Sant’Anastasia, quel PUC progettato sul sogno…

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Il PUC, conferito circa sei anni fa dall’amministrazione comunale, appare poco legato alla realtà.

Piano urbanistico Comunale di Sant’Anastasia (PUC)

Riportiamo qui, per comodità dei lettori, una breve sintesi dell’articolo redatto dall’associazione neAnastasis sul nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC). L’articolo completo è riportato nel file allegato.

Il Piano è stato redatto dallo studio Benevolo e sono trascorsi circa sei anni dal conferimento dell’incarico da parte dell’amministrazione comunale.

A)- Articolazione del PUC

 Il PUC è articolato in Piano strutturale e Piano operativo.

Il Piano strutturale, valido a tempo indeterminato, codifica le linee fondamentali di trasformazione a lungo termine del territorio.

Il Piano operativo (detto anche piano del sindaco) è volto a definire gli interventi di trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporali limitati (cinque anni).

B)- IL piano strutturale

    B1- Riforma del modello insediativo

Il Piano strutturale prevede la riforma dell’attuale modello insediativo della città in una struttura bipolare, con una progressiva delocalizzazione di parte del tessuto urbano, attualmente accentrato prevalentemente sull’asse Sant’Anastasia centro- Madonna dell’Arco, sull’asse Romani-Ponte di Ferro-Starza. In quest’opera di riforma, da realizzare sul lungo termine, vengono essenzialmente distinti i seguenti comparti urbani :

  • tessuti e i borghi d’impianto storico di Madonna dell’Arco e Sant’Anastasia, preesistenti agli anni ‘50 del secolo scorso, considerati invarianti strutturali (cioè parti del territorio non trasformabili) per i quali, quindi, non è consentita alcuna ristrutturazione o riconfigurazione urbanistica, ma solo interventi di restauro e manutenzione ordinaria;
  • città di monte consolidata sull’asse Sant’Anastasia centro – Madonna dell’Arco con edifici costruiti tra gli anni ’60 e ’80 del secolo scorso, per essi si prospetta la riqualificazione e la riorganizzazione del tessuto edilizio, privilegiando abbattimenti con ripristino dell’area di sedime o ristrutturazione con cambio di destinazione d’uso (chiaramente da abitazione ad altro); in entrambi i casi la funzione di residenza eliminata sarebbe trasferita a valle, sull’asse Romani-Ponte di Ferro-Starza, su cui verrebbe realizzata la cosiddetta “città giardino di valle”.

A questa ipotesi di riforma del tessuto urbano, facciamo le nostre osservazioni.

–  Centro storico

Prendendo in esame i vari rischi che incombono sul territorio di Sant’Anastasia, sismico, idrogeologico, vulcanico, certamente la parte più esposta è costituita dal centro storico e per l’ubicazione e per la vetustà di costruzione e tipologia d’insediamento; in particolare le ridotte distanze tra gli edifici costituiscono un ulteriore rischio e pericolo in caso di calamità, oltre all’assenza di adeguate condizioni igieniche.

Impedire qualsiasi ristrutturazione urbanistica, che significa anche demolizione senza  o parziale ricostruzione di fabbricati per consentire una diversa configurazione, in casi strettamente indispensabili per assicurare le condizioni minime di sicurezza e igienicità, significa in pratica condannare al degrado questi luoghi, che diventeranno simboli di emarginazione ed abbandono, come già avviene sia a Sant’Anastasia che altrove.

–  Città di monte

Qui ci sono gli edifici di  maggiore altezza che più deturpano il paesaggio per il loro impatto visivo.

La prima ipotesi prospettata di abbattimento per un ripristino paesaggistico, sembra alquanto utopistica. Occorrerebbero, a parte il consenso dei proprietari, ingenti risorse per la demolizione e ripristino dell’area di sedime, con trasferimento a valle della funzione residenziale.

Altrettanto utopistica è l’altra ipotesi di ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione d’uso e trasferimento delle residenze. A parte le risorse finanziarie, c’è da considerare che il trasferimento altrove della funzione residenziale trascina con se anche le altre funzioni connesse alle residenze, quali negozi di prossimità, uffici ed altre attività terziarie. Scarse possibilità, quindi, di trovare altre utilizzazioni per tali edifici.

