobre del 1943, quando un pugno di soldati tedeschi, durante la ritirata strategica, sconvolse la cittadina, mettendo a fuoco case, negozi, giardini e quanto si trovava sulla loro via di fuga. I miei genitori, Renato e Adele, da poco sposati e residenti da qualche tempo a Roma, convinti che, tornando in paese, sarebbero stati al riparo dai bombardamenti continui che le  truppe tedesche effettuavano quotidianamente, si ritrovarono dall’oggi al domani con la casa di Via Turati al civico 8 completamente distrutta. Furono costretti, insieme alla famiglia di mia madre, a riparare in via Antonino Angrisani (abbascio o’ vico) in una stanzetta di pochi metri quadrati, dove nacqui io qualche mese dopo”.

Quali sono stati i racconti tramandati?

“I racconti dei miei genitori, su quel periodo drammatico, si snodavano, come in un film, sulla  furia scatenata di pochi soldati tedeschi che, a bordo di traballanti camion militari, attraversavano le strade del paese, bruciando tutto e minacciando rappresaglie ovunque. La scena, narrata con dovizia di particolari da mio nonno, incuteva in me adolescente lo stesso presumibile sgomento e la stessa angoscia provata dagli abitanti, impossibilitati peraltro a difendersi e ad attaccare, perché tutte le armi erano state sequestrate per ordini superiori dal maresciallo dei carabinieri. I pochi coraggiosi trasgressori non riuscirono ad evitare qualche rappresaglia, non ricordo se con spargimento di sangue, nel rione Casamale e nei pressi della stazione della Circumvesuviana, mentre molte donne del paese si rifugiarono invano nelle chiese per esorcizzare il pericolo incombente.

Fatto sta che la mia famiglia, che risiedeva su una delle strade principali che, da Sarno attraverso Ottaviano portava a Napoli, si ritrovò in una casa ormai diroccata”.

Che cosa fu distrutto?

“Le fiamme toccarono il cielo. Tutto era stato distrutto, come il pianoforte su cui la sorella di mia madre, Rosa De Martino, aveva studiato con il maestro Terenzio Gargiulo, anche lui sfollato a Somma Vesuviana e che poi sarebbe diventato direttore del prestigioso Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella. Un altro oggetto distrutto, di cui ho sentito parlare, consisteva in una preziosa edizione de I miserabili di Victor Hugo, regalata a mio nonno Luigi dall’imprenditore Giorgio Ascarelli, suo datore di lavoro, a cui si deve la costruzione dell’attuale Stadio San Paolo. Una giornata, quindi, orribile per Somma Vesuviana, dopo le memorabili quattro giornate di Napoli, con i tedeschi che, come tu mi confermi, lasciarono anche tre lutti in paese con Muoio Michele, Luisa Granato e Ciro Giannoli. A questi, poi,  dobbiamo aggiungere una precedente lista di una serie di morti, mai ricordata da nessun storico locale e che l’Archivio Storico cittadino ha rispolverato dalle ingiallite pagine dei registri cimiteriali: La Montagna Giuseppe (agricoltore) nato a Somma Vesuviana in via Sapio il 6 marzo del 1914 da Enrico e Cerciello Maria, morto il 20 settembre 1943 per bombardamento in via Marigliano; La Montagna Enrico (agricoltore) nato a Somma Vesuviana il 26 gennaio 1876 da Luigi e Piccolo Rosa, sposato con Maria Cerciello, morto per bombardamento il 20 settembre 1943 in via Marigliano; Auriemma Umberto nato a Somma Vesuviana il 10 marzo del 1925 da Giuseppe e Improta Carolina, morto per schegge di bombe il 26 luglio 1943 in via Marigliano; Auriemma Violanda nata a Somma Vesuviana il primo marzo del 1927 e morta il 26 luglio 1943 in via Marigliano per schegge di bomba; Allocca Carmine (agricoltore) nato a Somma Vesuviana il 23 giugno 1891, sposato con Teresa Tufano, morto il 6 agosto 1943 in via Allocca per ferite di bombe nemiche.

Un amarcord questo, per niente nostalgico, di un episodio emblematico della violenza della guerra, del terrore insulso che ogni conflitto armato provoca, della banalità del male che commette l’essere umano quando cade nel sonno della ragione”.