Misteri di Ottajano: il manifesto di un assessore “congedato” e i politici “bocciati” che presentano libri …  

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G.Grosz, Automi repubblicani

 

Un assessore  dimissionato,  un manifesto di difficile interpretazione, i toni smorzati di una vicenda che è un fedele ritratto di certi aspetti della città, in questo momento.  Una giornalista ottavianese e i “politici bocciati” che presentano libri….

Alla prima lettura, ho pensato che il manifesto firmato dalla segreteria di “Noi Sud” fosse uno scherzo, ma alla terza lettura mi sono arreso: la notizia è vera: il sindaco di Ottaviano, e cioè l’avv. Luca Capasso, ha ritirato, con un atto del 29 ottobre, le deleghe dell’assessore avv. Ciro Sesto e il manifesto è una risposta al provvedimento. Il mio commento al manifesto è di natura esclusivamente gnoseologica: lo ripeterò fino alla noia, mi scusino i miei quattro lettori: la politica non mi interessa, cerco solo di capire cosa succede intorno a me.  Sono come un forestiero, che, senza conoscere nulla delle vicende ottajanesi, e trovandosi per caso nella piazzetta della Vesuviana, posa gli occhi su questo manifesto. Il testo è diviso in tre paragrafetti. Nel primo, sotto il titolo “Nulla è più falso di quanto si pensa”,  leggo che il sindaco ha ritirato le deleghe “ assumendo che l’azione posta in essere dall’assessore non ha prodotto i risultati previsti dal programma di mandato”: il che ha causato “ un affievolimento del rapporto fiduciario”. La logica della deduzione mi autorizza ad affermare che: a) secondo il sindaco, gli altri assessori stanno realizzando il programma di mandato; b) il rapporto fiduciario non è svaporato del tutto, è solo “affievolito”. Nel secondo paragrafetto, intitolato “Nulla è più vero di quanto si è fatto”, si dichiara che  l’ avv. Ciro Sesto nei due anni in cui è stato assessore  ha profuso “impegno e passione”, realizzando con “onestà intellettuale e etica politica, prima ancora che di vita, importanti progetti” e ha contribuito con essi al sostegno e al sollievo delle fasce deboli e alla valorizzazione del territorio di Ottaviano. Il giudizio politico con cui il sindaco ha motivato la sua decisione viene con durezza respinto dall’assessore: le posizioni sono assolutamente antitetiche, e quella dell’assessore è costruita su uno schema lineare: è vero ciò che ho fatto io, è falso ciò che pensano gli altri.  E questo sarebbe, all’andata e al ritorno, un “rapporto fiduciario affievolito”? Il sindaco non ripone più tutta la sua fiducia – la fiducia politica, ovviamente – nell’assessore, e lo dice: io, dopo aver letto il manifestino, non ho forse il diritto di chiedere all’assessore quanta fiducia “politica “egli riponga nel sindaco?  Nel terzo paragrafetto il sindaco viene invitato ad esporre pubblicamente le vere ragioni del provvedimento. Che vuol dire? l’avv. Ciro Sesto e il suo partito, ignorando quali siano le ragioni “vere” del provvedimento, chiedono al sindaco di rivelarle a loro e al popolo? o le conoscono, queste benedette ragioni “vere”, ma si aspettano che sia il sindaco a illustrarne forma e sostanza? In questo secondo caso, gli autori del manifesto pretenderebbero che il sindaco riconoscesse pubblicamente di aver indicato, nell’atto di revoca delle deleghe, “ragioni non vere”. E’ possibile?   Se interpreto i nessi e i passaggi in modo non corretto, prima chiedo perdono e poi chiedo lumi.

I fastidi di questo “vere”: poiché non disponevo di macchina fotografica, copiai il testo del  manifestino su due foglietti. Quando, qualche giorno dopo, nel controllare la trascrizione, ho letto: “ ….le vere ragioni”, mi è venuto il dubbio che avessi copiato male: a tal punto  mi sembrava incredibile l’uso di quell’aggettivo in quel contesto.  Ho fatto un giro alla ricerca di una copia del manifesto affissa negli spazi riservati: ma le copie erano state già tutte coperte da altri manifesti. Per fortuna, quella affissa in Piazza Mercato era coperta solo nella parte superiore: in quella inferiore si leggeva distintamente: “…ad esporci pubblicamente le vere ragioni…”.

