PILLOLE DI “900. I PARTIGIANI, L’OPPOSIZIONE AL NAZIFASCISMO

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    La Resistenza italiana coinvolge tutti i cittadini italiani. Violenta e stragista la reazione dei nazisti e dei fascisti di Salò. Intanto gli Alleati sbarcano in Italia.
    Di Ciro Raia

    Circa 200 mila uomini, di diversa provenienza sociale e politica, operano nelle formazioni dei partigiani. È la risposta di gruppi singoli e spontanei di cittadini, impegnati in una lotta clandestina, alla persecuzione poliziesca, alla politica repressiva tedesca, all”eliminazione fisica di avversari con fucilazioni, deportazioni e forni crematori nei campi di concentramento di Dachau, Bùchenwald, Auschwitz, Trablinka o Mauthàusen.

    I partigiani, uniti in movimenti di opposizione spirituale, politica ed armata al nazifascismo, danno vita alla Resistenza italiana. Essi sono operai e studenti, contadini ed intellettuali che, insieme ai soldati sbandati ed agli antifascisti tornati dall”esilio, lottano sulle montagne, nelle città e nelle campagne del centro nord, ostacolando i colpi di mano dei Tedeschi, evitando sabotaggi o facendone, occupando zone di territorio e partecipando ad azioni di guerra con armi catturate al nemico o fornite dagli alleati. Con i partigiani combattano tutti i cittadini. Infatti, la Resistenza è l”unica guerra veramente sentita dagli Italiani.

    Un ruolo di grande rilevanza politica ed organizzativa è assunto dalle formazioni partigiane di sinistra (comuniste e socialiste); ma sono presenti anche formazioni cattoliche, liberali ed autonome.

    Contro i partigiani si rivolgono, perciò, le azioni dei nazisti e dei fascisti di Salò. Molte rappresaglie nazifasciste contro inermi civili –come quelle di Boves, Pietransieri, Acerra, nel 1943– o contro fazioni partigiane – come quelle delle Fosse Ardeatine di Roma, Civitella in Val di Chiana, Sant”Anna di Stazzema (560 persone tra civili e partigiani –foto-), Marzabotto (1800 civili), nel 1944 (solo per citarne qualcuna) – sono delle vere e proprie stragi, condotte con truculenta e lucida violenza.

    Tutti i partiti –precedentemente sono sciolti dal fascismo- che operano nella Resistenza formano degli organismi militari definiti C.L.N. (comitato di liberazione nazionale). Tutti i C.L.N. periferici fanno capo a un C.L.N. centrale con sede a Roma e ad un C.L.N.A.I (comitato di liberazione nazionale alta Italia) con sede a Milano.

    L”esercito alleato angloamericano, a tappe forzate, sbarca in Italia. La Sicilia è la prima terra liberata; nell”isola, infatti, gli alleati approdano il 10 luglio 1943 ed il 27 dello stesso mese liberano Palermo; il 3 settembre, mentre a Cassibile, in provincia di Siracusa, è firmato l”armistizio tra l”Italia e gli Alleati, le armate inglesi agli ordini del generale Montgomery sbarcano in Calabria.

    La firma dell”armistizio provoca una tragica rappresaglia tedesca sui soldati italiani bloccati nelle isole dell”Egeo: a Cefalonia è massacrata l”intera Divisione Acqui. L”8 settembre, intanto, un”armata americana al comando del generale Clark, sbarca a Salerno. Il 22 gennaio 1944, poi, l”esercito angloamericano conquista la terra tra le località di Anzio e Nettuno. L”obiettivo è entrare in Roma.

    La marcia, che culmina con la liberazione della capitale il 4 giugno, è segnata da tanti episodi di giubilo da parte della popolazione liberata dal giogo nazifascista, ma anche da innumerevoli scene di violenza. Si contano ancora morti, donne violentate, episodi di sciacallaggio, di borsa nera di indecoroso profitto.

    Durante l”avvicinamento alla capitale è distrutta l”antica Abbazia di Montecassino. Gli alleati la bombardano, convinti che in essa si nascondano i tedeschi.

    (Fonte foto: Rete Internet. Repertorio)

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