L’ARMONIA PERDUTA DEGLI ITALIANI DISTRATTI

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    Passate le vacanze, tornano alcune delle rubriche che si erano concesse la pausa estiva. Raffaele Scarpone, con il settimanale appuntamento “Pensare italiano”, si ributta nella mischia.

    Caro Direttore,
    eccomi di ritorno. Volendo, potevo scriverti anche prima ma ho preferito lasciar passare questa lunga pausa vacanziera. Mi auguro che ti sia riposato o che, come è costume italiano, tu abbia villeggiato in luoghi alla moda ed anche abbastanza esotici. Pensa che la signora Giulia, la mia dirimpettaia, mi ha detto di aver passato uno splendido mese nell”isola greca di Mykonos; i figli del mio amico Luciano, invece, sono stati attratti dalle spiagge spagnole di Lloret de Mar; il mio vicino di podere (dalle nostre parti si dice: vicino di terra) mi ha detto, poi, con estrema soddisfazione: Prufesso”, “a vita è nu” muorzo; n”ce n”avimme vede” bene. Abbiamo trascorso –tutta la famiglia, compresi mia figlia e mio genero (quel chiattillo!)- due settimane eccezionali, indimenticabili, in un villaggio di Mombasa, in Kenya”.

    Io, dove sono stato? Per una settimana nel silenzio dell”eremo dei frati bianchi di Cupramontana, nelle Marche. Poi, tutta l”estate –ad eccezione della settimana da “eremita”- l”ho passata a casa, col mio cane, a rilassarmi, a riposarmi, a leggere. Caro Direttore, certamente sei curioso di conoscere i motivi di una simile scelta. Ed io non ho problemi a svelarteli. Il primo motivo è che non ho soldi, infatti, a fine mese ci arrivo spendendo sempre più di quanto guadagno. Non perchè mi dia a spese folli; semplicemente perchè pago le tasse, non contraggo debiti nè chiedo prestiti, vado al cinema ed al teatro e –mio grande ed incorreggibile vizio!- compro libri e giornali.

    Il secondo motivo è che, data una certa età, la vacanza la intendo come riposo, come assoluto rilassamento, per recuperare lo stress accumulato in un anno di lavoro, per espellere le tossine contratte nei traffici quotidiani, per godere il fresco del mio giardino. Il terzo motivo risiede nella mia consapevolezza di ignorare ancora tantissimi luoghi del paese più bello del mondo e, perciò, non mi va di andare alle Maldive, solo perchè fa tendenza andare alle Maldive. Ma sai che Sergio, il figlio di Luca, come premio per aver conseguito la maturità è andato, da solo, in California?

    Il povero Luca, felice per i successi scolastici del figlio, gli ha pagato –dice lui- “il viaggio della vita”; Sergio è, così, partito con tanto entusiasmo ma è tornato con due palle che gli arrivavano fino ai piedi, smunto, emaciato, col sorriso spento, senza un po” di nostalgia, che so?, di desiderio di raccontare avventure, di piacere per aver intrapreso un cammino di scoperte, di complicità per essere diventato depositario di un qualche segreto. Niente. Meglio, forse, sarebbe stato mandarlo a San Giacomo di Compostela; almeno, avrebbe avuto la prospettiva del pellegrinaggio, del perdono, della fede.

    Intanto, però, che sono passate le vacanze, non è cambiato niente. Il paese vive come narcotizzato; i problemi veri sono, artatamente, eliminati dalla visuale dei “poveri mortali”. Il nostro capo del governo continua a far sfracelli ma a nessuno importa niente; ci sfotticchiano in tutto il mondo: e chi se ne frega! Anche molti nostri amministratori locali non sono da meno in quanto a tenuta della propria immagine. La scuola dell”era Gelmini si apre con molti tagli (da tempo annunciati) negli organici: e che fa?: gli operatori scolastici –nell”immaginario collettivo- lavorano poco e sono pagati molto (oltre ai famosi tre mesi di ferie)! Molti posti di lavoro si sono persi ed altri si perderanno?: è un problema di tutto il mondo, basta dare un occhiata in casa degli americani!

