La nostra regione è l”unico posto al mondo in cui enormi potenzialità si trovano raccolte in uno spazio nel quale l”intera civiltà del Mediterraneo è percorribile e visitabile. Manca una organizzazione industriale del turismo. Di Amato Lamberti
Siamo in un periodo di grande crisi a livello di regione Campania. Si parla solo di risanamento dei conti della Regione e degli Enti Locali. Forse bisognerebbe anche parlare di rilancio dell”economia e dell”occupazione prima che la situazione diventi di non ritorno, con le fabbriche che chiudono e i giovani costretti ad emigrare per costruirsi una possibilità di futuro. Nei giorni scorsi, con il suo stile sempre un poco provocatorio, il sociologo Domenico De Masi, sul Corriere del Mezzogiorno, ha rilanciato il tema dello sviluppo del Mezzogiorno, e della regione Campania, affermando che “un sistema è malato non quando è privo di risorse ma quando non riesce a metabolizzare le risorse che ha”.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno, la sua opinione è che l”unica possibilità è “il circuito virtuoso fra turismo e cultura”. La sfida con la Cina e i paesi asiatici sul piano della produzione di beni materiali si può infatti considerare già persa, perchè non saremo mai, o almeno per lungo tempo, capaci di competere con paesi nei quali il costo del lavoro è troppo più basso anche dei nostri standard minimi. Non sono però perse altre sfide, sulle quali oggi godiamo di un notevole vantaggio: “la produzione di contenuti che le tecnologie possono veicolare; la produzione di estetica con cui nobilitare i prodotti e i servizi; la produzione di qualità della vita attraverso nuovi modelli di benessere.”
Per la Campania, De Masi mette a confronto Pomigliano, dove si è tentato con l”industria di promuovere lo sviluppo, e Giffoni dove con il Filmfestival si è realizzata la promozione post-industriale di un territorio. Nel primo caso siamo ormai in situazione di crisi, nel secondo, una comunità rurale ha fatto il salto nella post-modernità. Una tesi, e una provocazione, interessante su cui riflettere per la costruzione di un progetto di sviluppo della regione Campania, liberato dagli stereotipi della industrializzazione. In effetti, Napoli, la sua provincia e l”intera regione hanno enormi potenzialità ambientali, monumentali, archeologiche e culturali non ancora pienamente utilizzate e valorizzate.
Basta fare un elenco di queste potenzialità per rendersi conto della ricchezza che si potrebbe mettere a frutto: Capri, Ischia, Procida, Sorrento e la sua costiera, Amalfi e la sua costiera, Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia, Nola, Paestum, Cuma, Baia, l”intera area flegrea, il Vesuvio, la città di Napoli, la città di Pozzuoli, i paesi dell”area vesuviana, tanto per citare solo le eccellenze.
Se a tutto questo si aggiunge la risorsa termale, quella monumentale, quella culturale, quella artigianale, non c”è posto al mondo dove tante potenzialità siano raccolte in uno spazio nel quale l”intera storia delle civiltà del Mediterraneo è percorribile e visitabile. Basterebbe solo mettere tutto in rete, come si dice oggi, collegando e riqualificando, per creare un distretto turistico-culturale-ambientale-storico-archeologico-termale che non avrebbe rivali nel Mediterraneo e nel mondo. La Campania già accoglie milioni di visitatori e turisti ogni anno nei diversi comparti della sua offerta turistica ma poichè essi sono tra loro slegati o poco collegati non si sfruttano le enormi potenzialità che sarebbero in grado di esprimere. Basti pensare al termalismo e alle possibilità di raccordo con i giacimenti archeologici, monumentali e culturali che potrebbero estendersi per tutto l”anno e non limitarsi alla stagione estiva.
Il fatturato del termalismo in Veneto è dieci volte superiore a quello della Campania, nonostante un clima meno favorevole e offerte turistiche notevolmente inferiori. Il fatturato turistico della riviera romagnola è enormemente superiore a quello della provincia di Napoli pur in assenza di attrattori turistici come quelli che Napoli è in grado di offrire con i suoi musei, i suoi monumenti, le sue aree archeologiche, le sue bellezze ambientali. Quello che a noi manca è una organizzazione industriale del turismo. Su questo terreno si dovrebbe misurare la capacità dei nostri politici di promuovere sviluppo.
(Foto: Castello di Baia. Fonte Internet)