Ottaviano: si salverà il Circolo A. Diaz?

0
206

Non è un circolo qualsiasi. Da sessanta anni è come il servizio meteo: vi si leggono le previsioni del tempo che farà sulla società ottavianese. C’è burrasca, oggi. Il nuovo presidente avrà un compito assai duro.

Anche chi non ama il Circolo A. Diaz non può negare che il sodalizio rappresenti qualcosa di importante nella storia di Ottaviano. A chi pensa che questo qualcosa di importante sia più scuro che chiaro potremmo dimostrare che il suo è un giudizio poco sereno, ingeneroso. Ma non lo facciamo: tra i trofei del Circolo Diaz vi è anche l’elenco di certi suoi nemici: come disse Churchill, avere certi nemici è un titolo di merito. Da tempo, la gloria del Circolo è un fiore appassito. Il declino precede e accompagna quello di Ottaviano, a conferma del fatto che nel sodalizio, i cui soci rappresentano tutta la società ottavianese, si poteva leggere, fino a qualche tempo fa, le tendenze del clima cittadino: che oggi, come si sa, resta perturbato.

Quando in un articolo recente ho formulato l’ipotesi che Ottaviano, se fosse frazione di Somma o di Nola, ne trarrebbe qualche vantaggio, speravo si capisse che la mia era una provocazione. Mi hanno detto che un tale ha osservato su un social-network che il problema di via C. Augusto si risolve non con le chiacchiere, ma con l’azione: blocchiamo la strada, costringiamo la Regione a capire che Ottaviano non aspetta più, non ha più un briciolo di pazienza. L’idea è buona, io sono pronto: temo che a bloccare saremo solo in due, in tre. E non perchè gli Ottajanesi non siano uomini di azione: lo sono, ma se la cavano meglio con la diplomazia. E con la dissimulazione.

Le ultime stagioni del Circolo sono state un dramma: sale vuote e casse vuote, soci disaffezionati, dimissioni, debiti in molte direzioni, assemblee agitate (e uso un termine di basso profilo): insomma, le convulsioni che precedono il trapasso dal tempo dei vivi al tempo della memoria. Il dramma è diventato, negli ultimi mesi, un calvario: in molti non abbiamo saldato la retta annuale per sollecitare gli amministratori a indire le elezioni, a fare chiarezza, a creare le condizioni necessarie per capire definitivamente se per il Circolo c’è ancora qualche speranza, o se siamo arrivati all’ultima stazione. Per capirlo è indispensabile stabilire, fino al centesimo, qual è il debito complessivo, qual è lo sviluppo di questo debito, qual è la storia degli ultimi bilanci ufficiali.

Pensavamo che in questo momento il presidente più adatto fosse Oscar Invito: conosce la logica dei numeri, ama il Diaz di un amore cristallino, sa tirare la linea di confine, quando è necessario tirarla. E perciò, quando mi dissero che anche Michele Del Giudice era candidato alla presidenza, mi permisi – me lo consentivano, più che i rapporti di parentela, l’amicizia, l’ affetto, la stima – mi permisi di consigliare a Michele di non gettarsi nella mischia. Le cose sono andate in un altro modo. Michele Del Giudice è il solo candidato. Lo aspetta un compito difficile. Non dovrà solo rinsanguare le casse e riempire le sale del sodalizio: dovrà rispondere a tutte le domande di cui ho fatto l’elenco, e se si scoprirà che vi sono dei soci che dal Circolo hanno solo preso senza dare nulla in cambio, dovrà metterli alla porta. Per sempre.

A molti di noi basta essere stati soci del Diaz dei tempi pieni, belli o brutti che fossero, dei tempi della squadra di calcio che portava il nome del Sodalizio sui campi di Cicciano Polla Eboli Nola Montella Aversa Baiano, degli anni in cui la maglia del Diaz veniva indossata dai giocatori della fotografia che correda l’articolo: Rizzi Ulmo (Totonno ‘o barone) , Salvatore Prisco, Tonino Boccia, Cepparulo, Annunziata, Foggia, Ambrosio, Angelo Ammendola, Vincenzo Boccia, Luciano Vatiero, De Simone, Mario Paudice: lo stile di Rizzi Ulmo, il tempismo e la grinta di Prisco, la classe e il nerbo di Vatiero, la tecnica sopraffina di Paudice, la sapienza tattica di Angelo Ammendola. Furono tempi colmi di fatti e di persone che è bello ricordare.

 LA CITTA’ INVOLONTARIA