Omicidio dell’eroe ucraino, il vescovo agli assassini: se avete un po’ di umanità costituitevi

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Accorato messaggio di monsignor Beniamino Depalma, responsabile della diocesi di Nola. Che ricorda la figura di Anatoliy Korol. E domenica messa a Castello di Cisterna.

“Vi chiedo il coraggio di prendere atto del male che avete fatto e di assumervi tutta la responsabilità del gesto che avete compiuto: se recupererete questa coscienza dimostrerete che nel vostro cuore c’è ancora un seme di umanità “. Non è duro ma è accorato l’appello lanciato dal vescovo della diocesi di Nola, Beniamino Depalma, agli assassini di Anatoliy Korol, l’operaio ucraino ucciso sabato sera nel tentativo di sventare una rapina in un supermercato di Castello di Cisterna. Depalma fa ricorso a uno dei principi fondanti del cattolicesimo per una difficile mediazione persuasiva: il perdono divino in caso di pentimento. Ora ci si chiede se questo pentimento ci sarà da parte dei due ragazzi, molto probabilmente proprio della zona di Castello di Cisterna, che hanno massacrato a colpi di postola e di coltello il 37enne immigrato padre di due bambine.  ” Dio – scrive Depalma nel suo messaggio –  ,autore della vita, chiederà conto della morte di Anatolij come di quella di altri innocenti, chiederà conto agli autori di questo gesto scellerato, gesto che insieme a tanti altri fino ad oggi commessi è causa dell’invivibilità di questo nostro territorio “. Il prelato invita tutti ” a raccogliere il testimone lasciato da Anatoliy “.  ” Non possiamo rassegnarci – avverte Depalma –  non possiamo lasciare che sia la logica del malaffare a guidare le nostre scelte: Anatoliy ha ricordato a noi tutti che il bene comune è tale perché la sua cura dipende da gesti di corresponsabilità! La storia umana di questa nostra terra non può essere scritta dalla mano armata di Caino: essa può essere scritta da mani libere e piene di umanità! “. Depalma terrà domenica prossima, alle 19, nella chiesa di San Nicola di Bari, sulla centrale via Roma di Castello di Cisterna, la messa in ricordo dell’immigrato slavo che viveva da anni da queste parti inserendosi perfettamente, lui e tutta la sua famiglia, nel tessuto sociale della zona.