“La bella Napoli” nei disegni e nel racconto di C.W. Allers, “il pittore di Bismarck”

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W. Allers (1857- 1915) raccontò Napoli da pittore, da disegnatore, da scrittore. Fu lui a intitolare “appiccico” il suo disegno delle donne che si accapigliano: l’ immagine “apre” l’articolo. Fu autore di un volume “La bella Napoli”, corredato da centinaia di incisioni. Dal 1891 visse a Capri e fuggì via dall’isola nel 1902 per evitare l’arresto: gravi erano le accuse. Raccontò una Napoli “vista” con l’occhio del disegnatore “tipo reporter”.

 

Christian Wilhelm Allers fu pittore, incisore, scrittore: i giornali tedeschi lo soprannominarono il “pittore di Bismarck”, per il gran numero di opere in cui ritrasse il Cancelliere. Nel 1891 si fece costruire una casa a Capri e qui trascorreva gran parte dell’anno, essendosi perfettamente inserito nella colonia di residenti tedeschi, un consistente gruppo di artisti e di protagonisti dell’economia, il cui “capo” era Friedrich Albert Krupp. Allers dedicò quadri, disegni, e pagine di stile raffinato a Napoli, al Golfo, ai luoghi storici della Campania: il tutto venne inserito nell’opera “La bella Napoli”, pubblicata in Germania nel 1893, corredata da centinaia di illustrazioni e di litografie e tradotta in italiano quasi un secolo dopo. Nel 1902 Allers fu costretto a fuggir via da Capri, perché un amico lo avvertì che la Questura di Napoli stava indagando sulla vera natura delle “attenzioni” che egli dedicava ai giovani che, ingaggiati come modelli, frequentavano quotidianamente il suo studio. Max Vairo scrisse che il suo stile di disegnatore era particolare, “tipo reporter”, tipico “di un attento osservatore e cronista del suo tempo, che sapeva cogliere con viscerale realismo situazioni anche impietose, ma pur sempre assolutamente vere.” (R. Mammucari). Questi caratteri Allers seppe trasferirli anche alla sua prosa, e perciò “La bella Napoli” risulta un’opera di notevole interesse. Una sera, a via Caracciolo, non sfuggono all’attenzione dell’artista due sartine che chiacchierano allegramente “andando a spasso incontro al sole, dopo una giornata di duro lavoro, sgranocchiando semi di zucca e cercando, con grazia, lo sguardo dei loro corteggiatori”. E nelle prime ombre  incominciano a delinearsi il paesaggio “incantato” di Posillipo, che nasconde il tramonto del sole, il profilo del Vesuvio e le “macchie” dei “paesi arroccati ai suoi piedi” e,sullo sfondo, la luce di Sorrento. Incomincia la passeggiata serale. Si svolge lungo via Caracciolo il corteo interminabile di eleganti carrozze tirate da splendidi cavalli, e le luci artificiali accendono, sull’ampio marciapiede, i colori dei chioschi inghirlandati con rami di limoni e le caraffe di “acqua zuffregna” e di “acqua di Serino” corretta con l’anice, con l’orzata, con lo sciroppo di amarena. L’ “occhio” dello scrittore è l’ “occhio” del disegnatore attirato dalle cose, dagli oggetti, dallo “spirito” nascosto che anima anche ciò che è inanimato. Parlano ad Allers anche le statue degli imperatori romani nel Museo: “ Ecco che il busto di Cesare mi guarda dall’alto della sua gloria, così come Caracalla che trama nell’ombra e Marco Aurelio, dignitoso e solenne, o Tiberio, il sanguinario, che a vedersi sembra così gentile”. Anche Allers non sfugge alla suggestione del più solido “luogo comune”, quello di Napoli città- teatro. Piazza Plebiscito è il luogo dell’eleganza, dei negozi alla moda, dei palazzi del potere e della ricchezza: pare di “stare a Berlino nella Friedrichstrasse, o nei “Boulevards des Italiens” a Parigi, o ancora nel cuore di Broadway a New York.”. Ma già alle spalle della piazza il traffico si placa e si apre la rete delle “mille stradine che fanno perdere l’orientamento e nei vicoli riappare “ il personaggio”, la “caricatura”, il “teatrante” con tutte quelle scene di vita quotidiana che rendono così suggestiva Napoli”. In quelle stradine si può assistere all’ “appiccico”, allo scontro tra “vajasse” che si afferrano per i capelli sotto lo sguardo attento di spettatori “borghesi”. La suggestione di Napoli città- teatro induce Allers a temere che i lavori del Risanamento possano cancellare anche la “scena” meravigliosa del quartiere Santa Lucia, “un antico rione di pescatori miracolosamente rimasto intatto pur trovandosi in mezzo ai due quartieri più eleganti di Napoli…Forse presto scomparirà, con grande pena e nostalgia di coloro che per generazioni hanno abitato in quei vicoli sporchi e stretti, ma così vivi dove le carrozzelle scoperte nelle belle giornate e allegre compagnie si sfiorano tra loro, spaventando a morte i turisti stranieri che già si immaginano rovinosamente catapultati nei cesti di pesci e di ostriche”. Nella strada del Porto o di fronte al Castello del Carmine affascinava l’artista tedesco lo spettacolo dei pescatori “abbronzatissimi, a gambe nude, con la camicia aperta sul petto”, delle loro mogli scalze, delle loro figlie simili a Naiadi che non hanno paura del mare, anche se è in tempesta. Allers si divertiva a imparare i nomi “napoletani” dei pesci, delle vongole, delle cozze -una varietà infinita – che il mare di Napoli offriva ai pescatori.