Il calcio è per tanti una passione. E per tanti altri potere, ricchezza, illegalità. Raffaele Cantone illustra il suo libro, evidenziando lo strettissimo legame tra questo sport e la criminalità organizzata.
«Perché il calcio è diventato lo sport più amato dalle mafie». Sono queste le parole che troneggiano sulla copertina di "Football Clan", il libro scritto dal magistrato Raffaele Cantone, in collaborazione con il giornalista Gianluca Di Feo (Rizzoli editore), che affronta il tema dell’ormai consolidato rapporto che la mafia ha intessuto con il mondo del calcio.
Un racconto di episodi incredibili, in cui i nomi di alcuni idoli di migliaia di tifosi si intrecciano con quelli di camorristi e mafiosi, in cui sono solo i soldi, il potere, le scommesse clandestine, il racket a vincere in ogni partita. Un gioco che parte dall’Italia, ma che poi finisce per allargarsi all’Europa e al mondo intero.
Di tutto ciò si è discusso lo scorso venerdì 11 gennaio, presso il circolo culturale Vesevo a Somma Vesuviana, alla presenza di Giuseppe Di Palma, coordinatore di Polis nell’area vesuviana, Antonio D’Amore, referente dell’Associazione Libera, Silvana Fucito, coordinatrice della Fondazione Antiracket Antiusura della Campania, Nello Tuorto, direttore generale di Finetica Onlus, Franco Malvano, Commissario Antiracket Antiusura della Regione Campania. Presente anche una delegazione di carabinieri della compagnia di castello di Cisterna e della locale stazione. Non è mancato lo stesso magistrato, nonché autore del libro, Raffaele Cantone.
«"Football Clan" è apparentemente un libro sul calcio – ha spiegato Cantone – In realtà non è affatto un libro sul calcio, quanto piuttosto il tentativo di osservare attraverso esso l’ennesima infiltrazione della criminalità organizzata nella società civile. Questo sport è diventato uno strumento di fondamentale interesse delle mafie sotto tanti aspetti, proprio perché è un incredibile mezzo di potere, che permette di fare grandi affari nonché di avvicinare mondi lontani. In questi tre aspetti entra la criminalità organizzata. Il calcio permette di stringere rapporti ufficiali con istituzioni, imprenditori e fornisce grande visibilità. Le mafie hanno un grosso interesse in questo senso poiché per loro è un’occasione unica, anche se poi si finisce solo con il correre il rischio di assestare un colpo fatale al calcio, come è accaduto ad esempio per l’ippica in Italia o per la boxe negli Stati Uniti».
Il magistrato Cantone si è soffermato sui tanti esempi che purtroppo ormai rendono evidente tale infiltrazione mafiosa anche nel mondo dello sport più amato dagli italiani e non è mancato un cenno alle tema del calcioscommesse. «Il calcio è uno strumento che va tutelato – ha affermato perentorio Cantone – Bisogna avere il coraggio di dire che lo Stato deve smetterla di assumere atteggiamenti ipocriti e deve essere chiaro: abbiamo uno Stato che da un lato finge di tutelare coloro che cadono nella ludopatia, e dall’altro stimola questi meccanismi legati al gioco e alle scommesse. Il calcio è lo specchio di una società in crisi poiché non solo si assiste a questa presenza massiccia del sistema criminale in tale mondo, ma anche per la gestione assolutamente disinteressata da parte delle istituzioni dei rischi connessi a questo apparato».
Durante la serata è stato anche illustrato il programma di microcredito rivolto ai giovani che vogliono mettersi in proprio per sviluppare o realizzare attività di lavoro autonomo, una opportunità per i ragazzi di rendere concreti i propri progetti, nonché di prevenzione stessa del fenomeno dell’usura, così come ampiamente illustrato da Nello Tuorto.
(Fonte Foto:Rete Internet)