“[…] Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”. Parole e musica che oggi risuonano come una profezia quelle proferite da Pier Paolo Pasolini nel cosiddetto cine-match “La rabbia” del 1962, realizzato insieme all’illustre scrittore Giovannino Guareschi.
Certo, la visione che mi accingo a illustrare è romantica, sognatrice. Però.
Da quando è iniziata la pandemia ho un riferimento cinematografico in testa che non mi abbandona: “E venne il giorno” (The Happening) di M. Night Shyamalan. In quel film del 2008 le piante sprigionavano una tossina che induceva gli esseri umani al suicidio in una sorta di volontà vegetale di ripristino dell’equilibrio fisico del mondo. Quasi allo stesso modo il COVID-19 fa respirare il pianeta – come dimostrano le immagini, a corredo, del mare di Napoli e dell’inquinatissimo fiume Sarno – fermando le attività (produttive) umane e, di conseguenza, costringendo anche a gesti estremi le persone più in difficoltà. Pensiamo a cosa succederà quando e se l’Unione Europea non troverà un accordo sui bond. Solo l’Italia sta già perdendo miliardi di euro, pensiamo al disastro sociale imminente.
Tuttavia faccio anche un’altra riflessione: perché la UE, oltre a pensare ai soldi da elargire, non inizia a muoversi anche su quello che forse è il tema centrale di questa emergenza: rinnovare la cosiddetta normalità. Bisogna agire subito ma dimostrando visione, questa sconosciuta. Oggi mari e fiumi sono limpidi, benissimo: perché non approfittarne per dotare di nuovi strumenti e tempistiche chi ha il dovere di individuare coloro che li inquinano (locali, fabbriche, esercizi commerciali, strutture ricettive, industrie)?
Probabilmente la pensa così anche Ciriaco Sapienza, da cui è partita l’idea di una petizione rivolta direttamente al governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per chiedere maggiori controlli sugli scarichi industriali. L’iniziativa conta già quasi tremila firme. “Alle fine del lockdown pretendiamo un’indagine capillare per identificare tutte le industrie che fanno danno alla nostra terra. Non facciamo gli indifferenti, valorizziamo di nuovo la nostra splendida regione che nel corso degli anni è già stata martoriata in tutti i modi possibili”, sollecita Sapienza.
Qui il link alla petizione.
D’altro canto, quando torneremo alle nostre malsane abitudini, chi oggi è in difficoltà dovrà lavorare il doppio per recuperare: ciò significa anche emettere il doppio e dunque inquinare il doppio, a dimostrazione che tutto questo non sarà servito a nulla. Allora io mi chiedo: perché sarebbe deprecabile l’idea di un reddito universale? Se tutti gli esseri umani potessero contare su un introito fisso mensile, probabilmente non avrebbero più bisogno di stressare se stessi e le risorse naturali, penso alla pesca, agli allevamenti intensivi come a tante altre cose. In che termini?
Le dinamiche del profitto, un po’ come le dinamiche del consenso (politico), annullano le nostre libertà e ci costringono a essere ciò che non siamo. Chi esercita il potere attraverso le condizioni del profitto soggioga e tiene in scacco chi non ha altra forma di sostentamento ed è costretto a produrre quanto più possibile per riuscire a guadagnare il giusto (per “campare”, che equivale a sopravvivere).
Ma se un uomo fosse premiato da un reddito solo per il fatto di esistere, non sarebbe indotto a vivere piuttosto che a sopravvivere? Così facendo si potrebbe impiegare il tempo per andare a pesca ma non per pescare, se riesco a far passare la sottile differenza. Ognuno sarebbe libero di dedicarsi a ciò che ama davvero, e anche questo significherebbe produttività. Sarebbe una diversa espressione della stessa, una naturale conseguenza dell’umana esistenza sul pianeta Terra. Lo sappiamo che il genere umano fa di tutto per vivere, pur di non morire, ma ad oggi lo fa anche e soprattutto a scapito del pianeta e questo non possiamo più permetterlo o soccomberemo.
Il fatto di poter ammirare un ambiente migliore ma senza poterlo esperire, toccare con mano, godere, è un paradosso estremo che ci deve far riflettere. Che vita è questa?
Buon Earth Day a tutti.