La scuola deve difendere i più deboli

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È prioritario, da parte degli istituti scolastici, vigilare sul comportamento del proprio personale nei confronti degli studenti disabili. Non vanno tollerati maltrattamenti. Di nessun genere.

Emersa in concomitanza della Giornata Nazionale dell’autismo, la notizia di un caso di maltrattamenti da parte di un docente su un alunno affetto da autismo ha riportato in rilievo il tema sulla tutela dei diversamente abili.

L’episodio in questione si è verificato un paio di anni fa tra le mura di una scuola romana, con le forze di polizia che hanno subito chiuso le indagini grazie alla collaborazione di alcune insegnanti supportate da tanti genitori. Il bambino, denigrato e malmenato da quella che chiameremo “pseudo-insegnante”, aveva dato chiari segni di agitazione e ansia. Al momento, la “pseudo-insegnante”, è ancora sotto processo.

È sconcertante, al di la di ogni finto moralismo, che vicende di questo genere, malgrado l’elevata informazione che dovrebbe renderci più sensibili nei confronti dei deboli, continuino a verificarsi.
Potremmo generalizzare condannando un intero sistema, puntando il dito nel mucchio, ma siamo convinti che, nonostante la follia di alcuni, la scuola sia ben altro. Sia un perfetto luogo di crescita, confronto e mescolanza, guidata da donne e uomini dotati di grande professionalità e bontà d’animo.

Per un disabile la scuola è il primo livello di integrazione. Il primo luogo, fatta eccezione per la famiglia, dove il ragazzo/a apprende che la diversità, impostagli dalle Istituzione e dall’ignoranza di troppi, non è, in fin dei conti, un problema insormontabile. Non lo sarà per quelli che diverranno i suoi amici, che crescendo a stretto contatto con lui impareranno a vedere nei suoi limiti un arricchimento e di certo non una sottrazione. Vedranno in lui un modo nuovo di intendere la vita, meno superficiale. Meno frettoloso. Scuola vuol dire famiglia.

È una piacevole passeggiata per le vie della nostra amata città. È come il gesto più semplice del mondo: mangiare una pizza o godersi un tiepida giornata di sole. Chiunque ostacoli o renda difficile l’integrazione di qualsiasi soggetto svantaggiato, possa essere lui straniero, disabile, omosessuale o quant’altro, non è scuola di niente. È soltanto un asino. Ed il suo posto è lì, dietro la lavagna.
(Fonte foto: Rete Internet)

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