Forse non tutti sanno che l’art. 1 comma 137 della Legge Delrio impone che nelle giunte dei Comuni con più di tremila abitanti ambo i sessi debbano essere rappresentati in misura non inferiore al 40%. In sostanza vige l’obbligo che nella composizione dei consigli comunali sia le donne sia gli uomini debbano essere presenti almeno per il 40 per cento: sotto questa soglia non si può andare, per legge, ormai dal 2014.
Alla fine del 2018 Open Polis riportava che solo il 14% dei sindaci italiani sono di sesso femminile e solamente 2 delle 21 tra regioni e province autonome sono guidate da donne. Dal 2009 al 2012 la percentuale di uomini tra i candidati era costantemente oltre il 70%, raggiungendo un picco notevole nel 2010, quando 1 solo candidato su 4 era donna. Solo con il primo anno di applicazione della legge 215 del 2012 (quindi dal 2013) le donne hanno superato il 30% di rappresentanza nelle liste dei candidati, segnando quindi un forte cambio di passo. Tra il 2009 e il 2016 la percentuale di donne tra i candidati alle elezioni comunali è aumentata del 26,84%. Ancora oggi, nonostante i passi in avanti siano stati tanti, nei consigli comunali di 11 regioni su 20 gli uomini continuano a rappresentare oltre il 70% degli eletti.
Com’è la situazione a Marigliano? Ambigua.
Attualmente, ora che siamo agli sgoccioli di un mandato finanche prorogato a causa dell’emergenza sanitaria, la pubblica assise è composta da 24 consiglieri, di cui appena 5 sono donne: Antonella Uras (che ha le deleghe a cultura ed eventi), Renata Conti ed Ester Fontanarosa tra la maggioranza, Rosa Di Palma e Filomena Iovine tra le fila dell’opposizione. Parliamo, dunque, del 20.83%, un dato decisamente lontano dal minimo del 40% stabilito per legge.
Tuttavia, al momento la giunta comunale, in seguito a numerose variazioni subite nel corso di cinque anni, conta tre assessori donna (De Rosa, Aliperti e Perna) su un totale di cinque: quindi il 60%. Di conseguenza, nel complesso l’attuale legislatura su un totale di 29 figure politiche presenta 8 “quote rosa”, se così vogliamo definirle, senz’altro erroneamente. Ciò significa che sommando tutte le presenze femminili nella squadra di governo locale si registra un dato sensibilmente basso, del 27.59%, oltre dodici punti percentuali in meno rispetto al minimo obbligatorio.
Secondo il TAR della Calabria (Sez. I di Catanzaro, sentenza 17 settembre 2019, n. 1578) l’impossibilità di procedere alla nomina di un assessore di sesso femminile deve essere adeguatamente provata e l’interpello finalizzato all’individuazione della persona a cui affidare l’incarico non può essere rivolto alle sole persone appartenenti allo stesso partito o alla stessa coalizione di quella che ha espresso il sindaco, soprattutto in realtà locali non estese, ma all’intero ambito territoriale di riferimento.
Precedentemente anche il Consiglio di Stato aveva detto la sua sulla questione, intervenendo sulla questione con una sentenza del 2016 in cui affermava la necessità che fosse provata in modo adeguato “quella situazione di obiettiva ed assoluta impossibilità di rispettare la percentuale di genere femminile nella composizione della giunta comunale fissata dal legislatore, condizione che, in una logica di contemperamento dei principi costituzionali che vengono in gioco costituisce il limite intrinseco, logico – sistematico, di operatività della norma in questione”, ossia del citato comma 137 della Legge Delrio.
I dati, anche locali, dimostrano che per quanto il legislatore possa tentare di imporre paletti correttivi, non è detto che la società viaggi alla stessa velocità. Sarebbe interessante, dunque, comprendere i motivi di questa scarsa presenza femminile all’interno del consiglio comunale mariglianese, cosa che amplifica il gap di genere: si auspica che la prossima, imminente campagna elettorale possa provvedere a riequilibrare la situazione, come legge vuole, e che molte altre donne possano avere l’opportunità di scendere in campo e contribuire, con uguali diritti, all’agone politico della città.
(in foto la consigliera Renata Conti impegnata nella sensibilizzazione contro la violenza di genere)