Gli anni “90 sono segnati dall”incertezza. I vecchi partiti scompaiono e sulla scena politica irrompe Forza Italia. Le nostre coste sono invase da migliaia di clandestini.
Di Ciro Raia
C”è in questo momento un vuoto della politica, dovuto alla disgregazione dei partiti. Le elezioni amministrative della primavera del 1993 decretano la vittoria di uomini, che nulla hanno a che vedere con le vecchie forze di governo. Il PSI scompare, così come il PLI ed il PSDI. La DC subisce un vero crollo, diminuendo i voti di oltre il 10%. Crescono soltanto il PDS (l”ex PCI, che ora si chiama Partito Democratico della Sinistra) –passato dalla segreteria di Achille Occhetto a quella di Massimo D”Alema-, la Lega Nord capeggiata da Umberto Bossi, il Partito della Rifondazione Comunista (nato da una scissione col vecchio PCI) di Fausto Bertinotti, la Rete di Leoluca Orlando.
Necessariamente il governo presieduto dal socialista Giuliano Amato, sostenuto dalla vecchia coalizione quadripartita DC-PSI-PSDI-PLI, è costretto a dimettersi. Alla guida del nuovo governo è chiamata, per la prima volta nella storia della Repubblica, una personalità indipendente, Carlo Azeglio Ciampi. Il nuovo primo ministro, superando le lungaggini burocratiche e le consultazioni dei partiti, in meno di 48 ore forma un governo ricco di personalità provenienti dal mondo della cultura, dell”università e dell”economia. È il cosiddetto governo tecnico, che tenta di sanare l”economia, di rilanciare la moneta italiana, di affrontare i problemi delle donne, dei giovani e quelli endemici del Mezzogiorno.
Nei vecchi partiti, come è immaginabile, regna una grande confusione. I vecchi notabili, intuendo di essere giunti al capolinea e di non essere più gli unici rappresentanti della realtà politica italiana, tentano con tutti i mezzi di prolungare la legislatura, che non ha più una vera maggioranza in Parlamento. Temono di non essere rieletti e, parecchi, di perdere l”immunità parlamentare, che, al momento, li preserva dal carcere. I vecchi notabili tentano anche di rinnovarsi, riciclandosi e tesserandosi in nuove formazioni politiche.
Il PSI, con la segreteria prima di Giorgio Benvenuto e, poi, di Ottaviano Del Turco, si disgrega e si disperde in vari gruppi e movimenti di diversa ispirazione.
La DC, dopo 50 anni, cambia nome e diventa Partito Popolare Italiano (PPI) con la segreteria prima di Mino Martinazzoli, poi, di Gerardo Bianco ed, infine di Franco Marini. Un gruppo di parlamentari democristiani fonda il Centro Cristiano Democratico (CCD). Una formazione trasversale, formata da gruppi laici e cattolici riformisti, fonda Alleanza Democratica (AD).
Umberto Bossi con la sua Lega Nord rivendica il federalismo; il MSI di Gianfranco Fini si propone con una nuova immagine e cambia il nome in Alleanza Nazionale (AN).
Preoccupato dall”avanzata del PDS e delle forze progressiste nelle elezioni amministrative, sostenendo che l”Italia ha bisogno di uomini efficienti per arginare il pericolo comunista, Silvio Berlusconi –magnate delle televisioni private- si propone alla guida politica del paese e fonda il partito di Forza Italia.
Agli inizi del 1994, il Presidente della Repubblica, Scalfaro, visto il perdurante disorientamento politico, scioglie le Camere ed indice nuove elezioni. Il risultato delle urne dà ragione a Berlusconi, che vince le elezioni e diventa presidente del Consiglio, con l”appoggio del partito di Fini e di quello di Bossi.
Ma la coalizione non dura a lungo. Dopo un interregno di un governo di tecnici, presieduto dal laico Lamberto Dini, subentrato al dimissionario Berlusconi, sono nuovamente sciolte le Camere.
