“Non fate figli come conigli”, la frase di Papa Francesco che ha fatto “scandalo”: facciamo un po’ di chiarezza.
Oggi il problema della comunicazione sta diventando un vero problema. Siamo informati quasi su tutto, ma rischiamo di non comprenderci. In una bellissima canzone Giorgio Gaber dice che oggi “sappiamo tutto, per non sapere niente”. La dimensione dell’ascolto e dell’empatia è importantissima nella comunicazione. E, anche noi, uomini di chiesa, non sempre siamo coscienti della portata immensa ed inimmaginabile delle nuove tecnologie. Personalmente penso che ormai non ne possiamo fare a meno, ma è nostro dovere stare molto attenti al loro buon uso. Le manipolazioni, le storture, le adulterazioni, i “persuasori occulti”, sono all’ordine del giorno. Sento da parecchie persone i “danni morali” di facebook.
Quanti fraintendimenti, pettegolezzi: E anche Papa Francesco può essere equivocato e manipolato. La frase ha fatto il giro del mondo in poche ore. “Alcuni credono che – scusatemi la parola – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli”. Frase che il Papa ha pronunciato nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Manila. Solo che a citarla così estrapolandola come hanno fatto in molti dal contesto complessivo del ragionamento di Francesco, si corre il rischio di tradirne il pensiero. Specie in riferimento all’Italia. Stiamo, purtroppo, costruendo una società di anziani! Sarà utile perciò ricostruire che cosa ha detto effettivamente papa Bergoglio, in risposta alle domande che gli sono state poste, a partire da quella di un giornalista tedesco che chiedeva se egli avesse in mente di rivedere, anche solo parzialmente, il divieto dell’uso degli anticoncezionali stabilito da Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae.
La risposta del Papa si è articolata su due piani distinti ma interconnessi. Innanzitutto, ha ricordato che per i casi particolari, già Papa Paolo VI aveva chiesto ai “confessori di essere misericordiosi e capire le situazioni e perdonare o essere misericordiosi, comprensivi”. E questo è il piano pastorale, che è stato è sarà oggetto di riflessione anche nel cammino sinodale in corso. Ma vi è poi un piano culturale dell’enciclica che papa Francesco ha descritto in poche parole e con grande chiarezza. “Paolo VI – ha sottolineato – non è stato un antiquato, un chiuso. No, è stato un profeta, che con questo ci ha detto: guardatevi dal neo-malthusianismo in arrivo”. Quest’ultima è una corrente di pensiero che, rifacendosi alle idee di Thomas Malthus, lo studioso che già alla fine del XVIII secolo sosteneva la necessità di limitare le nascite per non far crescere la povertà, teorizzò a partire dagli anni 60 la diffusione di massa delle pratiche anticoncezionali per disinnescare quella che veniva chiamata la “bomba demografica”.
In altri termini, la crescita molto più rapida della popolazione mondiale rispetto alla disponibilità delle risorse a disposizione, – secondo i sostenitori della tesi – avrebbe portato a gravi carestie nei decenni successivi. È perciò questo orizzonte culturale di fondo che Paolo VI tiene presente, quando nel 1968 pubblica il suo documento, ribadendo l’indispensabile apertura alla vita all’interno del matrimonio e introducendo il concetto di “paternità e maternità responsabile” (potremmo dire con Francesco il “non fare figli come conigli”), la vera alternativa al catastrofismo neomalthusiano. Purtroppo, l’Humanae vitae, manipolata o, mal interpretata, ( anche dal mondo cattolico), fu ridotta ad un semplice “no”, stupido e antiprogressista, agli anticoncezionali. Ora Francesco, nella sua risposta, voleva solo dire che quel neo-malthusianismo cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze.
In sostanza, è la grande menzogna demografica (un’altra “colonizzazione ideologica”, come la teoria del gender richiamata in un altro passaggio) e che nel nostro Paese, e in tutto l’Occidente, ha prodotto quegli effetti negativi che sono sotto gli occhi di tutti. Riepilogando: con le sue risposte, Francesco ha da un lato riaffermato la permanente validità dell’Humanae Vitae, compresa l’indicazione pastorale della misericordia con cui devono essere trattati i problemi di coscienza delle coppie. Dall’altro, ha messo in guardia dagli opposti eccessi: la denatalità, determinata dal rifiuto più o meno consapevole della procreazione, così come il mettere al mondo i figli come i conigli .
Lo stesso Pontefice, nell’Udienza di ieri, ritornando sull’argomento, ha detto con chiarezza: “Ho sentito dire che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà, mi pare un’opinione semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e gli ha posto il dio denaro. Un sistema economico che esclude, esclude sempre, i bambini, gli anziani, i giovani, i senza lavoro, e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Siamo abituati a vedere persone scartate, questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose”. Io non sono nessuno per dare consigli al Papa. Ci mancherebbe altro. Lui è illuminato particolarmente dallo Spirito. Ma, con tanta umiltà e a bassa voce, oso consigliargli un po’ di prudenza con i giornalisti e con i mass-media. Alcune sue provocazioni ( che vanno benissimo e certamente mirano in alto) vengono strumentalizzate e possono creare qualche problema alla gente comune: e forse anche a noi “pastori di periferia”.
ANNUNCIARE, DENUNCIARE, RINUNCIARE