Riceviamo e pubblichiamo dall’agenzia di sviluppo area nolana
Gaetano Minieri, sindaco di Nola: “Puntiamo ad un welfare con meno burocrazia e più attenzione ai bisogni dei nostri cittadini”
Investire sul benessere dei bambini allontanati dalle famiglie che vivono situazioni di disagio, e per questo momentaneamente non idonee a prendersi cura di loro, rafforzando il servizio affido territoriale: questo l’obiettivo dell’incontro tra il dirigente dell’Ambito sociale N23 e gli operatori dei servizi sociali dei 14 Comuni del territorio che ne fanno parte. A dare impulso all’iniziativa, che punta a ridurre ulteriormente i traumi legati all’allontanamento dei minori dai rispettivi contesti di vita ed a favorire il ricorso all’affido sono stati il delegato dell’Ambito Paolino Mauro ed il sindaco di Nola Gaetano Minieri.
“Il modello utilizzato per rafforzare il servizio di affido territoriale – ha sottolineato il primo cittadino di Nola, comune capofila dell’Ambito N23 – costituirà il percorso che imboccheremo per ogni azione del piano sociale di zona. Condividendo con le strutture dell’intero territorio le strategie e le buone pratiche ottimizzeremo le risorse destinate alla comunità e daremo risposte univoche e più efficienti alle persone maggiormente in difficoltà. Puntiamo ad un welfare con meno burocrazia e più attenzione ai bisogni dei nostri cittadini”.
Potenziare il servizio di affido territoriale vuol dire fare in modo che a prendersi cura dei bambini possano essere altre famiglie più che le strutture istituzionali. Alla riunione hanno preso parte anche la responsabile del gruppo integrato di lavoro dell’Asl Na3 Sud, Michela Di Fratta e la dirigente psicologa dell’Asl Na3 Sud, Angela De Sarno.
“Potenziare il servizio di affido territoriale – ha spiegato la psicologa del Sat, Anna Iovino – significa mettere al centro il minore, assicurargli il calore di una famiglia che ha scelto di prendersene cura. In questo modo si supererebbe anche l’approccio assistenzialistico perchè diminuirebbe il numero di minori affidati alle strutture residenziali, a beneficio, dunque, anche della collettività in termini di aiuto sociale e di minor carico economico sulle amministrazioni comunali”.
“Per raggiungere il risultato – ha proseguito poi Anna Iovino – sarà necessario puntare sulla sensibilizzazione verso un tema che ha una grande rilevanza etica e sociale: troppo spesso, infatti, si percepisce l’affido come una prima tappa verso l’adozione definitiva e non come una risposta al disagio minorile. Necessaria anche la formazione continua delle nuove famiglie affidatarie in modo da fornire loro strumenti e metodologie operative per prendersi cura dei minori in difficoltà”.