Non oso giudicare questa contesa con gli schemi logici di cui dispongo: se osassi, i ferri vecchi del mio ragionare mi spingerebbero a un uso antiquato della deduzione.  Figuriamoci cosa succederebbe se tentassi di capire, con quei ferri vecchi, la conclusione del manifesto, in cui viene ribadita “fermamente” la “nostra appartenenza a questa maggioranza”. Citerei certamente Zenone e Guicciardini, ma sono nomi che non dicono più nulla, nomi “consumati”.  Dovrei parlare del silenzio che ha avvolto questa vicenda e nelle piazze “reali” e in quelle “virtuali”. Diceva Degas che la perfezione di un quadro dipende dai colori dal tono smorzato. Diceva Gianni Brera che solo pochi calciatori conoscevano l’arte di “smorzare” il pallone che arrivava veloce, e mi pare che indicasse come Maestri  di tale arte il divino Pelé, Sivori e Mario Corso. Sarebbe bello scrivere un articolo sulla “smorzatura” e sulle funzioni che essa svolge anche in politica. Sed maiora premunt: la Fiorentina e il Lech hanno già incominciato a giocare.

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Giovedì 29 ottobre ho avuto l’onore di presentare, con Gennaro Pascale, Mario Iervolino e  Michele Pizza, il libro di Gianfranco Nappi sul  “Latte Nobile”. Qualche giorno prima  mi fanno leggere  una “sententia” pubblicata su “fb” da una giornalista che scrive su un diffuso quotidiano territoriale: “ Le contraddizioni. A Ottaviano I politici “bocciati” si mettono a presentare  libri. A Torre Annunziata un uomo di settanta anni, padre della storia locale, si mette a regalare libri…”.  Chi sono i “politici bocciati”? Poiché usa il verbo “presentare”,  la gentile signora non ce l’ha con Gianfranco Nappi, che il libro l’ha scritto: ma non può riferirsi nemmeno  al dott. Iervolino e a Michele Pizza , che non sono stati “bocciati” in nessuna competizione elettorale, se non ricordo male. Gennaro Pascale sta fuori dalla mischia, perché dirige l’ISIS – Istituto Alberghiero “Luigi de’ Medici” che ha ospitato la presentazione. Dunque, sono io il politico “bocciato”? Non mi sono mai candidato, ma se mi fossi candidato, sarei stato sicuramente bocciato. Lo ammetto: sono un “bocciato” a priori.

Ma il nesso “politico bocciato” risponde alle norme della logica della politica? Ho qualche dubbio. Se uno è politico vero, continua ad esserlo anche se gli elettori bocciano la sua candidatura e una parte dell’opinione pubblica boccia le sue idee. Winston Churchill, dopo aver vinto la seconda guerra mondiale, perse le elezioni: il politico di razza si misura quando sta all’opposizione, e questo l’hanno detto e l’hanno dimostrato Berlinguer, Craxi, lo stesso Andreotti, e prima di loro, anche Luigi de’ Medici, Gli elettori possono bocciare i candidati, non i politici: lo dimostra, ex contrario, il fatto che ci sono candidati che vincono le elezioni a furor di popolo, e poi, nei fatti, dimostrano di essere non veri politici, ma solo   demagoghetti, – direbbe Crozza – De Luca –  di serie C . Per fare politica alta, anche quella del retrobottega – consentitemi questo paradosso -, ci vogliono idee. Un cervello deboluccio non riesce a pensare né grandi progetti, né grandi “affari”: e se ha la presunzione di mettere mano a un grande “affare”, semina, prima ancora di muoversi, indizi, segnali e tracce. Se fa scanaglià’.

Quali fossero le intenzioni e gli obiettivi della giornalista, non so. So che la cosa non mi ha fatto piacere. La giornalista è una donna di classe: veda lei se l’avere usato quel nesso “politici bocciati” in quella circostanza, la presentazione di un libro, non abbia per un momento appannato il terso cristallo dei suoi modi, del suo stile.  Il settantenne torrese, “padre della storia locale”, quando regala i suoi libri, fa quello che dovrebbero fare tutti gli autori di libri di storia locale: ma poiché non tutti lo fanno, egli merita un sincero applauso.