    Si potrebbe aprire, però, una bella discussione su faceboock: più oltre è inutile sperare! Lettera morta anche le notizie riguardanti Bassolino probabile ricandidato a sindaco di Napoli, l”Udc vagolante da destra a sinistra a destra, il ritorno di politicanti impresentabili e inaffidabili, le dichiarazioni di Fassino su possibili (ed atipiche) alleanze locali, il congresso del Pd con la corsa Franceschini-Bersani-Marino, le esternazioni dei padani Bossi-Calderoli-Cota, l”imbavagliamento dell”informazione da parte del nuovo regime, la televisione del “Ballando sotto le stelle”: ma chi se ne frega? A novembre, fra due mesi, per i morti, possiamo farci un bel ponte a Tunisi. Senza fretta; ci sono delle offerte last minute eccezionali!

    Caro Direttore, ho letto alcuni bei libri. Te ne voglio segnalare qualcuno: due sono nuovi, uno è una rilettura.
    Mi sono immerso con avidità nel bel romanzo di Michela Murgia, “Accabadora” (Einaudi, 2009): sono uscito da quelle pagine con l”amara e rinnovata certezza che nella vita “ci sono delle cose che si sanno e basta; e le prove sono solo conferma”. Ho divorato il libro-intervista sulle minoranze a Goffredo Fofi, a cura di Oreste Pivetta, “La vocazione minoritaria” (Laterza, 2009). Ho, quindi, a lungo riflettuto sul ruolo delle minoranze etiche:

    “Il ruolo delle minoranze è un ruolo di proposta, di formazione delle nuove generazioni. Che cosa ha intorno un ragazzo che cresce oggi? Genitori, insegnanti, preti, giornalisti, artisti, filosofi sono all”altezza del compito che il loro ruolo gli imporrebbe? Anche rispetto a questo problema il ruolo delle minoranze è fondamentale. Da dove ripartire, altrimenti? Da quale forza sociale, da quale gruppo costituito? Forse dal papa, dalla chiesa di Ruini e del suo funzionario, dalla loro ostinata cecità di fronte ai bisogni reali dell”umanità e dei singoli? Forse dalla scuola, avvilita e strapazzata dai ministri di destra e di sinistra? Non si può certamente ripartire da corporazioni, da categorie, da professioni. Si può ripartire, credo, solo da piccole minoranze che “non stanno al gioco”, che “non accettano”, che non si riconciliano, che con molta modestia si tirano su le maniche e fanno il loro pezzetto di percorso, nel quartiere X, con i bambini, con i malati, con gli immigrati, con i carcerati, ma anche negli asili e nelle scuole, nelle fabbriche e nelle chiese, e sul mare, quasi dovunque, perfino nelle redazioni dei giornali! Meno che nelle stanze del potere”.

    Ho riletto “L”armonia perduta” di Raffaele La Capria (Mondadori, 1986). Ho riannodato il filo dell”Armonia tra la Natura e la Storia, tra la Natura e la Cultura, tra il Genio del Luogo e lo Spirito del Mondo. Che carica in quelle parole di La Capria: “Quando si perde la grazia spontanea dell”esistenza, si tende a conservarla artificialmente, in modi impropri e illusori, a imitarne per nostalgia o altro la forma esteriore, senza veramente possederla. E questo accade ai napoletani. Quando si accorsero che quell”Armonia gli era comunque necessaria per sopravvivere, necessaria come l”aria che respiravano, i napoletani si misero a fare i napoletani”.

    Buona giornata e buon lavoro, Direttore. Non mortificarmi, ora, facendomi sapere che era meglio non riprendessi a scrivere la rubrica.
    Insieme a te, con tanti altri, sarebbe, invece, bello ricominciare a fare gli italiani ed anche gli uomini della Magna Grecia ed anche i napoletani ed anche i vesuviani.
    (Fonte foto: club treni Brianza)