LA SOLIDARIETÁ NON É MORTA. STA SOLO POCO BENE

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    L”epurazione avvenuta a Rosarno è scandalosa, una vera e propria rappresaglia di stampo razzista. Ma la solidarietà non può essere morta all”improvviso.

    Caro Direttore,

    l”altro giorno, mentre facevo un po” di pulizia sulla mia scrivania, è riemerso un foglio-appunto, che avevo archiviato e che non riuscivo più a trovare. Vorrei proportene, sinteticamente, la lettura:

    “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l”acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Tra di loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. [:] Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. [:] I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare. [:] Proponiamo di privilegiare i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione provengono dal sud dell”Italia. Vi invitiamo a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”, (Relazione dell”Ispettorato per l”Immigrazione del Congresso degli Stati Uniti, ottobre 1912).

    I fatti di Rosarno si aggiungono a quelli di Castelvolturno e di tante altre piccole realtà del sud e del nord dell”Italia, dalle quali non giunge più nemmeno l”informazione. Perchè sono fatti ripetitivi, quasi stucchevoli. Non fanno notizia, annoiano. Vuoi mettere la statua di una madonna che lacrima, il probabile ritorno di Totti in Nazionale, l”intitolazione di una piazza a Craxi o il puttanificio che alligna nei palazzi del Potere? Sono tutt”altra cosa! E solo su queste vale veramente la pena discutere, arrabbiarsi, venire, eventualmente, anche alle mani, per affermare il proprio punto di vista!

    Caro Direttore, è quasi inutile ribadirlo, sono dalla parte “degli sporchi negri”. Come ero dalla parte degli indiani della prateria, molto prima di aver visto “Soldato blu” o di “Balla coi lupi”; com”ero dalla parte degli indios, conquistati alla cristianità, molto prima di aver assistito a “Mission” e, vivendo nell”attualità, come sono dalla parte del “popolo Na”vi” di “Avatar”. Gli sporchi negri hanno avuto il coraggio (sempre mancato a gran parte di noi) di mettere il dito nella piaga, di essere il bambino della favola del “re nudo”, di ribellarsi ad un lavoro servile all”interno di un”organizzazione criminale (in Calabria, nelle mani delle “ndrine; in altri posti, nelle mani della mafia, della camorra o di insospettabili agenzie di collocamento).

    Eppure, in un paese che si sta educando alla dottrina del revisionismo-negazionismo (gli ebrei nelle camere a gas sono stati in numero esiguo, i confinati politici nei regimi dittatoriali hanno vissuto da villeggianti ed altre amenità simili), che ci vuole a dire che le organizzazioni criminali non esistono? L”altra sera, in televisione, l”immagine del giovane rosarnese che ballava e si abbracciava al passaggio del pullman degli immigrati che andavano via, non è stata edificante. A chi gli chiedeva il perchè di tanto gaudio, il giovane rosarnese rispondeva, semplicemente, “perchè non li vogliamo!”.

    E, se si fosse continuato ad intervistarlo, avrebbe detto che la “ndrangheta non esiste; come più volte è stato ribadito da molti suoi coetanei a proposito della mafia o della camorra. E meno male che questi elementi sono una minoranza, in un universo giovanile caratterizzato dall”impegno nel volontariato, nella sussidiarietà, nella cooperazione, nella solidarietà!

    L”Istituto statistico europeo, Eurostat, ha disegnato l”Italia fra un cinquantennio. La previsione è che nel 2060 il nostro paese avrà lo stesso numero di abitanti di oggi: circa 60 milioni di persone. Ma, per mantenere questo numero, bisognerà tener conto dell”ingresso di 12 milioni di immigrati!

    Intanto, per un caso o per pagare una cambiale alla Lega Nord, nei giorni dei fatti di Rosarno, l”ineffabile ministro Gelmini ha proclamato, per il nuovo anno scolastico, un tetto del 30% di alunni stranieri per ogni classe. Caro Direttore, non voglio affrontare, non avendone per altro la competenza, la costituzionalità o meno della “pensata gelminiana”. Non voglio nemmeno affrontare, in questa sede, l”astrattezza e l”inapplicabilità (ci sono scuole, che io conosco molto bene, dove a costituire il tetto del 30% sono gli alunni indigeni [per capirci meglio, gli italiani]).

    Vorrei solo fare una considerazione sulla permanenza del pregiudizio (prevenzione, cattivo giudizio anticipato, opinione erronea, credenza infondata) nei confronti del diverso e dello straniero in genere nella nostra cultura. Anni di atteggiamenti concilianti e civili non sono serviti a svellere opinioni radicate nella nostra società. Sono sempre i diversi da noi quelli che sbagliano, che puzzano, che violentano, che rubano, che limitano l”apprendimento nelle classi.

    E sempre a proposito di scuola, la mia ormai nota collega di Groppello Cairoli, molto griffata e molto navigata (lei si dichiara anche molto di sinistra ma è molto poco creduta), sostiene che la presenza degli stranieri nelle classi danneggia il corretto andamento didattico e che le diverse etnie rendono impossibile fare un lavoro adeguato.

    In un collegio dei docenti, però, un”umile maestrina di Paternopoli (poco griffata, poco navigata e, forse, molto poco disponibile a sventolare il vessillo di una cosiddetta sinistra) le rispose: “Se hai uno straniero in più non riesci a fare lezione? Ti dico che non ci riesci, comunque, se la lezione non la sai fare”.

    Corrado Alvaro scrisse un bel racconto, “La zingara” (in “Gente in Aspromonte”, 1930), in cui parla di Crisolia, una giovane donna marchiata dal pregiudizio di appartenere ad una tribù di nomadi e, solo per questo, vista sempre come una ladra. Nel novembre del 2008, a Ponticelli, ci fu l”assalto a un campo rom della zona da parte di un intero quartiere indignato e preoccupato, si disse, per il tentato rapimento di un bambino messo in atto da una zingara. Dopo pochi giorni si scoprì, invece, che le cose non stavano proprio nei termini descritti. Venne fuori, infatti, che gli inquilini delle palazzine prospicienti il campo rom da giorni si riunivano, per organizzare lo sgombero degli zingari e delle loro masserizie.

    Caro Direttore, non giudicarmi un “laudator temporis acti”, però, ci sono stati giorni in cui i treni per Reggio Calabria portavano migliaia di lavoratori alla manifestazione del 22 ottobre 1972. “Quanti abbracci e quanta commozione/ il Nord è arrivato nel Meridione/ e alla sera Reggio era trasformata/ pareva una giornata di mercato./ Quanti abbracci e quanta commozione/ gli operai hanno dato una dimostrazione”, (Giovanna Marini e Francesco De Gregori, “Il fischio del vapore”, 2002).

    E, poi, sai che ti dico? Io continuo a essere fiducioso. Il popolo che è nato nella civiltà e nella cultura della Magna Grecia non può avere azzerato la propria sensibilità ed intelligenza, così, all”improvviso. Qualche mela marcia ci può anche stare. Importante è che non attacchi tutta la cesta!

    (Fonte foto: Euronews.net)