Tortura, carceri, droghe: quando la proposta di riforma parte dal popolo

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    “Antigone” e la Camera Penale di Napoli sostengono la raccolta di firme per tre progetti legislativi di iniziativa popolare.

    L’Unione Camere Penali italiane, in accordo con venti tra le più attive associazioni del settore, ha di recente vagliato l’idea di una raccolta di firme per tre progetti legislativi di iniziativa popolare, sotto il fondamentale apporto di “Antigone” e della Camera Penale di Napoli.

    Si tratta, difatti, di un progetto di legge piuttosto ambizioso ed articolato, per il quale è già in corso la raccolta firme, finalizzata non solo ad arginare il tristemente noto fenomeno del sovraffollamento carcerario, ma anche e soprattutto porre dei correttivi all’utilizzo assoluto della custodia cautelare in carcere, tentando altresì di ridurre per i soggetti recidivi ed a determinate condizioni l’ingresso nella struttura penitenziaria, privilegiandosi per tal via il ricorso ad altre forme di detenzione.

    Il progetto di legge di iniziativa popolare nasce, in particolare, all’indomani della condanna all’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Umani, la quale ha riconosciuto al nostro Paese un anno di tempo per adeguarsi agli standards in materia penitenziaria e detentiva stabiliti dall’ordinamento sovranazionale, pena l’incorrere in nuove ed ineludibili sanzioni.

    Tra le importanti novità contemplate dalla legge, si annovera l’introduzione del reato di tortura nel nostro Paese, sopperendo per tal via ad una lacuna normativa di respiro internazionale, intendendo con tale termine l’utilizzo della violenza, fisica e verbale, da parte del pubblico ufficiale che intenda ottenere, illecitamente, dichiarazioni accusatorie o confessioni da soggetti affidati per ragioni di servizio.

    La seconda proposta di legge, sull’assunto che la carcerazione debba comunque applicarsi sempre e solo quale “extrema ratio”, privilegia il ricorso alle misure alternative, intervenendo in particolar modo sulla legge ex Cirielli e sull’applicazione della recidiva, spesso ostacolo alla concessione dei benefici ed al contenimento della sanzione penale entro limiti tollerabili, prevedendo altresì che l’ingresso in carcere venga subordinato alla materiale disponibilità della struttura detentiva stessa, limitata al caso in cui vi sia reale possibilità di accogliere il detenuto con modalità dignitose.

    Un terzo, importante aspetto previsto nella proposta di legge concerne i reati connessi alle sostanze stupefacenti, vera e propria spina nel fianco nel sistema processuale e detentivo italiano, proponendo nuovamente la distinzione tra droghe pesanti e quelle leggere, mutando il sistema delle pene consentendo sanzioni più aderenti alla realtà fattuale, adoperandosi per snellire i meccanismi di ingresso all’interno delle strutture per la disintossicazione, restituendo centralità ai servizi pubblici contro le tossicodipendenze.
    (Fonte foto: Rete Internet)