Una recente determina comunale ci informa del fatto che l’ente abbisogna di “costruire un nuovo sito internet comunale con migrazione dei dati già pubblicati, utilizzando più moderni e flessibili sistemi di programmazione, adeguati ai nuovi standard normativi nazionali, con tenuta in cloud service” e riprogrammare “l’APP comunale Arianna, per l’interscambio informativo bidirezionale e l’utilizzo degli attuali sistemi di pushing e mailing”. Di conseguenza si procede all’indizione di una gara d’appalto utilizzando la procedura MEPA (Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione), e si dà esecuzione al capitolato speciale d’appalto, predisposto per l’occasione: 7.500 euro, di cui 6mila per il 2020 e 1.500 per il 2021.
Come si legge sul Play Store di Google, dove l’applicazione è già disponibile per l’installazione, “Arianna è l’APP di comunicazione ed informazione di proprietà ed uso esclusivo del Comune di Marigliano, che rende disponibile ai cittadini e a tutti coloro che sono interessati a ricevere informazioni e avvisi, anche personali e riservati, nel rispetto delle norme vigenti in materia di privacy”. Dunque si tratta di una applicazione di proprietà del Comune, sviluppata dagli uffici del Settore I, dove è in attesa di definizione da un po’: ne deriva che per il suo sviluppo sono state già investite alcune somme.
Il dubbio relativo alla bontà di questo ulteriore investimento di risorse sorge in quanto una mano tesa (e una opportunità gratuita) arriva dallo Stato e riguarda il progetto IO (io.italia.it), un importante pilastro della visione di cittadinanza digitale del governo italiano. Ideato e sviluppato dal team per la trasformazione digitale e oggi gestito da PagoPA S.p.A., l’app IO ha l’obiettivo di facilitare l’accesso dei cittadini a tutti i servizi digitali della pubblica amministrazione e ai diritti che questi servizi garantiscono. Ultimamente di IO si è parlato moltissimo in quanto rappresenta il device di riferimento per il cashback, la novità introdotta dal governo per favorire gli acquisti senza contanti e combattere l’evasione fiscale. Al 21 dicembre l’applicazione faceva registrare oltre 9 milioni di download, e ad oggi risultano circa cinque milioni di persone iscritte al cashback, con 2,5 milioni di carte pagobancomat registrate dall’app: numeri confortanti che dovrebbero incentivare il suo utilizzo anche presso gli enti locali, considerando i vantaggi offerti da tutte le funzioni necessarie alle pubbliche amministrazioni, grazie all’integrazione con ANPR, pagoPA, SPID e CIE (la carta d’identità elettronica).
Eppure a Marigliano, dove non esiste nemmeno una rete Wi-Fi pubblica, si preferisce insistere su un percorso che non ha ancora offerto risultati concreti, investendo ulteriori somme su una applicazione “di proprietà”, nonostante le considerevoli e quanto mai attuali opportunità offerte dal governo centrale. Senza pensare che proprio quelle somme potrebbero essere dirottate su altre inderogabili necessità, sempre connesse all’innovazione che in città non ha mai galoppato. Problemi legati alla sicurezza, stando alle preoccupazioni del responsabile del Settore I, che si è mostrato più volte reticente a lanciare il Comune nel futuro (che ormai è il presente e che tra poco rischia di diventare passato). Se è bene fare le cose con giudizio, al fine di evitare pasticci – il sito comunale è stato vittima di un attacco hacker proprio pochi mesi fa, a ridosso delle elezioni amministrative – è anche vero che l’app IO è un progetto open source, basato su processi di sviluppo aperti e partecipati. “Questo permette di rovesciare il paradigma della sicurezza tramite segretezza – si legge sul sito dell’app – in quanto “i codici dell’applicazione e delle piattaforme di back-end sono a disposizione di tutti, quindi aperti allo scrutinio di tutta la comunità IT e di coloro che scelgono di dare una mano segnalando malfunzionamenti ed eventuali bug”.
L’applicazione in questione, pensata apposta per la PA italiana, vuole essere un unico punto di accesso per interagire in modo semplice e sicuro con i servizi pubblici locali e nazionali (Comuni, Regioni, agenzie centrali): dunque, perché rischiare di perdere il filo dell’innovazione con il resto del Paese?
La testimonianza di ACI riflette perfettamente le potenzialità e la visione espresse da IO, che permette di fare sistema, cioè di “creare valore oltre che per il singolo anche per la collettività, creando quei presupposti culturali necessari perché il concetto di cittadinanza digitale possa espandersi con rapidità e in maniera diffusa”.
Risparmiando anche qualche euro.