Gli anni di piombo del terrorismo, l’arroganza sanguinaria di Cosa Nostra, la cieca ferocia della camorra: si racconta di questo – e molto altro – nell’ultimo libro di Bruno De Stefano, dal titolo “I grandi delitti che hanno cambiato la storia d’Italia” (Newton Compton Editori, 430 pagine, 9,90 euro). Bruno De Stefano è giornalista professionista, ha lavorato per diversi quotidiani, tra cui il «Corriere della Sera», il «Corriere del Mezzogiorno», «La Gazzetta dello sport» e «City». Tra le sue pubblicazioni per la Newton Compton, La camorra dalla A alla Z; Storia e storie di camorra; La casta della monnezza; La penisola dei mafiosi; I delitti di Napoli; I boss della camorra; Napoli criminale, I boss che hanno cambiato la storia della malavita e I nuovi padrini (scritto con Vincenzo Ceruso e Pietro Comito). Nel settembre del 2012 ha vinto il Premio Siani con il volume Giancarlo Siani. Passione e morte di un giornalista scomodo. Abita a Somma Vesuviana.
Leggere le oltre quattrocento pagine dell’ultimo libro di De Stefano, vuol dire ripercorrere una delle fasi più difficili della storia del nostro Paese, quella in cui la solidità delle istituzioni fu messa a dura prova dalla soffocante tenaglia del delirio terroristico e della violenza mafiosa. Nel suo libro De Stefano ricostruisce ventotto omicidi “eccellenti”: senatori, deputati, prefetti, magistrati, poliziotti, carabinieri, funzionari dello Stato, docenti universitari, sindaci, assessori, scrittori, giornalisti, avvocati. Una strage impressionante – sostiene l’autore – che attribuisce all’Italia un primato tragico: quello, appunto, dei “delitti eccellenti”; forse solo in alcune zone del centro e del Sud America si è registrata una mattanza dello stesso tipo.
«Il libro -spiega De Stefano nell’introduzione – ricostruisce un pezzo della nostra storia (inevitabilmente solo in parte, altrimenti sarebbe venuta fuori un’enciclopedia) attraverso le biografie di personaggi noti, meno noti e dimenticati: quasi tutti legati dall’impegno nel rendere l’Italia un posto migliore, e tutti accomunati da un doloroso destino. Molti di loro avevano la certezza che prima o poi sarebbero stati assassinati. Altri, invece, avevano messo in conto la possibilità di non uscirne vivi. Altri ancora pensavano di non essere in pericolo, perché in fondo stavano semplicemente facendo il loro dovere. In alcuni casi si tratta di vicende intrise di solitudine che hanno avuto come protagonisti servitori dello Stato, abbandonati da quello stesso Stato che invece di proteggerli li ha mandati al macello».
Ne “I grandi delitti che hanno cambiato la storia d’Italia” si possono leggere le storie dei magistrati Pietro Scaglione, Francesco Coco, Gaetano Costa, Cesare Terranova e Rocco Chinnici; dei poliziotti Ninni Cassarà e Boris Giuliano, dei carabinieri Emanuele Basile e Mario D’Aleo. De Stefano ricostruisce anche gli omicidi politici di Piersanti Mattarella, Pio La Torre e Michele Reina, e la tragica fine di giornalisti dalla schiena dritta come Carlo Casalegno, Walter Tobagi e Pippo Fava. Ampio spazio viene dedicato agli assassinii del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, del commissario Luigi Calabresi, del senatore Roberto Ruffilli, del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet.
Anche se mandanti ed esecutori di quasi tutti gli omicidi sono stati condannati con sentenze passate in giudicato, De Stefano si pone ugualmente una domanda: «Siamo proprio sicuri che dietro la maggior parte di questi delitti ci siano solo le mafie o il terrorismo? Oppure mafie e terrorismo hanno talvolta fatto solo da braccio armato per conto di altri poteri?».
Tra gli “omicidi eccellenti” l’autore ha inserito pure quelli di due uomini che non possono considerati dei “buoni”: l’eurodeputato Salvo Lima e l’esattore Ignazio Salvo.
Nel volume c’è, inoltre, la ricostruzione di sei omicidi avvenuti in Campania. Quattro sono senz’altro ascrivibili alla pattuglia degli eroi: l’assessore regionale Raffaele Delcogliano, il sindaco di Pagani Marcello Torre, il capo della Squadra mobile Antonio Ammaturo e il vicedirettore del carcere di Poggioreale Giuseppe Salvia. Due- quelli del parroco don Peppino Romano e di Vincenzo Casillo (il braccio destro di Raffaele Cutolo), invece, hanno un’altra matrice: insieme a loro sono spariti segreti che avrebbero potuto mettere nei guai molti “colletti bianchi”.
Come tutti i libri di De Stefano, è accurato e profondamente godibile, consigliatissimo a chi predilige le inchieste giornalistiche, quelle vere, e non gli sproloqui “letterari” con l’ambizione di fare “antimafia” dalle pagine di un libro.