Queste prospettive vanno necessariamente limitate ai manufatti in situazioni di grave ed accertato rischio idrogeologico, il rischio vulcanico vale ovviamente per tutto il tessuto urbano.

Per la trattazione degli altri comparti, rimandiamo all’articolo completo.

   B2- Riforma del sistema stradale

I redattori del Piano propongono:

– la costruzione di un anello di distribuzione tra quartieri per realizzare una strada-parco (parkway), atta a scaricare Via  Pomigliano e Via Romani dal traffico di distribuzione tra insediamenti di valle e quelli di monte;

– la chiusura dei percorsi agricoli inurbati con una gemmazione di “ovuli” di disimpegno dei quartieri e degli insediamenti produttivi e di servizi, esistenti e di nuova realizzazione.

In questa prospettiva, Via Pomigliano e Via Romani, pur rimanendo le dorsali principali, sarebbero interessate, secondo i redattori del Piano, da modesti traffici carrabili locali e potrebbero essere utilizzate ad un unica direzione di marcia. Entrambe le strade dovranno essere dotate di spazi pubblici attrezzati per i pedoni e le biciclette, oltre a quelli riservati al trasporto pubblico, da realizzare con bus dedicati o tramvia leggera (monorotaia o funicolare).

In questa ipotesi di viabilità, come si può pensare che Via Pomigliano e Via Romani, pur restando dorsali principali della viabilità, siano interessati da modesti traffici locali? Attualmente e anche nella futura ristrutturazione, da quanto si sappia, gli svincoli delle due S.S. 268 e 164Dir sono su queste due strade e, quindi, inevitabilmente il traffico da e per Sant’Anastasia è e sarà dirottato su queste due arterie.

Pensare, poi, di utilizzarle ad unico senso di marcia per ricavare lo spazio attrezzato per la viabilità ciclo-pedonale e quello riservato al trasporto pubblico, da realizzare con bus dedicati o tramvia leggera (monorotaia o funicolare), mi sembra alquanto fantasioso, per non dire altro.

 

B3- La struttura produttiva

I redattori del Piano prevedono la realizzazione di tre insediamenti produttivi d’iniziativa pubblica: – un centro agro-alimentare dislocato verso via Romani, sull’area già prevista come zona artigianale di iniziativa pubblica dal vigente Piano Regolatore;

– un centro per attività produttive integrate (direzionali, commerciali, manifatturiere, servizi), su via Pomigliano,  sull’area anch’essa già prevista come zona artigianale d’iniziativa pubblica dal vigente Piano  Regolatore;

–  un centro per la logistica e le autodemolizioni in corrispondenza di una cava dismessa in contrada  Macedonia.

La realizzazione di questi insediamenti si attuerà mediante Piani per insediamenti produttivi (PIP), ai sensi della L. 865/1971.

C)- PIANI OPERATIVI E CONSIDERAZIONI FINALI

Terminiamo la trattazione sul PUC con un breve cenno sui piani operativi ed alcune considerazioni finali. I Piani operativi hanno validità temporale di cinque anni e sono correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennali dell’Amministrazione. L’approvazione del PUC deve essere accompagnato dal primo piano operativo.

 

I redattori si limitano, in questa fase, a fissare gli obiettivi del primo piano operativo, definito come piano per i servizi e la crescita locale, secondo le seguenti tre linee d’intervento:

– razionalizzazione delle linee di fuga per favorire il deflusso in caso di emergenza vulcanica;

– individuazione delle opere necessarie alla messa in sicurezza idrogeologica del territorio;

– impianto di un’area produttiva da insediare mediante urbanizzazione pubblica ai sensi della L. 865/1971, al fine di promuovere lo sviluppo produttivo.

A conclusioni della trattazione possiamo fare alcune considerazioni finali.

Il progetto di piano presentato dallo studio Benevolo ed associati si caratterizza certamente per la sua ampiezza, eccessiva a nostro parere. Difetta, difatti, di sintesi, inutilmente ripetitivo nelle sue articolazioni, caricato di troppi particolari non essenziali che rendono ardua la lettura e la comprensione. Difetta poi di un sano realismo, con la conseguenza di prospettare una città ideale, con scarse probabilità che possa diventare città “reale”.

Siamo convinti che non ci sia niente di peggio di un piano urbanistico progettato sul sogno anziché sulla realtà.

                                                                                    Associazione civica neAnastasis

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