Luca Giordano, Francesco Solimena e Co: i grandi del barocco in mostra a Cava de’Tirreni

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    Dal 6 dicembre al 18 gennaio, presso il complesso monumentale di Santa Maria al Refugio di Cava de’Tirreni, si tiene l’esposizione che accende i riflettori sui grandi del barocco napoletano.

    È stata inaugurata sabato 6 dicembre la mostra “L’Idea del Barocco a Napoli. Macchie e disegni di Luca Giordano, Francesco Solimena e seguaci (1670-1790)”, che si terrà fino al 18 gennaio nella Civica Galleria d’Arte presso il complesso monumentale di Santa Maria al Refugio di Cava de’Tirreni. Alla conferenza stampa sono intervenuti il sindaco Marco Galdi e il curatore della mostra, l’architetto Enrico De Nicola, che hanno ricalcato l’importanza di un progetto teso a riaccendere i riflettori della critica e dell’opinione pubblica sulla meravigliosa stagione del barocco napoletano.

    Cogliere l’innovazione proposta sulla scena partenopea attraverso le opere dei noti pittori: le star dell’esposizione saranno appunto Luca Giordano e Francesco Solimena, in un percorso che si snoda attorno ai due grandi poli di riferimento della pittura dei secoli XVII e XVIII. Da una parte Luca “Fapresto”, un virtuoso del pennello capace di imitare, in tempi rapidissimi, la tecnica dei grandi maestri. La leggiadria e l’abilità di un artista che rielaborò personalmente gli stimoli che ereditava da Annibale Carracci, Giovanni Lanfranco e Pietro da Cortona sono al centro della mostra cavese.

    Dall’altra Francesco Solimena, il più gettonato del ‘700 napoletano, che seppe abbeverarsi alla fonte giordanesca per poter esprimersi in nuove, mirabolanti forme: l’Abate Ciccio – come era noto il Solimena – passò dalla prima fase barocca, dove Luca Giordano, Lanfranco e Pietro da Cortona rappresentano i maggiori riferimenti, alla svolta classicista, mediata dal Maratta, che lo portò ad un sempre maggiore equilibrio formale e a un linguaggio talvolta caratterizzato da accenti accademici. La mostra cavese si articola tra i due fuochi che infiammarono la scena partenopea di sei e settecento: nel mezzo, lo stuolo di grandi pittori che si riferirono all’uno o all’altro maestro, di volta in volta aggiungendo una propria, personalissima nota di novità alla pittura in fermento dei due secoli d’oro.
    (Fonte foto: Rete internet)

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