Questa volta si fronteggiano due raggruppamenti: quello progressista, unito sotto il simbolo dell”Ulivo, con a capo Romano Prodi e quello moderato, comprendente le formazioni di centrodestra, sotto il simbolo del Polo delle Libertà, con a capo Silvio Berlusconi. La vittoria nelle elezioni della primavera del 1996 è dei partiti (PDS-PPI-Laici-Verdi-PRC) che sostengono Prodi, che diventa il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri.
Alla scadenza del settennato di Oscar Luigi Scalfaro, nel maggio 1999, è eletto al Quirinale, con una larga maggioranza ed al primo scrutinio, Carlo Azeglio Ciampi.
Ora l”Italia è un paese che conta oltre 57 milioni di abitanti. Sostanzialmente è un paese di anziani. Sono diminuite le nascite ed è aumentata la durata media della vita. Ma è aumentata anche la mortalità dei giovani, la cui esistenza è minata dalla droga, dall”AIDS, dai numerosi incidenti automobilistici e da una lunga catena di suicidi (in media, quasi tre al giorno).
La disoccupazione resta una piaga endemica. Questa piaga colpisce, soprattutto, le popolazioni del Mezzogiorno, diventando praticamente esclusiva per i giovani. Ma altre piaghe si chiamano inquinamento, dissesto idrogeologico, criminalità, xenofobia, leghismo, emarginazione. Sembra che siano tornati i tempi delle navi per emigrare, ma con una novità: è l”Italia il paese in cui, legittimamente o clandestinamente, attraccano le imbarcazioni degli albanesi o dei ghanesi, dei capoverdiani o dei tunisini, che chiedono un posto di lavoro, un”occupazione per sfuggire alla miseria della propria parte. E, spesso, quell”occupazione è offerta (ed accettata) come manovalanza nell”esercito della delinquenza, dello spaccio della droga, della prostituzione.
Anche la cultura sembra attraversare un periodo di grande appiattimento. Dopo la morte, infatti, di personalità come Sciascia, Pasolini, Calvino, Moravia, pare che i luoghi deputati alla cultura siano solo i salotti televisivi, organizzati da conduttori e conduttrici molto contigui ai poteri politici. Quella stessa televisione che copre la giornata dell”italiano con 24 ore di trasmissioni su 24. Tra le reti nazionali e quelle private, c”è un vasto repertorio: notiziari, telenovele, pubblicità, film, megashow, cartoons, documentari. Forse, il deficit culturale deriva anche dallo scarso amore per la lettura.
A fronte, infatti, della pubblicazione dei quasi quarantamila libri annui, degli oltre centoventi quotidiani e dei quasi seicentocinquanta settimanali, gli Italiani leggono poco! Preferiscono seguire le imprese sportive degli idoli degli stadi o le vicende sentimentali degli interpreti delle telenovele. Nel 1997, però, il Nobel per la letteratura è assegnato a Dario Fo.
La delusione maggiore, poi, deriva dal mondo della formazione. Ancora moltissimi, infatti, sono gli abbandoni sia nella scuola di base che in quella superiore. Anche l”università, con un terzo di laureati rispetto agli immatricolati, si colloca ai posti più bassi tra tutti gli atenei europei. In effetti il deficit formativo dell”Italia è ancora abissale. Basta dare uno sguardo ai numeri: solo il 26% degli Italiani tra i 25 e i 64 anni completa un ciclo di istruzione secondaria, contro il 50% dei Francesi, il 64% degli Inglesi ed il 78% dei Tedeschi.
Sul piano della sanità diventa un problema sociale l”assistenza agli anziani multicronici ed ai disabili, due categorie spesso confinate nella solitudine e nell”emarginazione.
Il XXX Rapporto del Censis disegna, perciò, un paese che teme di affrontare i sacrifici richiesti dallo Stato, per stare a pieno titolo in Europa, in quanto non si sente garantito sul piano della previdenza, oltre che della sanità e della formazione. La domanda ricorrente pare che sia: quante rinunce sostenere, per essere, poi, “i cugini poveri” in Europa?
(Fonte foto: Rete Internet)