C’è il timore che il nuovo Presidente della Repubblica sia scelto all’interno del “giro” che ha in mano il potere. Serve un Presidente che sia un modello di etica come l’on. Napolitano, e che sappia alzare la voce.”> articolo quinto: tene mmano chi ha vinto”
filosofo napoletano del sec.XVIII
Un detto antico dice, saggiamente, che il valore di elogi e rimproveri dipende dalla qualità del pulpito da cui vengono. La signora Merkel ha dichiarato che il Presidente Giorgio Napolitano ha accresciuto la credibilità dell’Italia in campo internazionale. Il Presidente credo che abbia gradito il riconoscimento, ma mi auguro che, subito dopo aver gradito, abbia comunque concluso che la signora non ha alcun diritto di emettere sentenze sulla credibilità del nostro Paese.
La vita pubblica del Presidente Napolitano ha attraversato un solo territorio: la politica. E’ stato un bene per l’Italia, perchè la conoscenza minuziosa di questo “territorio” e dei suoi abitanti ha consentito al Presidente di orientarsi con sicurezza, di evitare le insidie, di capire immediatamente gesti e linguaggi. Ma talvolta anche virtù di grande sostanza, come la prudenza, la moderazione, la riservatezza, possono risultare, nell’esercizio di una carica istituzionale, un freno e un impaccio. Non escludo che in privato il Presidente abbia battuto talvolta il pugno sul tavolo e levato alta la sua voce. Molti Italiani, però, si aspettavano che egli lo facesse pubblicamente. Per esempio, avrei voluto sentire il Presidente della Repubblica tuonare contro i promotori di una riforma del sistema elettorale che nega a me cittadino il diritto, sancito dalla Costituzione, di votare con le preferenze, di scegliere tra i candidati.
” Lor signori” sostengono pubblicamente che le preferenze sono un’arma in mano alla mafia e alle sue “sorelle”. Mi aspettavo che il Presidente della Repubblica ricordasse anche pubblicamente – non escludo che l’abbia fatto in privato – a “lor signori” che c’è un limite anche per la spudoratezza più volgare. .
Il Caso ha voluto che proprio negli anni del mandato di un Presidente che ha scritto la sua storia politica dentro il PCI la versione più devastante del capitalismo ottenesse le vittorie più clamorose e portasse milioni di Italiani a tale disperazione che per un contratto di lavoro a termine, o a ” tutele crescenti”, gli operai della Fiat di Melfi ora esaltano il sig. Marchionne come un benefattore della patria: mi pare un racconto di Dickens. Il Caso ha voluto che proprio durante la presidenza di Giorgio Napolitano, che fin dal 1956 fu membro del Comitato Centrale del PCI, la FIAT, dalla sera alla mattina – come diciamo a Napoli – trasferisse baracca, burattini e cassaforte dall’ Italia in Inghilterra e in Olanda: e mi pare che nessuno di quelli che avevano il dovere e il diritto di chiedere una qualche spiegazione abbia esercitato il diritto o ottemperato all’obbligo. Il sig. Renzi, in America, ha stretto la mano al sig. Marchionne, e quella stretta vale quanto un libro di storia, chiaro e definitivo. Due anni fa scommisi che l’on. Napolitano non avrebbe mai accettato di farsi rieleggere Presidente della Repubblica con i voti del sig. Berlusconi. Persi la scommessa, ma mi consolarono le parole che alle ore 16.21 di quel 20 aprile 2013 Michele Emiliano, sindaco di Bari, scrisse su Twitter: “”Approfittando dell’amore per l’Italia del nostro vecchio ed amato Presidente stanno facendo un inciucio PD – PDL che fa orrore”.
Il nuovo Presidente della Repubblica troverà un’ Italia povera e logora: i giovani se ne vanno, espulsi, vinti, umiliati da un nemico invincibile, e cioè dal ” privilegio dei figli di papà” ( >F. Rampini, Donne Repubblica, 17 gennaio). L’ Italia sta tutta in mano a pochi. E’ un’ Italia corrotta oltre che dalle tangenti e dagli sprechi del danaro pubblico , anche dalla generale convinzione che il sistema non si può più correggere, soprattutto perchè la Casta non vuole correggerlo. E intanto il sig. Renzi riversa su di noi, dai canali televisivi, ogni giorno, fiumi di chiacchiere, un po’ perchè gli piace predicare, oltre che farsi i selfie, e un po’ perchè tenta di distrarci, di non farci notare che tra tutte le riforme promesse ha messo mano solo alla riforma del lavoro e a quella del sistema elettorale: chi sa perchè.
La Casta ha chiesto al sig. Renzi un Presidente che sia “garante”: ho notato che qualche ministressa e alcuni cervelli pensanti del PD pronunciano la parola ciascuna e ciascuno in modo diverso, chi con un fulmineo sospiro, chi battendo fortemente l’accento su “ràn”, chi prolungando l’ultima sillaba in un gorgheggio. Sanno che è la parola chiave. Forse vogliono confermare a chi sa intendere che il “garante” verrà scelto tra quelli del “giro”, del “cerchio magico” disegnato dal sig. Renzi e dal sig. Berlusconi. Il principio filosofico di questo “giro” è che non bisogna lasciare nulla agli altri. A Napoli lo chiamiamo “articolo quinto”, e cioè “tutt” in mano a chi ha vinto”. Ci si alza dalla sedia solo per occuparne un’altra.
Serve all’Italia un Presidente della Repubblica che rappresenti, come l’on. Napolitano, un modello di etica, e sia saggio, riservato e prudente, ma che sappia e voglia anche irritarsi in pubblico, quando è necessario, e chiamare uomini e cose con il loro nome, a voce alta e chiara. Un Presidente che parli non solo al “giro”, ma anche a quelli che stanno fuori, e sotto, e lontano. Un Presidente che vada incontro all’Italia, e la ascolti, e le dia fiducia. Più che un Garante, serve un Difensore. Serve un altro Sandro Pertini.
(>Fonte foto: Rete internet)