Giovedì 15 maggio si è svolta la manifestazione che ricordava lo scrittore e il pittore. Entrambi vissero i tempi dello splendore della città e i tempi del buio: entrambi cercarono di cogliere i valori assoluti dell’identità ottavianese e vesuviana.
Una serata di emozioni nell’aula del Consiglio Comunale di Ottaviano, dove giovedì si è svolta la manifestazione che ricordava due protagonisti della storia ottavianese, vesuviana e napoletana del sec.XX: Michele Arpaia e Francesco D’ Ascoli.
Il sindaco avv. Luca Capasso e l’assessore alla cultura prof.ssa Marilina Perna hanno detto che i segni impressi dal pittore e dallo scrittore nella storia sociale della città sono più vivi che mai e che è obiettivo dell’ Amministrazione rendere sempre più saldo e più chiaro il rapporto tra gli Ottavianesi e la loro storia, tra il presente e il passato, perché le speranze di una comunità hanno le radici nelle memorie.
I due relatori, il prof. Nicola De Blasi, ordinario di Storia della lingua Italiana presso l’Università Federico II di Napoli, e il prof. Luigi Iroso, storico, hanno illustrato i molti aspetti della personalità culturale di Francesco D’ Ascoli: il docente, lo storico, l’ impareggiabile studioso della civiltà, della letteratura e della lingua di Napoli, lo scrittore raffinatissimo, ultimo magistrale interprete della lezione crociana che sapeva divulgare, col fascino del racconto, anche i temi culturali più complessi. I quadri e le riproduzioni di alcuni disegni, esposti negli spazi della Casa Comunale, e gli spunti di riflessione suggeriti da Carmine Cimmino hanno attirato l’attenzione dei presenti sull’arte di Arpaia che con il rigore essenziale della matita e della penna e con la potenza luminosa della spatola sapeva cogliere e svelare il carattere di una persona e la spiritualità di un paesaggio.
D’Ascoli e Arpaia amavano Ottaviano di un amore particolare, che nasceva dalla conoscenza dei luoghi e della storia passata e presente di Ottaviano, e da questa conoscenza era senza sosta illuminato e rinvigorito. Vissero entrambi i tempi luminosi della città e i tempi bui: entrambi sapevano che la natura umana è un edificio a molti piani, dal terrazzo pieno di sole fino allo scantinato pieno di tenebre. Entrambi affidarono alla loro arte il compito di rappresentare i valori assoluti dell’identità ottavianese e vesuviana, che essi consideravano un modello culturale eccezionale: unico nel bene, quasi unico nel male.
Non a caso Cimmino ha messo al centro della manifestazione un libro, “Ottaviano, angoli e personaggi“, che egli giudica “il più bel libro“ che mai sia stato scritto sulla storia della città: è una galleria di personaggi ottavianesi , disegnati da Arpaia e raccontati da D’ Ascoli: un libro “irripetibile”. Carmine Cimmino ha ringraziato “ilmediano.it”, che ha dato la massima pubblicità all’evento e ha pubblicato le immagini di disegni e di testi tratti dall’ opera.
Le immagini hanno svolto un ruolo centrale nella manifestazione: il pubblico ha seguito con grande attenzione – e qualcuno dei presenti anche con commozione – il “film“ di alcune fotografie degli anni ’90, che scorreva lento sulla parete della sala: le edizioni del Premio di poesia dialettale “Salvatore Di Giacomo”, il prof. D’ Ascoli, che ne fu l’anima, il sindaco Antonio Iervolino che istituì il Premio, i giurati Lello Lupoli, Vittorio Paliotti, Caravaglios, De Falco, Ermanno Corsi, Nicola De Blasi, Aurelio Fierro, e poi la cerimonia organizzata dal Liceo “A.Diaz“ in onore di Francesco D’ Ascoli che andava in pensione, e il saluto di Michele Moccia, che di quel Liceo fu una colonna, per scienza, per sapienza, per ricchezza di umanità.
Intensi gli applausi ai relatori, all’ Amministrazione che ha voluto la manifestazione, e, soprattutto, ai protagonisti, Francesco D’ Ascoli e Michele Arpaia: a dimostrazione del fatto che chi vive per un’idea vive anche dopo la morte attraverso quell’idea: il pittore nello splendore dei colori, lo scrittore nella sostanza e nell’eleganza delle parole.