A Ottaviano un “incontro” di grande intensità con la scrittrice Angela Procaccini

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Ringrazio la prof.ssa Fiorella Saviano, consigliera comunale con delega alla Cultura, che ci ha consentito di incontrare, nella Biblioteca Comunale “F. D’Ascoli”, Angela Procaccini, autrice della raccolta di racconti “Stralci di vita”. Ogni racconto è “un dipinto compiuto e, come in un acquerello, le tinte più tenui, quelle dei colori più diluiti, si armonizzano con quelle più forti, più dense di colore. Ciascuna tessera non narra solo un evento o più eventi concatenati: l’evento è accompagnato da riflessioni che l’Autrice attribuisce sì alle sue protagoniste, ma che, prendendo le mosse da spunti autobiografici o da fatti da lei direttamente o indirettamente vissuti, o soltanto osservati, diventano di fatto riflessioni sue personali.” (Loris Colombo).

 

E non a caso il libro si apre con un “pensiero” di Isabel Allende.” La vita è un arazzo e si ricama giorno dopo giorno con fili di molti colori, alcuni grossi e scuri, altri sottili e luminosi…”. Sostengono studiosi di grande nome che per cogliere il senso di un’opera letteraria non è necessario conoscere le vicende della vita dell’autore, ma ho sempre creduto che ci siano delle eccezioni. La trama di quell’arazzo che è stata ed è la vita di Angela Procaccini parte da un “nodo” terribile: lei è la madre di Simonetta Lamberti che venne uccisa il 29 maggio 1982 – Simonetta aveva 11 anni – in un agguato di camorra che aveva come bersaglio suo padre Alfonso, procuratore della Repubblica a Sala Consilina.

Quella tragedia e le sue drammatiche conseguenze avrebbero potuto “chiudere” la signora nel silenzio dell’odio: e invece la aprirono al confronto sempre più ampio con la realtà e all’attenzione, sempre più complessa, per la vita sociale, per i problemi delle donne, dei ragazzi, di tutti coloro che vengono respinti ai margini del sistema. “ A quei ragazzi che mi chiedono – ha detto la scrittrice – come ho potuto superare la morte di una figlia, rispondo che hanno ragione. È vero, non si può superare la privazione di un figlio. Anche la lingua italiana respinge questo “oltraggio” alla natura: non esiste infatti un vocabolo che indichi un genitore privato del proprio figlio. Ma poi continuo, e supero il momento di dubbio, dicendo loro che io ci sono riuscita perché mi sono affidata a due grandi motivazioni: l’Amore per il prossimo, per i bambini e i ragazzi che hanno riempito la mia vita di lavoro, in particolare per quelli più difficili e provati, e la Memoria, che mantiene viva Simonetta Lamberti nelle coscienze di tanti ragazzi, che poi diventeranno adulti responsabili» (“Il Mattino”, 6 giugno 2022).

E nella presentazione di “Stralci di vita” la Procaccini ha scritto: “Sono una creatura umana che vive pienamente la sua vita, col sudore e il tormento. Ma anche con l’Amore e la Bellezza. In questi miei personaggi c’è tanto di me, con il dolore e con la speranza. Per questo sono vivi e palpitanti, e gridano il loro diritto a esprimersi. Perché “le parole dicono il mondo e le parole dicono l’uomo, quel che l’uomo vede e sente, quel che esiste, quel che è esistito, la volontà, l’involontario, il timore e il desiderio di quel che non esiste, di quel che sta per esistere. Le parole distruggono, le parole predicono… partecipano tutte all’elaborazione della verità” (Paul Éluard)”. Il momento più intenso di questa coinvolgente “serata” è stato quello in cui la scrittrice ci ha raccontato e descritto il momento in cui, in un’aula di tribunale, ella concesse il perdono all’assassino di sua figlia che, in ginocchio, implorava perdono. Momenti significativi, che danno senso a tutta la “catena” dei momenti precedenti e successivi: dunque, “stralci di vita”. Splendido è il rapporto tra Walter e il mare di Posillipo nello stralcio “Walter e il battello ebbro”.

Il protagonista si specchia in quel mare e ne condivide i ritmi: quando egli inizia uno dei tanti amori che hanno accompagnato la sua vita, quel mare è “calmo e rilassante, con onde lievi”, e diventa tempestoso, quando l’amore diventa esplosiva passione, desiderio quasi violento di “possedere” la donna. Poi il mare “si calma”. Per dodici anni, grazie alle virtù di Ilaria, il “mare” di Walter si muove solo con onde serene e luminose. Al dodicesimo anno compare Melissa, e il protagonista “sente” che il mare ha perso colore e che le onde sono basse, lente e confuse. Una mattina, quando Ilaria entra nella stanza, come ogni giorno, portando il vassoio con due tazze di caffè, Walter trova il coraggio di dirle che tutto è finito. Ilaria non grida, non protesta, volge lo sguardo agli uccelli che vanno via, e, infine, reagisce. Un raptus. Le tazzine volano addosso a Walter, che sta ancora a letto, macchiano lenzuola e cuscino, e le macchie prendono la forma di fiori, piccoli fiori di rabbia e di amarezza, ma anche di riscatto.

Questa conclusione è geniale: nel lancio – un gesto “muto e, nello stesso tempo, loquace- Ilaria esprime in maniera perfetta il suo commento alla decisione di Walter e gli fa capire chiaramente che anche lei è capace di voltare pagina ed è pronta a vivere un altro “stralcio di vita”. Il poeta Alfonso Severino ha letto suoi morbidi versi ispirati dalla storia e dall’arte di Angela Procaccini e Domenico di Sarno ha analizzato struttura e tecnica della raccolta di racconti. Il nostro augurio è che anche i prossimi appuntamenti di “Biblioteca Viva” siano vivi e significativi come questo.