Può, la politica del governo centrale, fornire gli strumenti adatti per una giusta ed equa programmazione sociale?
"Intendiamo stimolare una giusta e forte riflessione da parte della politica. Siamo consapevoli che il periodo che stiamo vivendo impone di prestare la massima attenzione alla spesa pubblica, ma la spesa non può essere considerata tutta uguale. Non bisogna mai dimenticare che dietro ai numeri ci sono delle persone. È più facile tagliare a chi è meno forte ma la politica, quella con la P maiuscola, è fatta di decisioni coraggiose e responsabili".
Queste che avete appena letto, in virgolettato, non sono le solite parole di rabbia scritte da un cittadino disabile di fronte alle sempre note barriere architettoniche. Ma sono, bensì, le considerazioni messe su carta dai Sindaci di città quali Cuneo, Mondovì e Sant’Albano Stura. Primi cittadini che, vivendo loro stessi una condizione di disabilità, urlano la loro richiesta d’aiuto a quella politica nazionale sorda verso le esigenze dei diversamente abili. Una politica che ostacola, o addirittura non finanzia, progetti e fondi di fondamentale importanza per la vita degli stessi disabili. Si chiede, quindi, attraverso quella missiva, una maggior attenzione alle fasce deboli della popolazione attraverso scelte coraggiose e responsabili.
Dalla lettera firmata da questi tre coraggiosi amministratori, ne viene fuori una visione di Sindaco del tutto diversa da quella di chi siamo abituati a criticare. Ne traspare, invece, l’immagine di un uomo che vorrebbe porre la sua attenzione verso il bene di tutti i suoi concittadini. Un governante, quindi, che mettendo in campo tutti gli strumenti a sua disposizione, fa tutto il possibile per comprendere e soddisfare le esigenze di chi vive un handicap. Quella dell’inclusione, ad esempio, è una lotta che ogni amministrazione dovrebbe perseguire al fine di costruire una comunità che rispecchi i fondamentali principi di uguaglianza. Troppi soggetti, infatti, rimangono esclusi dalla vita sociale e politica del proprio paese.
Rimangono fuori da importanti e formativi rapporti umani. In pratica, cresceranno orfani di esperienze e contaminazioni. Tutti gli aspiranti primi cittadini, a parer mio, nel momento della loro candidatura, insieme ad una serie di altri impegni, dovrebbero firmare un serio “Patto per la disabilità”. Una carta di intenti incentrata sulle linee guide definite dalla “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”. Solo così, e lo affermo con tanto ottimismo, si potrà chiedere a chi amministrerà la nostra vita comunitaria, un concreto impegno che, una volta per tutte, metta da parte la solita spicciola demagogia.
Quella fastidiosa e furba abitudine che, malgrado l’evoluzione dei tempi, spunta fuori ad ogni tornata elettorale dove sfruttare l’immagine del disabile fa centrare sempre un punto a proprio favore. Scriveteci ancora: mobasta2012@gmail.com


